12. Stuck in the middle with you

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Le giornate che passavano erano anonime e lente. Era trascorso poco più di un mese da quando avevo posto fine a quello che poteva nascere tra me e JJ. Mi dicevo che tanto ugualmente non sarebbe andata bene, che effettivamente per lui sarei stata una delle tante, in questo modo era tutto più semplice. Mi ero anche abituato a vederlo con diverse ragazze. Non mi dava più sui nervi e non provavo quella sensazione che avevo sperimentato e che probabilmente era gelosia. A volte quando lo vedevo baciarsi con una qualunque un po' mi si stringeva lo stomaco ma era sopportabile. Ero convinta del fatto che lui fosse così bloccato nella mia testa solo perché ero come una bambina a cui avevano tolto il gioco prima di poterlo utilizzare, era così, era certamente così.
Le feste estive in spiaggia cominciavano ad assomigliarsi tutte, Tonya mi incitava a bere ma dall'ultima volta in cui mi ero presa una mezza sbronza non trovavo più il desiderio di assaggiare neanche mezzo bicchiere di tequila.
Almeno una volta in mezz'ora il mio occhio cadeva inevitabilmente su JJ, lo vedevo vicino a tante ragazze, alcune se le metteva sulle gambe, altre le accarezzava, altre semplicemente le baciava. Non ce l'avevo a morte con lui, lo avevo trattato uno schifo ed era libero di stare con quante fanciulle volesse. Certo così tante in una sera era sorprendente persino per lui ma me lo facevo andare bene dal momento che non avevo altre scelte. Almeno sarebbe stato al sicuro dal padre, non lo avrebbe preso a calci, non lo avrebbe ridotto a pezzi.
Mi avvicinai al bancone per prendere una Coca Cola, mi sentivo improvvisamente bisognosa di zuccheri. Mi voltai e vicino a me ad aspettare c'era proprio JJ. Aveva le braccia distese sul bancone attendendo il suo cocktail ma non appena mi concentrai di più su queste lui le ritirò subito. Ma non mi sfuggì niente. Proprio sul suo avambraccio c'erano due segni di bruciatura, segni di sigaretta.
Lo fissai piuttosto sconvolta.
«Cosa sono quei segni?» gli chiesi istintivamente.
Lui fece una risata forzata.
«Non ti è abbastanza chiaro?» prese il suo cocktail e se ne andò senza degnarmi di uno sguardo.
Ero furiosa, uno dei motivi per cui avevo accettato quelle "richieste" da parte del Signor Maybank era che non riducesse più in questo modo JJ. Certo non mi aspettavo che da un giorno all'altro cessasse di picchiarlo ma quantomeno non spegnergli delle sigarette nel braccio. Nel braccio di suo figlio.
Ero incazzata, non volevo più stare lontana da JJ se questo significava che lui lentamente sarebbe stato distrutto. Non so con quale forma ma io sarei stata presente nella sua vita. Anche in segreto. Nulla mi avrebbe impedito di curargli quelle ferite così ignobilmente procurate.
Lo vidi in lontananza e senza esitazioni camminavo svelta verso di lui. Lui se ne accorse e prese a fissarmi smettendo di parlare con una delle conquiste della serata.
«JJ, vieni con me» era piuttosto frastornato e senza dire una parola si allontanò dalla ragazza e mi seguì.
«Senti se è perché ti faccio pena per quelle bruciature, scordatele, io sto bene così, sto molto bene come puoi avere visto» alludeva alle sue tipe e questo normalmente mi avrebbe fatta girare i tacchi ma questa volta non avevo intenzione di dare ascolto al mio orgoglio.
«Io sono stata una stupida a dirti quelle cose, io sto bene quando sto con te, io non riesco a toglierti gli occhi di dosso» dissi tutto d'un fiato.
«Sembri un po' squilibrata, sei così instabile» la sua premessa non era buona.
«Mi hai trattato una merda quella volta e io non mi espongo mai davvero così tanto con le persone» continuava, abbassai lo sguardo.
«Ma anche io non riesco a toglierti gli occhi di dosso» con il dito mi alzò il mento verso di lui e mi baciò delicatamente. Mi sentivo sua e la sensazione mi piaceva terribilmente.

A place to rest;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora