[Amy]
Quello che dal primo giorno avevo desiderato era finalmente accaduto: quel bacio tanto bramato fra me e Michael c'era stato eccome. Non avrei più potuto dimenticare quelle labbra, se pur sottili, al contatto con le mie, quelle guance così piacevoli da accarezzare, l'insistenza e la voglia che avevano dato colore a quel momento, il suo corpo così stretto al mio, le mie dita a contatto con la sua carne.
Per non parlare del mio stomaco stretto in una morsa dalla quale non riuscii a sfuggire, e le capriole che il mio cuore stava compiendo nel petto.
Quell'appartamento ancora vuoto e disabitato, era stato il teatro ideale a quel momento perfetto.
L'attrazione che ci legava aveva avuto libero sfogo. Mi desiderava, tanto, ma non avrei immaginato così tanto.
C'era mancato poco, stavo per cedere a lui. Ma volevo che, al contrario che con Axl, il nostro fosse un momento un poco più speciale, un momento solo Nostro. Mi stavo legando davvero a quel ragazzo, e sentivo che il nostro legame era profondo, che andava ben oltre a quello che avevo con gli altri. C'era qualcos'altro che comunicava fra di noi.Delle tre settimane a disposizione che gli avevo dato ne mancava solamente una.
Le due già trascorse erano state ricche di attimi caldi, tra scherzi e baci dati di nascosto. Gli altri non davano l'impressione di aver capito ciò che tra noi si stava creando e che ogni giorno cresceva.Arrivammo vicinissimi a passare una notte insieme più di una volta. Talvolta era lui a mettermi alla prova, arrivando a pochi millimetri dalle mie labbra sfiorandole appena per poi allontanarsi, altre volte ero io a stuzzicare la sua attenzione standogli particolarmente vicina o baciandolo fino ai lati di quella bocca perfetta che poi, regolarmente, in entrambi i casi, finiva per congiungersi con la mia, insaziabile. Perché era così che stavamo diventando: insaziabili. Non ci bastavamo mai. Lui non mi bastava mai.
Nel frattempo ero stata con Axl un altro paio di volte, quando lui arrivava allo stremo, bisognoso di un contatto fisico in cui rifugiarsi piuttosto che andare con una delle varie prostitute che incontravano alla sera. Anche quel rapporto era Speciale e il legame già precedentemente creato, da piccoli, si percepiva e aveva il suo peso.
Da due settimane ci eravamo trasferiti in quel nuovo appartamento e, come previsto dall'accordo, io e Michael dividevamo la stanza.
Una mattina mi svegliai intorno alle dieci, mi alzai dopo aver osservato Duff che al mio fianco ancora dormiva, con il viso sepolto tra il cuscino e la massa indefinita di capelli biondi. Mi diressi in cucina preparandomi del caffè e poi mi piazzai sul divano a fumare una sigaretta. Successivamente, decisi di rilassarmi ascoltando della musica tramite il piccolo stereo che ci eravamo concessi il lusso di comprare. Attaccai le cuffie per non disturbare nessuno e mi stesi sul divano.
Passai forse mezz'ora in quella posizione prima di lasciarmi andare nuovamente al mondo dei sogni, trasportata dalle note Punk dei Black Flag.Svariato tempo dopo venni svegliata da un bacio che Michael mi aveva rubato. Al contatto con quelle labbra, riconoscendole, avevo automaticamente risposto. Non si accontentò, dunque mi tolse le cuffie abbandonandole sul pavimento e si stese sopra di me. Si fece spazio tra le mie gambe, le quali feci in modo gli bloccassero il bacino a contatto con il mio. «Buongiorno...» dissi a bassa voce. «Buongiorno a te.» rispose di rimando, un poco affannato. Lo baciai di nuovo, incapace di respingerlo. Diedi il via al solito gioco, muovendo la mia intimità contro la sua. L'erezione era già piuttosto presente. «Se non la smetti giuro che faremo del sano e buon sesso qui, immediatamente.» continuai, tentandolo. Portò le mani alla sua cintura, slacciandola. Feci la stessa cosa con i miei pantaloni. Poi iniziai a slacciare la sua camicia nera che lo rendeva irresistibilmente sexy, accarezzando il suo torace. Avevamo solo gli slip a proteggere le nostre intimità e il contatto stava portando la mia sopportazione al limite. Se non mi fossi fermata sarei sicuramente finita con il dargliela vinta.
