Capitolo Sesto.

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[Michael

I giorni passavano e con mia grande fortuna notai che Amy sembrava decisa a restare con noi. Quando, appena il secondo giorno, l'avevo vista alzarsi chiaramente intenzionata ad andarsene, avevo avvertito un gran dispiacere.
Quella ragazza, già così Donna, di nemmeno diciannove anni, aveva catturato la mia attenzione come nessuna: avevo percepito nel suo sguardo, nei suoi atteggiamenti, qualcosa che non avevo mai visto in nessun'altra. E di ragazze ne avevo avuto e frequentate parecchie.
Lei era nuova, come fosse stata un mondo da scoprire.

Ciò che notai, inoltre, fu il suo legame con Axl. Sembravano legati da uno spesso filo, logorato dal tempo, ma solido, come fossero amici di vecchia data. Lui la guardava come non aveva mai guardato nessuna, ma non c'era solo desiderio nel suo sguardo, o amore... C'era qualcos'altro che ai miei occhi ancora non era chiaro. Ma tra quei due scorreva un profondo e reciproco affetto, un legame che un po' invidiavo.

Amy si era integrata alla grande con il nostro gruppo, creando una giocosa complicità con Steven; con Saul non facevano che stuzzicarsi a vicenda e sembrava che lui la reputasse la sua prossima "vittima", neanche fosse un trofeo; ciò che ammirai, fu il rispetto reciproco su cui si stava basando il legame di Amy con Jeffrey: nessuno di noi aveva badato più di tanto ai suoi silenzi, ma lei li rispettava e, al contrario nostro, stava riuscendo a tirare fuori sempre di più la sua vena umoristica.

Quella ragazza aveva portato in quel gruppo di cinque fuori di testa, un raggio di luce non indifferente. Ormai, era diventata un elemento quasi fondamentale nella nostra quotidianità: tutti ci eravamo già affezionati e tutti ci fidavamo di lei. 

Per quello che riguardava il rapporto tra me e lei, credo di non aver mai vissuto nulla che fosse a quei livelli. La desideravo, desideravo il suo corpo, le sue labbra, la sua mente. Ogni cosa di lei mi attraeva enormemente. Ma si stava instaurando un legame particolare, nuovo, che non potevo riassumere dicendo "quella ragazza mi piace" come un ragazzino, e nemmeno potevo dire di volerle solo bene. Era un affetto in continua espansione, al quale si intrecciava l'attrazione che provavo per lei. Sembrava esserci della forte intesa tra noi, le poche volte che ci eravamo trovati a parlare delle nostre esperienze: lei sembrava capirmi, ogni parola dicessi, tanto che a volte non era nemmeno necessario che le spiegassi tutto nei minimi dettagli perché lei, con le sue parole, sapeva esprime tutto nel modo migliore possibile come fossi io a parlare.
Era la mia seconda voce, la mia seconda testa. Mi capiva, e lo sapeva fare davvero.

Come avevamo di questi momenti più seri e introspettivi, ne avevamo anche di quelli decisamente più leggeri, dai quali mi lasciavo trasportare anche troppo. Tipo come accadde un pomeriggio.
Tutti noi della band avevamo raccimolato un po' di risparmi, tanto da decidere di acquistare un modesto appartamento. Nonostante la zona fosse alquanto trafficata, si potevano trovare degli appartamenti anche a basso costo contando che, comunque, saremmo stati in cinque a dividere le spese.
Un pomeriggio, Amy mi accompagnò a vedere uno di questi appartamenti: i ragazzi mi avevano dato carta bianca, bastava che fosse economico.
Una volta giunti a destinazione, incontrammo l'uomo dell'agenzia che ci fece fare un giro panoramico. I muri e le stanze ci sembravano in discrete condizioni - o, almeno, non si scrostavano e non c'erano chiazze di umido ovunque- ; era compreso di tre stanze da letto, una modesta cucina e un bagno. Non sembrava male. Il tutto per quatteocento dollari al mese. Decisi che era fatta.
Prima di comunicare la mia decisione a quel tizio, dovette andarsene a causa di un altro appuntamento.
Ci lasciò una copia delle chiavi e ci salutò. «Wow, il tipo si fida di noi. Chi l'avrebbe mai detto?!» domandò sarcastica Amy. «Già, non ha fatto che squadrarci da quando abbiamo messo piede qua dentro.» entrammo nuovamente in una camera per assicurarci dello stato in cui era. «Credo che queste stanze possano ospitare due posti letto. Non trovi?» «Sì, concordo. Diamine, sembra un paradiso in confronto a quel buco di garage in cui abbiamo vissuto negli ultimi due mesi!» «Quindi, cosa vuoi fare?» «Quattrocento dollari al mese mi sembrano più che ragionevoli! Le serate nei club stanno andando a gonfie vele. In più, il mio piccolo lavoro mi sta fruttando qualche soldo decisamente utile. Direi che è nostro!» sorrisi soddisfatto.
La vidi affacciarsi dalla finestra e mi avvicinai cingendole i fianchi da dietro. «Che combini, McKagan?» mi domandò, assorta dal via vai di auto nella strada sottostante. «Coccolo la mia nuova coinquilina.» si voltò spiazzata. «Cosa? Vorresti che vivessi qua con voi?» «Che c'è, forse non ti piace l'appartamento?» mi preoccupai. «L'appartamento mi sembra perfetto, ma non posso Michael.» «Perché no?» le mie braccia ancora la cingevano, ma eravamo uno di fronte all'altra. «Non voglio gravare sulle spalle di nessuno.» «Non sarai un peso, anzi! Fidati, andrà tutto bene.» le accarezzai il viso. Sospirò. «Almeno dovrò trovarmi un lavoro, voglio contribuire alle spese. E su questo non transigo.» «Che ragazza testarda.» «L'hai scoperto ora?» domandò retorica.
La adoravo.
«Senti un po', ma saresti disposta a dividere la stanza con me? In fondo, dormiamo insieme praticamente ogni notte dal primo giorno, a parte quando mi molli per Axl.» «Non lo so. Dovrò pensarci.» abbassò lo sguardo. «Ho detto qualcosa che non dovevo?» «Tranquillo, è tutto al posto.» mi rassicurò sorridendo. « Posso chiederti una cosa? -Annuì- Ma, tra te e Axl cosa c'è?» sembrò stupita. «Una forte amicizia. Ci conosciamo da tantissimo tempo, anche se per diversi anni ci siamo persi.» «Come vi siete conosciuti?» «Andavamo nella stessa scuola elementare. Poi la sua vita è cambiata, si è traferito qui e ci siamo rincontrati un paio di settimane fa, quando sono arrivata da voi.» «Accidenti!» esclamai stupito. Adesso capivo cos'era quel filo che vedevo. «Ma, c'è stato altro fra di voi?» «Un Duff geloso, per caso?» rise. «Ma quale gelosia! Sono curioso!» «Siamo stati a letto insieme, qualche volta.» la guardai seriamente, immergendo il mio sguardo nel suo.
Non mi accorsi che mi stavo avvicinando al suo volto.
L'avevo ascoltata e osservato le sue labbra muoversi, emettendo quei suoni, per tutto il tempo.
Il desiderio di farle mie crebbe a dismisura. Era calato il silenzio. Sfiorai il mio naso con il suo, sentivo il suo respiro caldo.
Eravamo così vicini.
Si scostò. «Che succede?» domandai. «Nulla.» «William sì e io no?» domandai spontaneo. «Non è quello il fatto.» «Ti stai innamorano di lui?» «Assolutamente no!» «E allora cosa ho fatto di sbagliato?» «Nulla, davvero.» le presi il mento fra due dita. «Concedimi un solo bacio. Uno solo.» vidi i suoi occhi sgranarsi leggermente dalla sorpresa.
Approfittai del suo stupore per assaggiare quelle labbra carnose, rosee. Posai le mie lentamente, sfiorandole appena inizialmente, muovendole con sempre più decisione in seguito. Sfoderai i denti, mordendo il suo labbro inferiore. La sentii gemere appena. Premetti il mio bacino contro il suo, costringendola fra il mio corpo e il muro alle sue spalle. Le mie mani le cingevano il volto e le sue erano ancorate ai miei fianchi. Bella era bella, ma le sue labbra mi mozzarono il fiato. Feci incontrare la mia lingua con la sua, rendendo ancor più famelico quel contatto. La mancanza di fiato ci costrinse a dividerci. «Non smetterei mai più di baciarti, lo giuro.» e infatti ripresi, senza darle l'opportunità di rispondermi. La sollevai, lasciando che le sue gambe mi lambissero i fianchi.
La tenevo stretta a me, con una mano sulla sua schiena e l'altra sulla coscia per reggerla.
Le nostre labbra si divoravano a vicenda.
La volevo mia, in quel preciso istante.
Si accorse della mia erezione, e la sentii sorridere divertita. Mi morse un labbro, diramando in me un brivido pari ad una scossa elettrica.
Il desiderio cresceva. Scese, interrompendo tutto. «Dovremmo andare, non credi?» annuii. Ci dirigemmo alla cucina alla quale demmo un'ultima occhiata.

Era già munita di fornelli, frigorifero e un tavolo. E fu proprio quella la mia nuova meta. Sorpresi nuovamente Amy, baciandola ancora una volta.
La sedetti su quel tavolo, facendola coricare. Proseguii lasciando una scia di baci lungo il collo giungendo al seno, morbido, accogliente. Le mie mani corsero su tutto il suo corpo, apprezzandone le forme. Levai la giacca dalle sue spalle e lei procedette con la mia. Successivamente levai la maglia, rimanendo a torso nudo.
Le sue unghie scorrevano sul mio torace facendomi rabbrividire e le sue labbra rimanevano in mio possesso. «Ti desidero da impazzire.» ci fu ancora un bacio, che lei reputò come l'ultimo. «Dovremmo davvero andare adesso.» la baciai a stampo sulle labbra e poi ci ricomponemmo. 

Il ritorno fu silenzioso. Nella mia mente continuavano a scorrere le immagini di quei momenti in quello che sarebbe stato il nostro prossimo e vero appartamento. Quando giungemmo a destinazione, la bloccai con spalle al muro, baciandola con foga. «Dammi qualche settimana... Riuscirò a dimostrarti che sarò in grado di farti mia.» «Ti dò tre settimane.» «Affare fatto.» la baciai un'ultima volta e poi entrammo, raggiungendo gli altri. 

Avrei vinto.
I fatti accaduti avevano suscitato in me un turbinio di emozioni senza eguali.
Dovevo farla mia ad ogni costo. 
Speravo solo di non lasciarci un pezzo di cuore.

~Fall to Pieces.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora