JJ ed io in poco tempo ci trovammo in una dimensione che apparteneva solo a noi, destinata ad essere incompresa da menti rigide e retrograde, invidiata da cuori romantici e spavaldi. Il mondo era nostro e noi lo guardavamo dall'alto mentre mangiavamo pesche in cima ad un albero. Avrei voluto gridare quanto fossi felice, quanto quel ragazzo mi desse coraggio nonostante ogni sua piccola fragilità ma mi trattenevo: suo padre era sempre il principale problema e, non lo nascondo, temevo il giudizio del mio di padre, sapevo che, anche se mi aveva trasmesso valori come umiltà e gentilezza, anche lui in qualche modo si trovava incastrata nei pregiudizi che circolavano nella nostra società.
Ero distesa sul letto quel giorno e aspettavo con ansia che mio padre andasse a lavoro per potere dire a JJ di raggiungermi a casa. Mentre fantasticavo sulla sua schiena e i suoi delicati baci sul mio collo, la porta si spalancò.
«Mad, non hai idea!» si presentò così Tonya.
Mi ricomposi e feci uno sguardo che la invitava a proseguire. Si distese sul letto al mio fianco e insieme continuammo a guardare il soffitto.
«Tra me e John B va una meraviglia!» disse con una tonalità talmente acuta che forse solo un cane avrebbe potuto percepirla.
«Tonya, sono felice per te. È davvero un bravo ragazzo, e poi è decisamente un gran gnocco» lei scoppiò a ridere. Mi faceva piacere avere di nuovo quella sintonia che si era persa dopo qualche discussione, aspettavo venisse JJ ma penso ancora che soltanto con una migliore amica si può prendere ogni tipo di argomento. Ed io, d'altronde, ero fortunata ad avere lei nella mia vita.
«Tu sì che mi capisci! Poi devo confessarti una cosa» si voltò verso di me e assunse una espressione seria.
«Oddio, ti ascolto»
«Come sai è molto amico di JJ. Inizialmente quando me ne parlava fingevo mi importasse di lui perché beh sai non volevo risultare antipatica. Dopo un po' mi sono sentita una stronza per come l'ho trattato, sono stata una merda con lui quando ho chiamato suo padre, non so come fai ad essere ancora mia amica. E gli sono riconoscente perché non ne ha parlato a John B. Se lo avesse fatto sicuramente John B mi avrebbe odiata» disse tutto d'un fiato.
Sorrisi istintivamente. Mi era venuta voglia di dirle tutta la verità adesso che finalmente si era resa conto che JJ non era una brutta persona ma soltanto una bella persona con una brutta storia dietro.
«Penso che io e JJ potremmo essere amici, se lui mi perdonasse, potremmo esserlo. Lo spero perché John B gli vuole talmente tanto bene. Tu pensi che lui possa perdonarmi, Mad?» mi chiese.
«Certo che potrebbe, ha un cuore buono» lei mi guardò incuriosita ma non aggiunse altro.
«Tonya, in realtà a proposito di JJ vorrei dirti una cosa» affermai un po' sommessa.
Lei si alzò di scatto e controllò l'ora dal cellulare, sembrava che non mi avesse neanche sentita. Puntò poi di nuovo gli occhi verso di me.
«Mad sono in ritardissimo, devo andare al locale immediatamente. Ero passata per salutarmi. È urgente quello che mi devi dire?»
«No no vai pure tranquilla» mentre la rassicuravo entrò mio padre ad avvisare che anche lui doveva uscire da casa. Tonya mi diede un bacio sulla guancia e dopo seguì mio padre, uscirono entrambi da casa mia.
Presi all'istante il telefono non appena vidi dalla finestra tutti e due salire in macchina e allontanarsi.
Squillò qualche secondo prima di sentire la voce di JJ.
«Pronto Madison, dimmi» il suo tono affannato e nervoso mi stranì e rimasi un po' in silenzio.
«Puoi venire da me» risposi fredda.
«Tra qualche minuto arrivo» e chiuse subito.
Lo stomaco mi si contorse. Io mi fidavo di lui e nonostante fosse un tipo molto chiuso e che faticava a legarsi davvero a qualcuno, io riuscivo a leggere i suoi occhi. Anche quando non me lo diceva con la sua voce, era chiaro che aveva riposto la sua vita nelle mie mani, che non mi avrebbe mai tradita. Nonostante questo, la parte ansiosa e timorosa di me mi faceva allarmare anche per stronzate. Quando lo notavo distante o scocciato, subito il mio cervello andava in tilt e più cercavo di capire cosa avesse in testa chiedendogli cosa avesse, più scorbutiche erano le risposte che ricevevo. Mi diceva sempre "Mad, dammi tempo, quando sono nervoso distruggerei anche casa mia". Allora gli davo tempo e dopo qualche minuto si rifugiava tra le mie braccia.
Anche in quel momento, dopo quella chiamata frettolosa e priva di emozioni, cominciai a domandarmi cosa avesse, se si fosse stancato di me. Mi sentivo instabile e furiosa. Furiosa perché se davvero volevo stare con lui non dovevo ingigantire qualsiasi cosa e farla diventare una tragedia ma anche perché non sopportavo che lui avesse questo potere su di me. Di farmi cambiare umore. Radicalmente.
Le ore passavano, lo avevo chiamato alle quattro e alle sette ancora non si era fatto vivo. Mi ero rifiutata di chiedergli che fine avesse fatto, mi ero messa di nuovo a letto e non volevo più parlargli. Sapevo avrebbe inventato qualche stupida scusa, magari era vero che poi di me non gli importava così tanto.
Stavo per chiudere gli occhi quando qualcuno suonò alla porta. Scesi di corsa le scale e aprii.
JJ, sudato e con del sangue che gli copriva tutta la faccia, era in piedi di fronte a me. Anche se ero certo che sarebbe crollato a terra da un momento all'altro.
«Che cazzo è successo?»
Probabilmente nessuno cagherà questo capitolo e me lo merito perché vi ho fatte aspettare così tanto ma giuro che la mia vita ha subito una rivoluzione abbastanza grande in questo periodo e non trovavo l'ispirazione. Ma ho visto che molte continuavano a commentare e a salvare la mia storia e questo mi ha fatto trovare voglia di ricominciare. Quindi grazie. Grazie a chiunque sia arrivato fino a qui.
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A place to rest;
Teen FictionJJ era un tipo strano, si diceva che dove ci fosse lui non ci potesse essere pace perché il suo unico scopo era solo fare casino. Eppure a volte la notte mi capitava di vederlo inerme e arreso alla vita di fronte al mare e mi chiedevo cosa avesse in...