8. High School Musical

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Il gelo delle otto di sera dei primi di Aprile mi penetra nelle ossa, causando dei brividi che mi scuotono tutta.

Sebbene sia da poco iniziata la primavera il freddo non ha accennato ad andar via, motivo per cui seduta su una panchina e con indosso un misero giubbino di pelle, sto pregando che l'autobus arrivi il prima possibile.

È già quasi una settimana che sono costretta a tornare a casa con i mezzi pubblici dopo lezione di danza,  i miei genitori infatti non possono dato che è un periodo molto impegnativo a lavoro, e mia sorella ha sempre qualcosa da fare con Ludovico.

Dopo la risposta secca dell'ultima volta non ho mai chiesto un passaggio e lei non me lo ha mai offerto.

Parliamo poco nonostante la convivenza sotto lo stesso tetto, e ho quasi sempre l'impressione che non esista nulla per lei al di fuori del suo fidanzato.

Anche con mamma è iniziata una specie di guerra fredda; non so precisamente cosa sia successo tra di loro, ma sono certa che abbiano discusso in quanto non comunicano più come un tempo.

Quel comportamento oltre che mettermi a disagio per l'aria che si respira tra le mura di casa, mi rende sospetta e anche  preoccupata.

Vorrei chiedere a Sam cosa le passi per la testa nell'ultimo periodo, ma la paura oltre che l'orgoglio per come mi ha trattata l'ultima volta mi bloccano puntualmente.

Nell'attesa dell'autobus decido di mandare un messaggio a Vittoria per chiederle se l'invito al pigiama party sia stato accettato.

"Rebecca e le altre hanno confermato per venerdì?"

Tra soli due giorni finalmente ci sarà il pigiama party, e ammetto di avere una leggera ansia.

Rebecca e le sue amiche mi sembrano ragazze simpatiche e alla mano, ma in poche ore dovrò carpire i gusti personali di Rebecca e in qualche modo introdurre il discorso "ragazzi". L'ultimo punto non dovrebbe risultarmi troppo complicato dato che il cinquanta percento dei discorsi femminili verte sui cromosomi Y, l'altro invece dovrà essere eseguito con discrezione.

Soffio sulle mani cercando di riscaldarle dal freddo serale e  controllo l'orario sul telefono per capire quanto ancora potrò resistere prima di diventare un ghiacciolo.

Le otto e un quarto.

Pochi minuti e finalmente arriverà l'autobus.

Il cellulare mi vibra fra le mani e subito leggo la risposta di Vic.

"Tutto sotto controllo, tranquilla! Mi raccomando compra patatine e cioccolato fondente :)"

Con un sorriso sul volto digito velocemente una risposta e alzando lo sguardo noto il pullman avvicinarsi.

Grazie al cielo.

Ripongo il telefono nella borsa e appena il conducente apre le porte mi fiondo dentro in cerca di calore.

A quest'ora, come immaginavo, è  pressoché vuoto e non mi è difficile trovare un posto e sistemarmi per bene.

Due fermate e due canzoni mi separano dall'arrivo.

Mentre Francesco Renga mi delizia le orecchie, Roma fa altrettanto con la mia vista. Dal vetro osservo tutte le luci delle finestre degli appartamenti che mi scorrono davanti agli occhi, vedo figure sfocate sedute a tavola pronte a cenare, altre davanti al televisore, altre ancora fuori al balcone ad ammirare il panorama.

Un tipico mercoledì sera.

Se invece penso a cosa mi aspetterà tra le mure di casa una volta tornata mi viene quasi voglia di arrivare al capolinea con il conducente.

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