Ma, ad un certo punto, mi staccai di malavoglia dalle sue labbra, lo guardai negli occhi e sorridendo dispettosa, gli dissi «Non hai fame?» «Sì, un'incredibile fame di te...» nonostante quelle parole mi avessero spiazzata, trovai la forza di sgusciare da sotto al suo corpo, ritrovandomi ben presto in piedi. «Ho vinto io anche stavolta.» ammiccai. «Fallo di nuovo e vincerò io.» mi sistemai e preparai la colazione. «Cosa ascoltavi?» mi chiese. «Stacca le cuffie.» così fece e le note punk graffianti e aggressive invasero quella stanza. «Cristo, i Black Flag. Ragazza mia, tu sì che sai cos'è la musica! Ti meriteresti quasi un premio...» continuò posizionandosi dietro di me. «Non preoccuparti, sono già stata premiata abbastanza.» «Allora tutto ciò ti piace, mi reputi il tuo premio? E dimmi, sono così bramato dal tuo adorabile corpicino?» pronunciò quelle parole al mio orecchio, quasi sussurrandole. La sua voce bassa mi fece rabbrividire. Posai ciò che avevo in mano per voltarmi da lui e far congiungere nuovamente le nostre labbra. Gli cinsi le spalle con le braccia e le sue mani strinsero i miei fianchi. «Non sai quanto ti desideri...» ammisi prima di baciarlo ancora. Immersi nuovamente le mie dita nel biondo della sua capigliatura. Adoravo anche i suoi capelli. Era più forte di me.
Quando morse il mio labbro inferiore mi scappò un gemito. «Adoro giocare con te, Piccola.» «Anche io McKagan, non sai quanto.» sentendo aprirsi una porta, lui si sedette sul divano lasciandomi finalmente lavorare ai fornelli. Il mio corpo scosso, stava ancora cercando un suo equilibrio. «Ciao Idiota... Buongiorno Bellissima!» esclamò Slash arrivando in cucina, scatenando una mia sincera risata. «Buongiorno Hudson, allegro stamattina?» «A dire il vero sono ancora in una specie di coma... -Si avvicinò a me, accarezzò i miei fianchi e sbirciò per vedere che cosa stessi preparando.- mhh, il profumo è ottimo!» «Pancake per tutti!» «Ma che brava ragazza...» mi baciò la guancia per poi allontanarsi. Avevo visto Duff osservarci. «Saul, svegli tu gli altri?» «Se proprio devo...» e si avviò. Poco dopo lo sentimmo urlare dietro a tutti. Ciò che udimmo fu esilarante. «Michael, alza il culo e apparecchia va'!» gli ordinari scherzando «Agli ordini! Devo anche mettermi il grembiulino?» «Ma sai che non ti starebbe neanche così male?!» lo presi in giro.Improvvisamente, un ciclone piombò in cucina: erano Slash e Steven che si rincorrevano. Steven urlava di tutto a Slash, probabilmente inerente al risveglio poco carino che gli aveva riservato. Talvolta mi sembrava di stare in un asilo. Dopo che si sedettero a tavola, ci raggiunse anche Jeffrey. Vedendo che Axl non arrivava, andai a chiamarlo io.
Entrai piano nella sua stanza: lo trovai raggomilato sotto il lenzuolo. Mi sedetti accanto a lui sul materasso. Gli accarezzai la testa e piano piano lo chiamai. «Will, ho preparato la colazione, ti unisci a noi prima che spazzolino via tutto?» «Non me la sento di raggiungervi.» borbottò. «Cos'hai?» «Ho fatto una nottata infernale. Tutto ciò che voglio è rimanere da solo. Apprezzo, davvero, ma lasciatemi in pace. Ah, diresti a quell'idiota di Hudson di smetterla di urlare in tutta la casa?!» «Certo, glielo riferirò. Quando vuoi mi trovi di là.» Gli baciai la fronte e uscii.
«Ragazzi, meno casino, Axl non sta bene. Specialmente tu Slash, per favore.» «Ha fatto una nottataccia, lo comprendo.» constatò Jeffrey, che divideva la camera con lui. Calò la quiete e tutti mangiammo un boccone.Nel pomeriggio Duff mi accompagnò a comprare un basso dato che io ne ero sprovvista e, dopo aver passato un'ora abbondante nel negozio di strumenti lì vicino, rincasammo e diedi inizio alle mie lezioni. Ingranammo subito e, per quelle due ore abbondanti, dimenticammo tutti i nostri giochetti. Fu bello e lui si rivelò un gran bravo insegnante. Si vedeva che era un anno e più che ero fuori allenamento, ma non si lamentò affatto iniziando piuttosto ad elogiarmi. Mi trovò decisamente preparata e provammo ben presto qualche pezzo insieme. Successivamente, suonammo solamente io e Slash e quella prova uscì perfetta. Mi ci sarebbe voluto un altro bel po' di allenamento, ma ero già sulla buona strada.
Come ringraziamento, riuscii finalmente ad abbracciare Duff senza rischiare un bacio o cose strane. Fu un abbraccio sincero, sentito, genuino.Più tardi, finalmente Axl si aggiunse a noi per la cena, ma fu piuttosto silenzioso. Aveva passato l'intera giornata chiuso in camera sua, e lì ritornò una volta finito di mangiare. Mi ringraziò per aver cucinato, poi ci salutò e scomparve di nuovo.
Michael era piuttosto stanco, dunque andò a dormire, ma Slash, Jeffrey e Steven uscirono a far baldoria.
Io restai sveglia a lungo, prima a fare ordine, poi ad ascoltare musica - non era mai abbastanza. Verso l'una, sentendo la stanchezza arrivare, decisi fosse il caso di andare a dormire.
Passando nel corridoio silenzioso, avvertii qualcosa provenire dalla stanza di Axl. Non era con una donna, lo sapevo bene. Bussai mai non ricevetti risposta, allora entrai.
Lo trovai in preda ad un incubo. Si agitava nel letto, sudava, borbottava parole a me incomprensibili. Mi precipitai da lui e cercai di svegliarlo senza ottenere risultati. Lo scossi più volte dalle spalle e improvvisamente si svegliò. Aveva il fiatone, come se avesse corso una maratona. Immediatamente mi abbracciò rifugiando il viso contro al mio petto. Lo strinsi a me, accarezzandolo come le madri facevano con i proprio figli. «Will, che è successo?» «Incubi, quasi ogni notte...» «Cosa sogni, Will?» «Casa, Lafayette, mio padre che se ne va di casa, il mio patrigno, mia sorella... Tutto l'inferno di quegli anni.» «Cosa succedeva in quegli anni?» «Il mio patrigno... A me, mia sorella, mia madre... Non si fermava mai nemmeno quando chiedevamo aiuto... » parlava con tono affaticato. «In cosa non si fermava?» «Lui... Lui abusava di noi, Amy. E con me erano cinghiate.» quella notizia mi colpì al cuore. «Lui non è qui ora. Ci sono io Will. Ci sono io.» «Resta con me... Non voglio rimanere solo ancora, per favore.» era spaventato, non lo avevo mai visto in quelle condizioni. «Ma certo che resto, dormirò qui, va bene?» annuì e ci stendemmo insieme. Le mie braccia lo avvolgevano e lui vi trovò riparo.Non conoscevo la sua storia e non sapevo che essa si ripresentava di notte tramite quegli incubi. Ora si spiegava perché era sparito da scuola, tutti i problemi successivi di cui mi aveva parlato... Ora si spiegava qualsiasi cosa.
Quando finalmente riprese sonno, mi scappò via qualche lacrima. Era un ragazzo stupendo, con addosso troppi pesi insostenibili per chiunque. Sperai solo che la mia vicinanza, quella notte, potesse davvero essergli di aiuto.
Diverso tempo dopo mi addormentai anche io, dopo che la mia breve veglia mi consentì di constatare che l'incubo non si stava ripresentando.
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~Fall to Pieces.
FanfictionUn racconto toccante, che si concentra sugli aspetti più introspettivi di una band che ha segnato la storia della musica Rock. Un racconto che parla dei demoni che ognuno ha dovuto affrontare, dei baratri in cui si è scivolati. Una storia che insegu...