Capitolo Quarto.

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[Michael

La sera del live al Troubadour arrivò. Nonostante ci avessimo suonato già diverse volte -facendo aumentare il consumo di alcolici di quel locale- ci avevano ben fatto capire che quella serata era più importante delle altre: In sala si vociferava ci fossero circa una dozzina di produttori che non aspettavano altro che ascoltarci per proporci come gruppo di apertura dei pezzi grossi, visto il nostro successo nei Club. Ovviamente, loro volevano solamente far lievitare il volume delle proprie tasche usando noi come tramite.
 
Quella sera uscimmo di casa intorno alle 19.30, dopo che Amy ci ebbe aiutati a prepararci: aveva aggiustato la cotonatura mia e di Axl, mi aveva prestato soccorso quando avevo rischiato di cavarmi un occhio con la matita -cosa che dovetti pagare con una bella serie di prese per i fondelli-, e aiutato Izzy a mettere su un abbinamento quantomeno decente tra pantaloni e camicia; Steven e Saul se l'erano cavata da soli, fortunatamente.
Il mio abbigliamento per la serata prevedeva i soliti pantaloni in pelle, una maglietta nera dall'aria alquanto trasandata, chiodo e stivali, nulla di particolare.
Per la prima volta, vidi Amy in tenuta da concerto. Uno schianto senza eguali: pantaloni di pelle piuttosto aderenti, stivali decisamente simili ai miei, un corsetto corto rigorosamente nero, chiodo e svariate catene attaccate ai passanti dei pantaloni, borchie ai polsi. Ah, indossava anche quello che lei definiva "l'immancabile" cappellino alla Mötley Crüe. Aveva cotonato i capelli e il trucco spesso e nero attorno agli occhi le donava un aspetto più maturo rispetto ai suoi nemmeno Diciannove anni. Aveva quel "non so che" in grado di farmi letteralmente impazzire sin dalla prima volta che me l'ero trovata davanti, se pur priva di sensi, pochi giorni prima. Una parte di me la desiderava ardentemente, ma l'altra era sinceramente curiosa di scoprirla in ogni suo lato, conoscerla.
Solamente quando mi arrivò di fronte sventolando una mano davanti al mio volto mi resi conto che la stavo fissando. «Oh Biondo! Allora, che hai da guardare?» domandò incrociando le braccia al petto e corrucciando la fronte. Sembrava un cartone animato. «Io? Assolutamente niente, piccoletta!» ironizzai, per poi levarle il cappello. «Michael McKagan! Ridammi immediatamente quel cappello!» sbottò e io non potei che iniziare a ridere. «Ma quale cappello, scusa!?» «Dai Duff, non fare l'idiota!» mi rimproverò Slash. Ma lo ignorai. Steven decise di partecipare allo scherzo e finii per renderlo mio complice tirandogli quell'oggetto appena sottratto a Amy. «Steven, ma perché ti ci devi mettere pure tu?» si lagnò la ragazza. «Dai Amy, non è poi così necessario!» dopo svariate lamentele e inseguimenti vari, me la ritrovai di fronte. La colsi alla sprovvista mentre lei era intenta a convincere Steven a restituirle quel dannato cappello, e la abbracciai dai fianchi. Sussultò per poi voltarsi nella mia direzione. «Duff, smettetela, dai...» mi pregò, tentando di intenerirmi con uno sguardo da cane bastonato. In qualche modo, quella tecnica funzionò. Allungai una mano e Steven mi diede il cappello. Io non lasciai per un solo istante gli occhi della ragazza. «Va bene, io ti restituisco questo affare, ma tu dovrai ripagarmi.» avvicinai il mio viso al suo. Volevo scherzare, ma la voglia di baciarla si fece sempre più intensa. «Cosa vorresti?» sorrise beffarda. «Ma allora ci stai...» appoggiai la mia fronte alla sua. «Ragazzi, piantatela! Dobbiamo andare a suonare, adesso!» si lamentò Izzy. «Fanculo, Stradlin!» esclamai separando il mio volto da quello di Amy. Poi mi concentrai nuovamente su quella ragazza. «In un altro momento, cara Amy.» le sorrisi e le adagiai il cappello sulla testa. «McKagan, sei davvero fuori...» disse lei, avviandosi all'uscita. 

Giungemmo al locale portandoci appresso i nostri strumenti tranne Steven che avrebbe suonato con una batteria già montata sul posto, e impiegò tutto il tragitto giocando con le sue bacchette. Talvolta sembrava un bambino, ma dietro a quella facciata c'era davvero una grande persona.
Nel complesso regnava il silenzio, ognuno assorto nei suoi pensieri. Io, ad esempio, feci caso ad Axl: camminava accanto a Amy, cingendole le spalle con un braccio e, di conseguenza, lei gli cingeva i fianchi. Bella scena, sì, se non fosse che l'intento del Rosso era solamente quello di portarla a letto una notte e poi via. Non che in quel gruppo ci fosse qualcuno -me compreso- che non volesse passare una grande nottata con quella ragazza, ma Axl sapeva essere davvero tagliente dopo aver ottenuto ciò che voleva, se ci si metteva. 

Venni distratto da una grande insegna luminosa che rifletteva la sua luce sul marciapiede sul quale stavamo camminando: eravamo arrivati un'altra volta al Troubadour. Entrammo e ci dirigemmo a quel piccolo stanzino in cui i musicisti delle varie serate potevano prepararsi. Ma noi eravamo già pronti, quindi occupammo quel tempo in un modo differente: Izzy aveva con sé della roba, così la dividemmo, Amy compresa. 
Ci comunicarono che la serata era Sold Out. Un altro Tutto Esaurito nel giro di poco tempo. I nostri pezzi stavano avendo un'impennata decisiva per la nostra carriera. A me, personalmente, non importava poi così tanto diventare per forza qualcuno di importante: ciò che davvero desideravo era continuare a portare in giro la mia musica e continuare a fare ciò che amavo. 
Mentre tiravo un'altra striscia di polvere bianca e buttavo giù un bicchiere di Vodka, ebbi la sensazione che quella sarebbe stata sicuramente una serata diversa dal solito. 

[Amy

Il live era finito già da un pezzo e noi ci eravamo seduti insieme attorno ad un tavolo, in compagnia di alcune belle ragazze che si occupassero di Izzy, Steven e Slash. Io, casualmente, ero seduta in mezzo tra Axl e Duff. Approfittando del fatto che Duff era troppo intento a fumarsi la sua sigaretta, Axl non perse l'occasione per giocare con me. La sua mano iniziò a scorrere su per la coscia e con l'altro braccio che cingeva le mie spalle mi portò vicinissima a lui. «Be', che vogliamo fare?» disse piano, con la voce roca e impastata dall'alcool. «Non saprei...» risposi io. «Un'idea ce l'avrei.» nel giro di qualche frazione di secondo, le sue labbra furono sulle mie. Sapevano di sigaretta e Jack Daniel's. Mi trascinò su di sé continuando a baciarmi. Le sue mani vagarono sul mio corpo, appropriandosi dei miei glutei e del seno. La sua bocca scese a lasciare dei baci lascivi sul collo, fino al décolleté. «Axl, non vogliamo assistere di nuovo ai tuoi animaleschi accoppiamenti.» si lamentò Saul. «Allora ce ne andremo, vero bimba?» annuii. Mi trascinò in un bagno che, miracolosamente, trovammo vuoto. Chiuse a chiave e poi mi sollevò dai fianchi facendomi sedere sulla superficie accanto ai lavandini. «Wow, sei frettoloso per accontentarti di un bagno.» «Ti voglio da giorni... Non intendo aspettare ancora.» venni nuovamente ammutolita dalle sue labbra. Dentro di me cresceva l'eccitazione, ma sapevo che sarebbe stato solo sesso. Non riuscivo a provare nulla per nessuno, negli ultimi tempi. Mi liberò con un rapido movimento dalla giacca, io rimossi la sua.
La sua presa sembrava infuocare la mia carne, ove le sue mani passavano. Ben presto mi ritrovai con i pantaloni abbassati e la sua intimità contro la mia. Pochi istanti dopo, venni riempita da una sua forte spinta. I nostri bacini iniziarono a danzare insieme, allo stesso ritmo. I respiri aumentarono e quel bagno venne riempito dai nostri gemiti che spesso lui soffocava rifugiando il viso nel mio seno, che non perdeva occasione di baciare. Venimmo insieme, baciandoci, mentre io immergevo le mie dita nella sua chioma rossa che io stessa avevo reso cosi gonfia e soffice, e lui stringendomi i fianchi sempre di più. 
Ad un certo punto, si avvicinò al mio orecchio, scostò una ciocca di capelli, ed infine disse piano «Ti ricordavo più innocente, più bambina... L'ultima volta che ci siamo incontrati avevi circa sette anni, o sbaglio?» sussultai. Non mi ero sbagliata affatto. Quel ragazzo dagli occhi verdi così familiari e i capelli rossi, era il mio Will. Il ragazzino a cui tanto mi ero affezionata da piccolina. Colui che mi aveva anche abbracciata per tenermi al caldo perché tremavo dal freddo. Quel bambino che mi faceva compagnia ogni pomeriggio davanti a scuola aspettando mia madre, perennemente in ritardo.
Sbarrai gli occhi allontanando il mio corpo dal suo. «Stupita?» finii di ricompormi. «William... Credevo che non ti avrei più rivisto, sei scomparso come un fantasma! L'altro giorno credevo di avere le allucinazioni quando ci siamo incontrati.» «Nessuna allucinazione, tranquilla. Sono io e basta. E se me ne sono andato è solamente perché la mia vita è cambiata.» aprì la porta lasciandomi lì, preda della confusione. 
Era cambiato tanto. Quella purezza, tutto ciò che di lui avevo visto quando eravamo piccini, sembrava non esserci più. Ma avrei fatto il possibile per recuperare il vecchio Will. 
Era stato un amico speciale, di fondamentale importanza; ci eravamo ritrovati, avrei tentato di capirne di più con ogni mezzo possibile.

~Fall to Pieces.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora