Tutto bene?

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Pov Josie

Dopo aver pagato il conto e aver lasciato il bar, andai dritta verso la macchina a noleggio. Faceva più freddo di quanto avessi previsto, e il cielo ormai si era fatto scuro. Salita in auto, mi misi al volante, ma c'era qualcosa che non andava. La macchina sembrava strana, come se tremasse leggermente. Non ci feci troppo caso all'inizio, forse era solo la mia stanchezza a farmi immaginare cose. Accesi il motore e iniziai a guidare verso la strada principale.

Dopo pochi metri, però, qualcosa attirò la mia attenzione. Fumo. Una colonna di fumo bianco iniziava a salire dal cofano della macchina. Mi fermai subito a bordo strada, il cuore che mi batteva all'impazzata. "No, non adesso," pensai. Era notte fonda, e non sapevo minimamente cosa fare con un'auto in panne.

Scendo, preoccupata, e apro il cofano cercando di capire da dove provenisse tutto quel fumo. Ma non sapevo dove mettere le mani, tutto sembrava un enigma, un mistero meccanico a cui non avrei mai potuto dare una risposta. Presi il cellulare dalla borsa e cominciai a cercare il numero del servizio di assistenza. La batteria del mio telefono era ancora carica per fortuna, ma mentre digitavo, notai delle luci nel buio. Fari di una macchina che si stava avvicinando a me.

Il mio corpo si irrigidì immediatamente. Ero sola, su una strada quasi deserta. Mille scenari mi passarono per la mente: e se fosse qualcuno con cattive intenzioni? D'istinto, cercai di calmarmi, mentre mi preparavo mentalmente a qualunque cosa potesse accadere.

La macchina rallentò e si fermò accanto alla mia. La porta si aprì e qualcuno scese. Lo vidi avvicinarsi lentamente, la figura illuminata solo dai fari della sua auto. Più si avvicinava, più il mio cuore batteva forte. Cercai con lo sguardo qualcosa che potesse servirmi per difendermi, ma non c'era nulla. Poi, con un sospiro misto di sorpresa e sollievo, riconobbi quel giaccone marrone chiaro.

Era lui. L'uomo del bar. Quello con cui avevo scambiato quegli sguardi fugaci. L'uomo che sembrava così sicuro e rilassato, come se nulla lo toccasse. Mi avvicinai di un passo, incerta su cosa dire o fare, ma lui rimase a una certa distanza, forse percependo la mia preoccupazione.

"Stai bene?" mi chiese, con una voce calma e bassa, quasi rassicurante.

Esitai un momento prima di rispondere. "La macchina... ha iniziato a fumare," dissi, indicando il cofano aperto. "Non so cosa sia successo."

Lui annuì, mantenendo lo stesso tono pacato. "Posso dare un'occhiata, se vuoi."

Lo osservai attentamente. Sembrava sincero, senza alcuna fretta di avvicinarsi troppo. Non c'era nessuna traccia di minaccia nei suoi occhi, solo una tranquilla offerta di aiuto. Così, abbassai leggermente la guardia e feci un passo indietro, permettendogli di avvicinarsi al motore.

Si chinò, scrutando attentamente sotto il cofano, mentre io restavo a pochi passi di distanza, cercando di calmare il battito frenetico del mio cuore. Mi trovavo in una situazione assurda: l'auto rotta in piena notte, e l'unica persona che si era fermata a offrirmi aiuto era l'uomo con cui avevo scambiato quegli sguardi al bar, come se il destino si stesse divertendo a giocare con la mia vita.

Dopo qualche istante, lui si rialzò, pulendosi le mani sui jeans.

"Non sembra niente di grave, probabilmente si è solo surriscaldata. Potrebbe essere il liquido refrigerante che è sceso troppo. Ho dell'acqua in macchina, potrebbe aiutare a farla raffreddare un po' se vuoi provare."

Sorrisi debolmente, ancora un po' nervosa ma anche sollevata. "Grazie," dissi, più sinceramente di quanto avrei voluto ammettere. "Non saprei proprio cosa fare da sola."

Lui fece un cenno col capo, come se non fosse niente di che, e andò verso la sua macchina per prendere l'acqua. Lo osservai mentre si allontanava, ancora sorpresa da quanto fosse gentile. Non sapevo cosa pensare di lui. Era come se fosse apparso dal nulla, in questa notte che sembrava destinata a peggiorare, e ora mi trovavo lì, incerta sul da farsi ma stranamente grata per la sua presenza.

Quando tornò con la bottiglia, mi sorrise appena. "Proviamo così, dovrebbe bastare per rimetterti in strada almeno fino alla stazione di servizio più vicina."

