Capitolo 2

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La Inazuma aveva vinto la partita contro i Red Bison. Alexis aveva guardato la partita con molta attenzione. Quando Axel si fece male Alexis lo guardò preoccupata. Lui se ne accorse e le sorrise.
"Ehi, ti va di giocare un po'?" Chiese William.
Alexis lo guardò e gli sorrise.
"Volentieri" rispose Alexis.
"Non ti spiace se si unisce anche Jude?" Chiese William.
"Beh.." disse lei.
"Perfetto. Vieni Jude" urlò William.
"In realtà io vorrei solo parlare" disse Jude, guardando Alexis.
"Di cosa?" Chiese lei, timidamente.
"Niente di preciso. Solo due chiacchiere tra amici" rispose Jude.
"N- noi siamo amici?" Chiese Alexis.
"Certo" rispose Jude.
"Vorrete rimanere da soli" disse William, andandosene.
"No, William, aspetta" urlò Alexis.
Inutile, lui non la ascoltò.
"Hai paura di me?" Chiese Jude.
"N-no" rispose Alexis, andando verso la macchina che spara i palloni.
Mise la mano nella leva e Jude mise la sua sopra la mano di lei.
Alexis lo guardò e lui le sorrise leggermente.
"Se non hai paura allora perché scappi?" Chiese Jude.
"Beh, ecco.." disse lei.
"Hai paura del mio giudizio, per caso?" Chiese Jude.
"Perché è così sveglio?" Disse Alexis, tra i denti, sperando di non essere sentita.
"Lo prendo per un complimento" disse Jude.
"Tu non puoi capire" disse Alexis, sedendosi.
"Che cosa?" Chiese Jude, sedendosi accanto a lei.
"Da quando ho iniziato a fare la quinta elementare tutto è cambiato" rispose lei.
"Cosa intendi?" Chiese lui.
"Le persone che credevo amiche mi guardavano in un'altro modo. Entrando alle medie la paura di non essere accettata è cresciuta. L'unica luce di speranza è sempre stata William. Non mi ha mai abbandonata. Non so come farei senza di lui" rispose lei.
"Qui nessuno ha intenzione di giudicarti" disse Jude.
"Come credi che io possa fidarmi di te se mi stai mentendo?" Chiese lei.
"Ma.. non ti sto mentendo" rispose Jude. "Ti riferisci a Caleb?".
Alexis lo guardò e annuì.
"Non devi preoccuparti, lui è così. È così con tutti" disse Jude.
"Oh, Jude. Come mi piacerebbe essere amici" disse Alexis, alzandosi.
"Qual è il problema?" Chiese Jude, alzandosi.
"Mi guardi come se fossi un'aliena" rispose Alexis.
"Ma cosa? È solo che non ti ho mai vista. Ti sto solamente osservando" disse Jude.
"Mettiamo anche solamente per un minuto che io possa fidarmi di te. Cosa faresti se fossimo amici?" Chiese Alexis.
"Le cose che fanno gli amici. Parlano, presentano nuovi amici, giocano" rispose Jude.
"Puoi toglierti gli occhialini?" Chiese lei.
"Certo, ma non vedo l'utilità" rispose lui, togliendo gli occhialini.
Come Alexis vide gli occhi rossi di Jude rimase incantata.
"Poi chi è che guarda come un alieno l'altro?" Chiese Jude, sorridendo leggermente.
"Ti sto solamente osservando" rispose Alexis, sorridendo.
"Posso farti una domanda?" Chiese Jude.
"Certo" rispose Alexis.
"Per caso ti piace Duske?" Chiese lui, con un'espressione maliziosa.

Duske stava per entrare in camera sua, quando sentì la voce di Alexis. La cercò con lo sguardo ma non la trovò. Si mise ad origliare nella sua stanza, ma niente. Allora origliò in quella di Jude e riuscì a sentirli. Si appoggiò alla porta, proprio quando Alexis la stava aprendo.
"T-ti serve qualcosa?" Chiese Alexis, prendendo Duske che stava cadendo.
"Niente di preciso. Volevo solo passare un po' di tempo insieme a te, ma vedo che sei occupata" rispose Duske, alzandosi.
Gli occhi di Alexis si illuminarono.
"Non preoccuparti, io ora devo lavarmi, per cui lei se ne stava andando" disse Jude.
"Oh, certo" disse Duske.
"Se hai cambiato idea non fa nulla, vado a fare altro" disse Alexis, uscendo.
"No, aspetta. Non ho cambiato idea" disse Duske.
Il viso di Alexis diventò rosso come un peperone. Era troppo contenta di passare del tempo col suo idolo. Duske vide Caleb in fondo al corridoio e, senza pensarci due volte, spinse Alexis dentro la stanza di lei, finendo contro una parete. Duske si allontanò da lei e chiuse la porta. Lei lo guardò con aria interrogativa.
"C'era Caleb, non vorrei avere problemi" disse lui.
"Come mai uno come te vuole passare del tempo con una come me?" Chiese Alexis, buttandosi nel suo letto e affondando il viso nel cuscino.
"Beh, siamo amici. E poi volevo farti una domanda" rispose lui."Cosa ci trovi da ammirare in me?".
"Non lo so esattamente. Il tuo modo di stare in campo e la lealtà verso Nosaka. Ma in particolare mi piace la tua parata, che ha fermato anche i tiri più potenti" rispose lei, senza togliere la faccia dal cuscino.
"Cos'è questo odore?" Chiese lui.
"Io" rispose lei.
Lui sbiancò, temeva di averla offesa.
"Non intendevo offenderti" disse lui.
"Se faccio movimento è ovvio sudare, mi devo fare una doccia" disse lei.
"Allora possiamo continuare a parlare dopo, se ti va" disse lui, aprendo la porta.
"Volentieri" disse lei.
Duske le sorrise e uscì, richiudendo la porta.
"Bene, ora posso lavarmi in pace" disse Alexis e andò verso il bagno.
Riempì la vasca di acqua calda e nel mentre cominciò a spogliarsi. Come finì entrò nella vasca e si rilassò.

William stava palleggiando in camera sua, quando entrò Caleb.
"Posso fare qualcosa per te?" Chiese William.
"Vorrei sapere qualcosa su quella ragazza" rispose Caleb, col suo solito tono arrogante.
"Perché mai?" Chiese William, tornando a palleggiare.
"Dato che siamo nella stessa squadra mi sembra ovvio che devo sapere le sue capacità" rispose Caleb.
"Perché non lo chiedi a lei?" Chiese William.
"Stavo per farlo, ma ho visto Duske che la spingeva verso la sua stanza e chiudeva la porta, lasciandomi fuori" rispose Caleb, alzando le spalle.
"Che? La stanza di chi?" Chiese William, fermando la palla.
"La stanza di Alexis" rispose Caleb, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Beh, vado a vedere cosa stanno combinando, infondo è quasi ora di cena" disse William.
"State insieme?" Chiese Caleb.
"E a te che importa?" Chiese William, assottigliando gli occhi.
"Tutti qui se lo stanno chiedendo" rispose Caleb.
"No, non stiamo insieme. Io sono già occupato" disse William, uscendo.
"Ah sì? Con chi?" Chiese Caleb.
"Il suo nome è Alexander" rispose William.
"Quindi, tu sei.." disse Caleb, sorpreso.
"Si e quindi? Problemi?" Chiese William, innervosendosi.
"No, no" rispose Caleb.

Vivere rincorrendo un pallone Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora