22. Non sei tu

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Erano passate settimane da quando vidi JJ in quelle condizioni per via dell'erba che non aveva pagato, penso di non essermi mai spaventata così tanto in vita mia. Ero felice di avergli dato la possibilità di risolvere i suoi problemi. Almeno una parte.
Nonostante questo continuavo a vederlo molto scosso. La sera in cui stava per picchiare Nick per via di quei commenti cercavo di neanche considerarla, in fondo lui era sempre stato irascibile, pronto ad attaccare alla minima minaccia. Era una cosa di lui che non potevo cambiare. Ma a parte questo episodio di rabbia, c'era qualcosa nel suo sguardo che non mi convinceva, era come se non fosse totalmente presente neanche quando stavamo insieme fisicamente. Come se ci fosse un pensiero che lo spingeva continuamente altrove. Non avevo il coraggio di chiederlo, non volevo una discussione, non volevo metterlo sulla difensiva, credo sia la persona più permalosa al mondo dopo di me.
Ma volevo ad ogni costo saperlo.
Quel pomeriggio eravamo distesi sul letto, sognavamo dei posti che avremmo visto nei nostri futuri viaggi, magari l'India, non sarebbe stato male.
«Mad, ti ricordi quando la scorsa sera eravamo ubriachi in spiaggia e non smettevi di ridere?» mi chiese e subito pensai a quanto cazzo ero fortunata ad avere un ragazzo con cui bere e divertirmi senza alcun pudore.
«Sì, divento troppo stupida quando mi ubriaco» risposi ridendo ulteriormente.
«No, sembravi una bambina. Mi piace quando sembri una bambina. Mi piace essere ubriaco con te» disse, poi mi accarezzò la guancia con il dito e si alzò.
«Vado a farmi una doccia, da quando mio padre è via John B rompe le palle ogni giorno da me. Stasera vuole pizza e birra e la casa è un bel casino» mentre parlava prendeva la sua roba in giro per la stanza. Però non era affatto male vederlo a petto nudo, accanto a me.
Mi alzai e lo abbracciai da dietro, gli baciai delicatamente le spalle, la sua pelle era così morbida, il mio anti stress personale.
«mi mancherai» sussurrai con la faccia schiacciata sulla sua schiena, si girò verso di me e con un sorriso mi baciò. Entrò in bagno.
Non appena sentii l'acqua scorrere il mio unico pensiero era trovare un qualcosa che potesse spiegarmi lo stato d'animo così ansioso di JJ, volevo una risposta.
I miei occhi indirizzarono subito il suo zaino che portava ovunque e custodiva con una cura che non aveva mai impiegato nelle sue cose, spesso trascurate o distrutte da scatti d'ira improvvisi.
Mi avvicinai all'angolo della stanza dove era riposto e non appena lo presi in mano sentii che era più pesante di uno zaino normale.
Lo aprii cercando di fare silenzio, con la paura che potesse uscire dalla doccia da un momento all'altro.
Vidi quello che non avrei mai voluto vedere nello zaino di JJ, sentii nuovamente il mio cuore cedere. Il mio corpo si adeguò alle mie sensazioni e mi lasciai scivolare a terra senza alcuna pietà. Ero quasi stanca di dovere pregare che JJ non facesse cazzate, di dovermi ogni santo giorno preoccupare per lui per poi scoprire che le faceva ugualmente. Ecco, più che tristezza di avere trovato qualcosa che non doveva esserci, era stanchezza. Era rassegnazione di fronte a tentativi di cambiare in meglio una persona ma che forse voleva restare così com'era.
Qualche minuto dopo, JJ sbucò dalla porta e quando vide che avevo in mano cambiò espressione, atterrito.
«non voglio chiederti cosa ci fa una pistola del cazzo nel tuo zaino del cazzo perché non credo di volere sapere la risposta, vorrei solo picchiarti. Sul serio» le mie parole erano aggressive ma il mio tono era tranquillo, quasi indifferente perché non avevo più forza neanche per alzare la voce.
Lui venne verso di me, con una mano si teneva l'asciugamano attorno ai fianchi, con l'altra mi prese subito lo zaino dalle mani.
«ti viene così difficile farti i cazzi tuoi ogni tanto?» ed eccolo, sulla difensiva, pronto ad attaccarmi. Come sempre.
Non ci vidi più dalla rabbia e mi alzai gridandogli contro e sbracciandomi, gesticolando e dandomi pugni sulle gambe per ogni volta che pensavo a quanto stupida fossi ad aver pensato che anche lui fosse risolvibile.
«JJ come puoi rispondermi così? Ti ho dato ogni mio centesimo del cazzo per aiutarti e ora vedo che hai una pistola nello zaino ma per farci cosa?, cazzo per farci cosa? Dimmelo»
Lui mi guardò e sorrise nella maniera più fastidiosa che possa esistere, come quando sa di avere in mano il controllo e quindi può calmarsi, può fermarsi.
Poggiò una mano sulla parete, incrociò i piedi e si mise con quell'aria di superiorità ed arroganza che ringrazio dio di avermi dato la forza di non dargli un pugno.
«pensavo non me lo volessi chiedere a cosa mi serviva, lo hai detto tu. All'inizio. Ricordi?» insopportabile.
«beh, adesso lo voglio sapere» lui non rispose, non diede un cenno. Si vestì subito davanti a me, si mise lo zaino nelle spalle e andò verso la porta.
«pensa che coglione che sono, è una vecchia pistola di mio padre, l'unica cosa che ha di valore. Volevo venderla per ridarti i soldi che mi hai prestato» mi guardò con quanto più rancore potesse raccogliere dentro di sé, si inumidì le labbra secche con la lingua e sparì dietro la porta.

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