Capitolo Quinto.

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[Amy

Erano passati tre giorni dalla serata al Troubadour. Robert Jones volle che i membri della band si presentassero da lui per vedere e approvare delle foto che gli aveva scattato; esse dovevano servire come materiale da inviare alle riviste che fremevano per avere qualcosa a proposito della nuova band emergente.
Era stato deciso che, a quell'incontro, ci sarebbero andati Duff e Slash. Così, annoiati e svogliati, uscirono per andare dal suddetto tizio.
Al garage rimanemmo io e Axl, siccome Steven e Izzy avevano l'abitudine di sparire per la maggior parte del tempo.

I nostri contatti si erano limitati al minimo indispensabile. «Che vuoi fare?» mi domandò, rompendo il silenzio. «Non lo so, penso che riposerò un po'.» «Avrei preferito parlarti...» «Di cosa, Axl?» «Dell'altra sera.» sospirai e mi sedetti accanto a lui. «Dimmi, allora...» «Non avrei dovuto dirtelo in quel modo, ero fatto e ubriaco. A quell'amicizia ci tenevo anche io e mi sei mancata un sacco dopo essermene andato da Lafayette.» abbassai lo sguardo. Sfiorò il mio viso con le dita, per poi baciarmi una guancia. Ebbi un brivido. «Posso recuperare il bimbo che eri?» «Non lo so... Comunque, non sono così male adesso, dai!» ironizzò. «Certo che no, ma mi sembri un'altra persona rispetto a quella che avevo conosciuto.» «Adesso sono un uomo, Amy. È cambiato quello, il mio stile di vita, e credo di essermi rafforzato con le esperienze.» «Già, lo capisco.» mi cinse i fianchi e mi portò in braccio a sé. «Tu hai finito gli studi?» «No, affatto. Ho iniziato a mettere su le prime band, poi ne ho portata avanti una in modo serio... E un anno fa sono arrivati i Ramones. È andato tutto all'aria. Tornassi indietro non accetterei mai l'invito di Joey.» «È stato così brutto?» «Non così tanto, alla fine un po' di sesso, droga e alcool assicurati a chi è che avrebbe fatto schifo? E poi ho avuto l'occasione di viaggiare tantissimo. Ma non era il momento adatto. A Lafayette eravamo sulla cresta dell'onda, io e la mia band! Adesso è irrecuperabile.» «Non disperarti, sai quante occasioni ci sono qua a Los Angeles?» sorrisi amaramente, ricordando tutto ciò che avevo passato con il mio gruppo. Nessuno mi avrebbe mai ridato indietro nulla, e non avrei più trovato un'atmosfera tale.
Improvvisamente sentii le labbra di William premere nuovamente le mie. Poco dopo mi ritrassi. «Perché?» «Perché mi intrighi un sacco, ragazza. E l'altra sera è stato davvero bello, non trovi?» «Dove vuoi spingerti, questa volta?» prendendomi per i fianchi mi stese sul divano per poi adagiarsi sopra di me. «È una risposta valida?» mi baciò lascivamente il collo e non potei sottrarmi nemmeno quella volta. «Non farci l'abitudine, rosso.» sorrise e mi baciò con estrema lentezza. Percepivo il suo bacino muoversi a contatto con il mio. Le sue mani tornarono ad esplorare il mio corpo e dopo esserci spogliati, iniziammo a danzare insieme. Mi trovai a cavalcioni su di lui, il suo viso fra i miei seni, il mio capo rivolto all'indietro per il piacere e le mie braccia a cingergli il collo. Ogni spinta era una scossa. Spinse dentro di me ancora qualche volta, ad un ritmo sempre più frenetico, e poi venimmo quasi insieme.
Mi colpì sentirlo gemere il mio nome nell'incavo del mio collo. Il suo fiato caldo mi fece provare l'ennesimo brivido. Mi venne spontaneo abbracciarlo.
Rimanemmo così per diversi minuti: due corpi nudi abbracciati.
Infine raccogliemmo i nostri indumenti abbandonati sul pavimento e ci rivestimmo. Mi sentii abbracciare da dietro. «Ti va di fare un giro?» «D'accordo.» gli sorrisi. 

Pochi metri distanti dall'appartamento, sul marciapiede, vedemmo venirci in contro due ragazzi dal passo barcollante. Erano Duff e Slash. Ci avvicinammo ma Axl parve meno preoccupato di me nel vederli in quelle condizioni. Duff mi abbracciò subito «Ma ciao, piccola!» «Mckagan cosa avete combinato?» «Ma niente! Solo un po' di Crack!» «Un po', ce n'era una gran quantità là dentro, amico!» ribattè Saul. Facendo una gran fatica, data l'altezza del biondo che mi superava di una ventina di centimetri, riuscimmo a tornare al garage. Saul si abbandonò sul divano, Duff riuscì ad arrivare al letto. «Ti sdrai con me?» domandò. «Ma assolutamente no. Adesso ti riposi e basta. Ci vediamo più tardi.» «Come sei cattiva.» si lagnò sporgendo il labbro in fuori. «Non sono cattiva, lo dico per te.» gli diedi un tenero bacio sulla guancia e gli scompigliai i capelli un'ultima volta prima di scendere. Saul dormiva già. «Si riprenderanno, un po' di quella roba per loro è solamente una passeggiata. Dove eravamo rimasti?» «Dovevamo fare un giro.» «Brava ragazza.» così, io e Axl uscimmo. 
Facemmo tappa al Roxy. Ci sedemmo a un tavolo e ordinammo una bottiglia di Jack Daniel's. «Ma tu non sei preoccupato per la condizione di quei due?» «Perché dovrei? Te l'ho detto, si riprenderanno. Un pisolino e via.» la nostra bottiglia arrivò assieme a due bicchieri. Versò un po' di Whiskey in entrambi e poi alzò il suo in aria. «A cosa vorresti brindare?» domandai. «Direi alla tua ufficiale entrata in questo gruppo di Pazzi.- lo osservai- perché tu intendi rimanere con noi, vero?» dopo qualche breve istante di esitazione, annuii. «A Noi!» esclamai. «A Noi!» ribadì. E ingoiammo quella piccola e iniziale porzione in un solo sorso. Bruciava, ma ne avevo bisogno.

