A domani

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Pov Josie

La mattina successiva mi svegliai con una strana sensazione addosso. Non era dolore, non era tristezza, era una sorta di vuoto. Una consapevolezza che qualcosa si era spezzato definitivamente. Cole, il bar, la macchina... tutto sembrava distante, come un ricordo sfocato, mentre la realtà tornava a pesare sulle mie spalle.

Non andai al bar quel giorno. Non ne avevo voglia. Forse era il mio corpo che mi costringeva a fermarmi, a riflettere. Sentivo un senso di stanchezza profonda, come se ogni singola parte di me fosse troppo esausta per affrontare il mondo là fuori. Rimasi a letto, guardando il soffitto e lasciando che i pensieri vagassero. Ogni tanto prendevo in mano il telefono, sperando di vedere un messaggio di Tony. Ma nulla.

Avevo inviato quel messaggio la sera prima, quello in cui gli comunicavo che mi sarei occupata delle carte del divorzio. Lui l'aveva letto, lo sapevo, ma non mi aveva risposto. E quello mi diceva tutto. Forse era stanco, forse pensava che lasciarmi nel silenzio fosse una sorta di risposta implicita. In fondo, lo faceva da tempo. Spariva, evitava di affrontare il problema, e io... io lo lasciavo fare.

Quel silenzio però, per quanto doloroso, mi diede una strana libertà. Mi sentivo leggera, come se la corda che mi teneva legata a lui si fosse allentata. Non ero ancora completamente libera, non ufficialmente almeno, ma dentro di me mi sentivo già distante da lui. Un giorno passato senza Tony. E per la prima volta non provavo rabbia, solo un senso di sollievo. Non uscì. Non ne sentii la necessità. E quel giorno scivolò via, senza lasciare traccia.

Il giorno successivo mi svegliai con una nuova energia. Forse il mio corpo aveva solo bisogno di riposo, di lasciarsi andare per un po'. Mi alzai, feci una colazione leggera e poi misi un po' di musica. La casa sembrava diversa, meno opprimente. Forse ero io ad essere cambiata, forse il tempo che avevo passato sola mi aveva dato la forza di cui avevo bisogno.

Nel pomeriggio mi presi del tempo per passeggiare nei dintorni. Il sole era tiepido, e l'aria fresca mi faceva sentire più viva. Non c'era niente di speciale in quella giornata, ma c'era qualcosa di profondamente confortante nella sua semplicità. Camminai lungo il lago, godendomi il silenzio e la vista dell'acqua che rifletteva il cielo. Ogni passo mi faceva sentire più leggera, come se stessi lasciando qualcosa alle spalle. Forse non avevo ancora chiuso del tutto il capitolo con Tony, ma per la prima volta, non mi importava.

Quando arrivò la sera, mi resi conto che avevo voglia di uscire. Questa volta sentivo il bisogno di tornare al bar, di rivedere quel luogo che la sera prima mi aveva regalato un piccolo momento di respiro. Mi preparai senza fretta, scegliendo un vestito semplice, ma che mi faceva sentire bene. Era tempo di andare avanti, anche se solo per una serata.

Entrai nel bar, e subito il calore del locale mi avvolse, mentre la luce soffusa creava un'atmosfera accogliente. L'odore di legno e alcol mescolato a quello di sigarette era inconfondibile. Mi avvicinai al bancone, ordinai un drink e lo sorseggiai lentamente, lasciando che il liquido scivolasse giù, riscaldandomi.

Mentre bevevo, lo notai. Cole era lì, dall'altra parte del locale, concentrato su una partita a biliardo. La stecca in mano, il suo sguardo fisso sulla pallina bianca, calcolava il tiro con precisione. C'era qualcosa di ipnotico nei suoi movimenti, così calmi, misurati, quasi come se stesse affrontando la partita con la stessa serenità che aveva mostrato la sera prima.

Osservai il suo tiro: un colpo deciso, e una pallina centrò la buca con un suono soddisfacente. Cole si raddrizzò, guardando la disposizione delle restanti palline sul tavolo, e poi, come se sentisse il mio sguardo, si voltò verso di me.

Per un momento i nostri occhi si incontrarono. Era un attimo, eppure sembrava che il tempo si fosse fermato. Non sorrise, ma i suoi occhi dicevano tutto. Un misto di riconoscimento e forse una lieve sorpresa nel vedermi di nuovo lì. In silenzio, tornò alla sua partita.

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