Lo osservai mentre versava l'acqua nel radiatore, cercando di non pensare troppo a quanto surreale fosse tutto questo. Quando finì, si voltò di nuovo verso di me.

"Prova ad accendere il motore ora," mi suggerì.

Salita in macchina, girai la chiave. Il motore tossì per un attimo, ma poi si accese, con un rumore più regolare rispetto a prima. Il fumo sembrava essersi fermato. Mi sentii subito sollevata, e una parte di me era grata per aver trovato qualcuno di così disponibile.

Scelsi comunque di non allontanarmi troppo dal lato prudente. "Grazie ancora... davvero. Non so cosa avrei fatto se non ti fossi fermato."

Lui fece spallucce, con un sorriso appena accennato sulle labbra. "Nessun problema. Felice di essere stato d'aiuto."

Ci fu un attimo di silenzio tra di noi, ma non era scomodo. Era come se, per quanto strano, la situazione ci avesse messo a nostro agio. Poi lui fece un passo indietro, guardando la strada.

"Sei sicura di essere a posto adesso?" mi chiese.

Annuii, cercando di mascherare l'incertezza che ancora sentivo dentro di me. "Sì... credo di sì. Grazie davvero."

Stava per tornare alla sua auto, ma un impulso improvviso mi colse alla sprovvista. Prima che potessi fermarmi, mi trovai a fargli una proposta impulsiva, semplice ma che sembrava giusta in quel momento. Allungai la mano verso di lui.

"Mi chiamo Josie, tra l'altro," dissi con un sorriso incerto, tentando di rompere quella strana distanza che ancora ci separava.

Lui si fermò, guardando la mia mano per un istante, come se non se l'aspettasse. I suoi occhi si alzarono verso i miei, e per qualche secondo sembrò riflettere sul gesto. Poi, con calma, accennò un sorriso leggero, quasi impercettibile, e strinse la mia mano.

"Cole," disse semplicemente, mantenendo lo sguardo fisso nei miei occhi. La sua stretta era ferma ma gentile, e in quel breve contatto sentii una strana sensazione di familiarità, come se quell'incontro casuale fosse solo l'inizio di qualcosa di più.

Quando ci separammo, il suo sorriso divenne più definito.

Cole mi osservò per qualche secondo in più, poi aggiunse, con una nota di sincerità nella voce: "Ti ho vista al bar prima... e sembravi... non lo so, come se qualcosa non andasse."

Lo fissai per un momento, sorpresa dal fatto che avesse notato il mio stato d'animo. Non mi aspettavo che qualcuno si accorgesse di come mi sentivo, men che meno uno sconosciuto incontrato in un bar. Cercai di abbozzare un sorriso, ma sapevo che era debole.

"Sto bene, davvero. Solo... un po' stanca," dissi, sperando di convincerlo, e forse anche me stessa.

Cole annuì, senza insistere troppo, ma nei suoi occhi si leggeva che non era completamente convinto. "Capisco," disse poi, con quel tono tranquillo che ormai riconoscevo. "Comunque, se dovessi avere bisogno d'aiuto con la macchina o altro, mi trovi sempre in quel bar."

C'era una sorta di calore nella sua voce, una gentilezza che non mi aspettavo da un incontro così casuale. Mi venne spontaneo ringraziarlo. "Grazie davvero, Cole. Mi hai già aiutata abbastanza per stanotte."

Lui fece un cenno con la testa, come per dire che non era niente di speciale. Poi si fece da parte per lasciarmi risalire in macchina. Girai la chiave e, con un sospiro di sollievo, il motore si accese senza intoppi. Misi la macchina in moto, pronta a riprendere la strada verso casa.

Ma prima di partire, lanciai un ultimo sguardo allo specchietto retrovisore. Cole era ancora lì, immobile, con le mani in tasca, i fari della sua auto che illuminavano leggermente la strada. Non si era ancora mosso, come se volesse assicurarsi che me ne andassi in sicurezza.

Nonostante tutto, quella piccola attenzione mi fece sentire meno sola. Una volta sicura che la macchina funzionasse, gli feci un cenno di saluto con la mano, e lui mi restituì un cenno discreto con il capo, prima di girarsi e tornare alla sua auto.

Guidai via, mentre la figura di Cole spariva nel buio della notte. Il silenzio della strada era quasi confortante, ma nella mia mente c'era un pensiero fisso. Non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione che quell'incontro non fosse stato casuale, che in qualche modo, la mia vita aveva preso una svolta che non mi aspettavo.

Waiting for a signDove le storie prendono vita. Scoprilo ora