Avevo una domanda che mi frullava in testa da un po' «Axl, come mai prima hai detto il mio nome in quel modo?» «A cosa ti riferisci?» ci accendemmo una sigaretta. «Quando siamo andati a letto... Alla fine ti sei appoggiato a me e hai sussurrato il mio nome in un modo strano. Oserei dire con affetto, dolcezza, malinconia...?» sospirò. «Amy, hai lo stesso nome di mia sorella.» sbarrai gli occhi, stupita. «Non-Non sapevo avessi una sorella.» «È più piccola. Credo sia rimasta in quell'inferno a Lafayette, ma non ho sue notizie da troppi anni. Non ricordo nemmeno più qual è stata l'ultima volta che l'ho sentita.» versai dell'altro Jack.
«Cosa ti ha portato a Los Angeles?» «Il desiderio di far emergere quanto valgo. La mia carta a favore era la musica, e ho deciso di usarla al meglio.» mi avvicinai a lui. Delicatamente feci voltare il suo viso nella mia direzione. «Will, perché sei sparito da quella città nel giro di così poco tempo?» «Magari te lo racconterò un'altra volta. Sono felice di averti incontrata di nuovo, non roviniamo questa serata.» annuii, paziente.
Quelle parole celavano una grossa verità che non era ancora pronta ad emergere. 

Per tutta l'ora successiva, mi raccontò delle varie band in cui aveva militato, per poi giungere al racconto della storia dei Guns N Roses. Aveva un bagaglio di esperienza che avrebbe fatto rabbrividire chiunque. Mai mi sarei aspettata di ritrovarlo, tanto meno mi sarei aspettata di trovarlo così cresciuto, così maturo. Da piccolo mi diceva di essere sempre così solo: i suoi compagni lo deridevano per i motivi più futili, ma nonostante si trattasse di sciocchezze, a lui lo ferivano, giorno dopo giorno. Amici non ne aveva... Tranne me. L'unica sua valvola di sfogo era diventata la musica, nella quale riversava tutto sé stesso. Poi c'era l'alcool. La droga. Le ragazze. Le risse. I problemi con la legge. Anche le forze dell'ordine di Lafayette avevano deciso di prenderlo di mira, motivo in più per cui, pochi anni prima, aveva deciso di trasferirsi nella grande città degli Angeli. 

Eravamo giunti a dividerci il fondo della bottiglia, già praticamente ubriachi, l'uno appoggiato all'altra. Voltò il viso nella mia direzione. «Vedi Amy, forse non sarà il modo più giusto, ma al momento è l'unico che io riesca a mettere in pratica... Forse non avrei dovuto appropriarmi del tuo corpo in quel modo, l'altra sera, ma provo un gran desiderio nei tuo confronti. Sei diventata così bella...» disse quelle parole a pochi centimetri dalle mie labbra. Le accarezzò delicatamente con il pollice. «Posso baciarti ancora? Lo desidero così tanto...» annullai la distanza che ci separava e premetti le mie labbra sulle sue. Anche lui era cresciuto davvero bene, sviluppando un fisico decisamente niente male. E quel viso sapeva far girare la testa a molte donne.
Le sue labbra, se pur sottili, erano morbide e il gusto di Whisky che avevano, insieme alla passione crescente di quel bacio, mi inebriarono. Le nostre lingue danzavano in sincrono, e reputai molto più erotico quel momento di quando eravamo finiti a letto. Le mie mani si intrecciavano ai suoi lunghi e lisci capelli rossi; le sue serravano i miei fianchi, si spostavano al viso, raramente toccavano il mio seno. Quel bacio fu diverso dagli altri e, con esso, seppe trasmettermi tutto il bisogno affettivo di cui necessitava. Cercava di non darlo a vedere, riparandosi dietro la classica immagine della Rockstar, ma nel cuore serbava dei grossi e incolmabili vuoti. «William... Cos'è che ti porti dentro che non vuoi dirmi?» «Cosa ti fa credere che sia qualcos'altro?» «Questo bacio ha parlato molto più di quanto credi.» poggiò la sua fronte alla mia. I nostri respiri rapidi si mischiavano. «Te ne parlerò, te lo prometto. Adesso non me la sento. Mi sono abituato a parlarne con più leggerezza, ma non è il momento giusto, rischierei di farmi trasportare e non voglio che tu ne subisca le conseguenze.» «Di quali conseguenze parli?» «Ho un comportamento decisamente... variabile. Fidati, è meglio aspettare.» «Come vuoi tu. Ma saprò ascoltarti, sappilo. E se è affetto e protezione ciò di cui avrai bisogno, tenterò di dartelo.» «Grazie, piccola.» e un altro bacio suggellò la fine di quel discorso.

~Fall to Pieces.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora