Capitolo 18

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-dopo la partita, vinta a tavolino, contro la Francia-
Stavano tornando alla sede, tutti delusi dal fatto di non aver potuto giocare.
"Mister" disse Alexis, alzandosi e andando verso il mister.
"Si?" Disse il mister, col suo solito tono di voce scherzoso.
"Potrei fare un giro?" Chiese Alexis.
"Se riesci a tornare alla sede.." disse il mister.
"Vado io con lei" disse Xavier.
Duske sussultò.
"Allora va bene" disse il mister.
Duske sussultò nuovamente, ma non disse nulla.
Il pullman si fermò e fece scendere Xavier e Alexis.
"Perché sei voluto venire?" Chiese Alexis, cominciando a camminare.
"Così" rispose Xavier, mettendo le mani dietro la testa.
"Ho capito, non volevi passare tempo con gli altri. Giusto?" Chiese Alexis.
"Volevo fare due passi" rispose Xavier."E comunque, il fatto che tu non ti sei opposta mi incuriosisce".
"A si? Beh, non avevo voglia di fare scenate" disse Alexis.
"È da un po' che mi osservi mentre mi alleno" disse Xavier.
"E chi dice che stia osservando proprio te, Dio delle marcature" disse Alexis.
"È inutile che cerchi di nasconderlo con giri di parole" disse Xavier.
"Nascondere cosa?" Chiese Alexis.
"L'ho capito sai? Ti sei presa una bella cotta per me" rispose Xavier.
"Ehhh?" Disse Alexis."Ma che dici, non mi sono presa una cotta per te".
"Ah no? Vuoi dire che mi sbaglio?" Chiese Xavier."Allora perché sei arrossita?".
"Oh-oh, beh.. non saprei" rispose Alexis.
"Già lo so io" disse Xavier.
"Ma per favore, non sono innamorata di te" disse Alexis, tornando normale.
"Ma smettila, è così evidente" disse Xavier.
"Non ho una cotta per te, ma per Duske" sbottò Alexis.
Xavier ghignò, compiaciuto. Alexis capì il suo gioco e si pentì di aver reagito d'istinto.
"Lo sapevoo" disse Xavier.
"L'hai fatto apposta" disse Alexis.
"Già, degno di un dio" disse Xavier.
"E scommetto che ora lo dirai a tutti" disse Alexis, abbassando lo sguardo.
Xavier la guardò mentre si nascondeva il viso con i capelli.
"No, non lo farò. Voglio vedere se glielo dirai" disse Xavier.
"Mi sembra ovvio che non glielo dirò" disse Alexis.
"Perché mai?" Chiese Xavier.
"Innamorarsi del proprio idolo è assurdo.. pensa la scena mentre gli dico una cosa simile. Scoppierebbe a ridere" rispose Alexis.
"Non lo saprai mai se non ci provi" disse Xavier.
"Ehi, perché tutto d'un tratto sei diventato così gentile?" Chiese Alexis.
"Così, mi andava" rispose Xavier.
Passarono diverse ore assieme, parlando del più e del meno, quando decisero di tornare. Infondo era quasi ora di cena.
"Una domanda" disse Xavier, prima di entrare nella sede.
"Ti ascolto" disse Alexis.
"Da quanto sei innamorata?" Chiese Xavier.
"Non da molto. Da poco, forse da ieri" rispose Alexis.
"Caspita, se fossi arrivato due giorni prima non l'avrei scoperto" disse Xavier.
"Ricordati che hai promesso di non dire niente" disse Alexis, entrando.
"Io non ricordo di aver fatto nessuna promessa" disse Xavier.
"Che promessa?" Chiese Duske, sbucando dal nulla.
"Niente, niente" rispose Xavier.
Xavier e Alexis passarono davanti a Duske, diretti alla stanza di Alexis.
Duske restò a guardarli, sospettando che gli stessero nascondendo qualcosa.
"Duske" disse Nosaka, che era appena tornato.
"Nosaka" Duske.
"Perché stai fissando quei due?" Chiese Nosaka.
"Mi sono sembrati strani" rispose Duske.
"Stanno solo parlando. Finalmente Alexis riesce a parlare un po' con tutti" disse Nosaka.
"Già, hai ragione" disse Duske.

Alexis entrò nella sua stanza, dopo aver salutato Xavier, e si buttò in doccia. Dopo un paio di minuti uscì e si mise l'intimo.
"Accidenti, non ho preso la felpa" imprecò.
Uscì dal bagno e, non vedendo nessuno, decise di finire di vestirsi nel suo letto. Stava per prendere la sua felpa, quando vide un pacchetto nel suo comò. Lo prese, senza pensarci due volte, e lo aprì. Dentro c'era un mantello uguale a quello di Jude, con un bigliettino.

Ho saputo che ti piacciono i mantelli, così ho pensato di regalartene uno. Cosi non ti scordi di me.
Jude Sharp

"Ma io ti amo" strillò Alexis, felice come una bambina.
Prese il mantello e lo guardò.
"Alexis, è ora di ce.." disse Duske, entrando, ma si interruppe vedendola in intimo.
"Duuskee" urlò Alexis.
Duske uscì e chiuse la porta dietro di sé, arrossendo. Ridacchiò un po' e poi riaprì leggermente la porta. Ma ci ripensò. Se Alexis l'avesse scoperto non gli avrebbe più rivolto la parola, probabilmente.
Dopo dieci minuti Alexis aprì la porta, trovandolo poggiato contro una parete li vicino.
"La prossima volta bussa" disse Alexis.
"È anche la mia stanza, non ci ho nemmeno pensato" disse Duske.
"Pensaci la prossima volta" disse Alexis.
"Non busserò per entrare nella mia stanza" disse Duske.
Alexis non sapeva cosa ribattere, infondo aveva ragione. Nessuno avrebbe bussato per entrare nella propria stanza.
Davanti a loro una porta si aprì e Alexis ci sbatté il muso, cadendo all'indietro. Ma fortunatamente Duske la afferrò prima che toccasse terra.
"Bimba, fa attenzione" disse Duske.
"Bimba?" Chiese Alexis.
"Scusa, mi è venuto spontaneo" rispose Duske, alzando le spalle.
"Mi piace" disse Alexis.
"Scusate ragazzi" disse Lee Hao.
"Fa niente" disse Alexis.

Vivere rincorrendo un pallone Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora