New York non era poi bella come Madison aveva sempre immaginato, si era sempre fermata a sognare le luci, i taxi, palazzi enormi progettati nei minimi dettagli, locali e feste, gente con cui parlare che proviene da ogni parte del mondo. Invece in un anno la sua vita divenne monotona, come quella che aveva quando ancora stava negli outer banks. Nonostante questo, la sua vita là non le mancava per niente, non avrebbe mai potuto rimpiangerla. Finalmente studiava architettura. Era riuscita a dare tutte le materie del primo anno in fretta e con voti alti. E ogni volta che superava un esame, prendeva dalla tasca la foto di sua madre e le dava un bacio. Era per lei che stava lì, era grazie a lei che aveva trovato una passione che la spingeva avanti, che le faceva trovare un posto nel mondo. Posto che non era certo il the beach.
Tonya ormai gestiva benissimo il locale, lei continuava a stare bene là. La sua storia con John B andava benissimo, le raccontava sempre delle serate passate a surfare e a fumare in spiaggia. Un po' si sentiva invidiosa perché si sentiva come avere abbandonato definitivamente quella spensieratezza che ti fa sentire viva però capiva anche che non tutti seguono lo stesso corso nella propria esistenza, ognuno cresce e si stabilizza in maniera diversa.
Le faceva piacere sentirla al telefono quando aveva un minuto libero perché le ricordava quella freschezza che solo il mare ti può dare, la sentiva un po' lontana, come se fosse un'adolescente alla presa con litigi stupidi e drammi passeggeri però poi ridevano ancora per le stesse cose e niente sembrava cambiato.
Ad essere cambiata era solo lei, si sentiva un'altra persona, si vestiva come un'altra persona e anche la sua visione delle cose era cambiata. Era diventata più scettica, quasi glaciale. Vivere a New York le aveva fatto capire che tutto era possibile ma che niente era facile, e quando le veniva chiusa una porta in faccia non si scoraggiava e ricominciava a bussare più forte di prima. Quando viveva negli outer banks, sentiva sempre quella sensazione di essere un po' ovattata, come se ogni cosa che succedesse, seppur grave, fosse limitata a quel luogo e che comunque non sarebbe mai diventata così tanto grave da espandersi. Invece a New York era diverso, sapeva reagire alle difficoltà ma sapeva anche che niente doveva essere preso sottogamba, che una piccola insignificante cosa se trascurata poteva diventare un macigno.
Tuttavia, della sua vecchia vita aveva conservato la voglia frenetica di divertirsi, di esplorare posti diversi, di conoscere persone e mettersi alla prova in qualsiasi momento, non ci pensava troppo alle cose anche se poi le scocciava quando doveva analizzare le conseguenze. Era sempre la più cercata alla feste in cui andava, in parte perché era l'unica che sapeva fare cocktails e in parte perché la sua energia travolgeva sempre tutti ed è sempre bello farsi travolgere da vibrazioni così positive.
Aveva tanti amici e non gliene fregava più niente se erano dei ricchi che camminavano in Porsche per spostarsi di un metro, aveva smesso di farsi pregiudizi come faceva quando odiava a prescindere i kooks. Aveva smesso di sentirsi pogue. Forse questo perché aveva smesso di pensare a JJ. E allontanarsi da JJ l'aveva fatta allontanare da tutto quello che lo riguardava.
Non era stato facile all'inizio. Si erano lasciati in un modo che non era semplice da capire, semplicemente lui le aveva raccontato tutta quella serie di stronzate e poi era sparito. Si era disperata per molto tempo e poi quando era entrata all'università l'aveva vista come la sua seconda possibilità, come un punto da cui ricominciare. Ma anche lì camminava a fatica, si sentiva bloccata. Pensava sempre che avrebbe dovuto fare di più ma poi si sentiva stupida perché aveva sbagliato lui e in più era stato anche lui a lasciarla in quel modo.
Adesso stava meglio, lui non era più un pensiero opprimente e che la faceva svegliare con un mal di pancia dovuto ad un'assenza insostenibile. JJ era diventato semplicemente il bel viso che baciava dolcemente all'ombra di un albero e nelle notti più tristi diventava la rabbia di una storia finita male, una storia su cui ogni tanto invece nelle notti più malinconiche fantasticava su come sarebbe potuta andare. Ma poi si imponeva di non andare mai oltre.
Era passato un anno esatto da quando JJ non faceva più parte di lei e finalmente tornava a casa a trovare suo padre, al sicuro da ogni minaccia ormai che lei era fuori. Era felice di vederlo.
L'aereo era arrivato in ritardo e appena atterrata aveva solo voglia di bere alcol.
Arrivò al primo locale aperto per prendere una birra qualsiasi, scese dalla moto ed era felice di vedere tutta quella gente che ballava. Avrebbe voluto fermarsi ma era troppo stanca.
«William, per favore vai tu al bancone? Sono distrutta», William la guardò un po' arrabbiato e poi rise subito.
«Certo amore» e le diede un bacio prima di immischiarsi nella folla.
Era da due mesi che stava con William, anche lui studiava architettura e avevano sempre qualcosa da dirsi e la cosa bella era che non c'erano drammi, che non c'erano problemi, erano felici e basta. E lei non vedeva l'ora di farlo conoscere a suo padre perché sapeva che gli sarebbe piaciuto, aveva la vita che lui aveva sempre voluto per lei. E più o meno lei non poteva mica lamentarsi. Lui le dimostrava amore e soprattutto le diceva sempre la verità, era una cosa che lei aveva chiarito sin dall'inizio.
«Eccomi qui, sei pronta a ripartire?» disse dopo essere mancato per venti minuti buoni.
«Ci hai messo un sacco! Cosa hai combinato?» chiede rimettendosi il casco.
«Scusami Mad, ho parlato con il barista al bancone e un altro tipo molto simpatici, questa gente mi piace molto» accese la moto e partirono.A malincuore vi informo che questo è il penultimo capitolo, so che vi traumatizzerà molto, non odiatemi❤️
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A place to rest;
Teen FictionJJ era un tipo strano, si diceva che dove ci fosse lui non ci potesse essere pace perché il suo unico scopo era solo fare casino. Eppure a volte la notte mi capitava di vederlo inerme e arreso alla vita di fronte al mare e mi chiedevo cosa avesse in...