3. Non lo avevo considerato

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Rebecca Formisano ha lunghi capelli neri e una pelle diafana.

Quando cammina per i corridoi lascia sempre una scia di profumo al suo passaggio.

I suoi occhi scuri e profondi rapiscono chiunque, infatti, alla sua vista, il primo pensiero che colpisce un normodotato dai quattordici anni in su non dev'essere molto casto. O comunque riportabile a dei minori.

Quanto a me invece, la prima volta che l'ho vista sono rimasta colpita dalla sua altezza.

Per una ragazza di un metro e sessanta tondi, vedere una coetanea con circa dieci centimetri in più è sorprendente; oltre che demoralizzante.
La sua figura slanciata e sorridente è il sogno proibito di molti, e se fossi nata uomo o con preferenze sessuali diverse, probabilmente ne sarei rimasta affascinata anch'io.

Non mi sorprende dunque che la scelta di Michele sia ricaduta proprio su di lei, anche se questo rende ancora più difficile il tutto.

Devo solo pregare tutti i Santi in Paradiso che non sia già sentimentalmente impegnata, altrimenti perderei in partenza.

Sono dieci minuti buoni che la osservo mentre chiacchiera con alcune sue amiche. Sembro una stalker in piena regola, e più il tempo passa più perdo il coraggio di farmi avanti.

«Amy ti vuoi muovere!» mi rimprovera Vittoria al mio fianco, spazientita per aver trascorso l'intervallo ad osservare una sua compagna di classe.

Come biasimarla.

Il punto è che il mio coraggio è andato in vacanza insieme alla mia intelligenza nel momento in cui ho scelto di aderire a questa pazzia.

«Ripetimi il piano» le sussurro, come se Rebecca potesse effettivamente sentirci a questa distanza.

Vittoria sbuffa sonoramente alzando gli occhi al cielo. Credo che tra poco mi abbandonerà sul serio.

«È la terza volta che lo ripeto! Me lo ricordo, va bene?» sentenzia non potendone più del mio temporeggiare.

«È l'ultima volta» la rassicuro.

Dopo aver emesso un'imprecazione nei miei confronti comincia a ripetere, «Ci avviciniamo a Rebecca e la salutiamo»

«E fin qui tutto bene» la interrompo.

Mi lancia un'occhiataccia che mi zittisce all'istante.

Alzo le mani in segno di resa.

«Poi le diciamo che sabato c'è una serata al Barracuda e ci servono persone per entrare gratis»

Annuisco confermando, «Menomale che Marco lavora lì, o non lo avremmo mai saputo»

Vittoria sorride istantaneamente pensando al suo fidanzato, e con gli occhi a cuoricino come nel cartoni animati dice: «Il mio eroe...»

«Certo...vai avanti» la sprono.

«Le chiediamo se ha voglia di unirsi a noi, dicendole che verranno anche Laura, Alessandro e Michele, così vedremo se conosce Costa, anche se solo di vista» conclude.

«Esatto, anche se non l'abbiamo chiesto a nessuno dei tre» le ricordo, «Forse dovremmo farlo prima di andare da lei» propongo speranzosa.

Vittoria si pone davanti a me guardandomi con rimprovero, «Amanda hai rotto! Se non ci vai tu a parlarle, ci vado io e mi prendo anche il merito con Michele» sentenzia seria.

Sa benissimo che non vorrei mai fare la figura dell'incompetente con lui.

«E va bene!»

Vittoria sorride fiera di sé ed entrambe ci avviciniamo a Rebecca.

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