7. L'occasione perfetta

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Trenta minuti.

Mancano trenta minuti alla fine del compito di matematica, e devo ancora finire un esercizio e ricopiare gli altri in bella copia.

Il giorno della verifica è arrivato come un incudine sulle nostre teste, e devo ammettere che Colombo non si è risparmiata.

Sebbene abbia studiato il programma alla perfezione e mi sia esercitata ripetutamente a casa, ho riscontrato delle serie difficoltà soprattutto nei primi esercizi.

Alla difficoltà del compito e il tempo limitato si è aggiunto anche il dovere morale di aiutare Alessandro, il quale sta copiando dalla sottoscritta.

Fortunatamente i compiti sono identici, ma Colombo è davvero inquietante nella sua capacità di smascherare gli alunni, e nonostante sia riuscita a passare qualcosa al mio compagno di banco sono mossa dall'ansia incredibile di essere scoperta.

Svolgo l'ultimo esercizio cercando di focalizzarmi solo su di esso e non farmi distrarre e influenzare dall'agitazione che si respira nell'aria.

Per fortuna riesco a concluderlo in un quarto d'ora.

Non mi resta che passarlo ad Ale e ricontrollare tutti i calcoli, cosa che non mi permetterà di ricopiare la prova.

Pazienza, meglio consegnarlo pieno di scarabocchi che consegnarlo a metà.

Colombo hai voluto metterci in difficoltà? Ora ti becchi le cancellature e l'interpretazione dei miei asterischi numerati.

Prendo un profondo respiro e alzo lo sguardo per vedere cosa stia facendo la professoressa.

Indossa gli occhiali dritti sul naso e lo sguardo è puntato sulla fila vicino al muro, quindi facendo minor rumore possibile strappo un pezzetto di carta che infilo nei fogli del compito per scrivere liberamente.

Alessandro deve ancora ricopiare tre esercizi, ovvero metà verifica, e ciò significa che la mia mano dovrà muoversi più di Flash.

Comincio a scrivere guardando costantemente l'orologio mentre sento il banco muoversi sotto il movimento nervoso della gamba di Alessandro.

Lo trucido con lo sguardo e lui smette.

Con un sospiro ansioso continuo a ricopiare.

Devo star attenta a non sbagliare nulla perché confondere un meno e un più può comportare un disastro.

Dannata matematica.

«Mancini» pronuncia la professoressa improvvisamente facendomi mancare il respiro.

Sia io che il mio compagno ci immobilizziamo e smetto di scrivere con la penna a mezz'aria.

Alzo lo sguardo per vedere la professoressa avvicinarsi al nostro banco, per poi riabbassarlo e continuare a scrivere fingendo di star svolgendo il mio compito.

Ci manca solo che mi colga in flagrante.

Quando si posiziona davanti a noi mi risulta difficile mantenere una faccia rilassata e la osservo un secondo solo per costatare il suo sguardo sospetto rivolto al mio compagno.

«Sono ben venti minuti che non scrivi nulla, cosa stai aspettando? Un'illuminazione improvvisa? O forse hai già concluso il tuo compito» afferma con tono sadico.

Tutti i miei compagni ci guardano per vedere cosa succederà da lì a poco.

«Sto pensando prof» replica Ale con tono sicuro.

Altro che musicista, dovrebbe fare l'attore.

Colombo lo scruta da sotto le lenti con poca convinzione ed esamina il suo compito dall'alto.

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