2. Don't stand so close to me

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JJ era un tipo strano, si diceva che dove ci fosse lui non ci potesse essere pace perché il suo unico scopo era solo fare casino. Eppure a volte la notte mi capitava di vederlo inerme e arreso alla vita di fronte al mare e mi chiedevo cosa avesse in testa, perché si rifiutava di tornare a casa e perché stesse sempre solo.
JJ era un tipo strano, ma mentre tutti vedevano del buio in lui io vedevo solo dei colori impiastricciati.
Era strano per un ragazzo non avere un migliore amico e avere solo tante ragazze nelle cui case dormiva per poi sgattaiolare il giorno dopo, pensavo che non avesse amor proprio né ovviamente cura degli altri. Era per questo che era solo anche se sempre circondato da ragazze. A volte sei semplicemente isolato dal mondo. Lui era così.
Io non lo conoscevo molto bene, a scuola ogni tanto capitava che prendevamo in giro i giocatori di football che si sentivano degli dei tra i corridoi ma poi finiva là. Non credo che lui si ricordasse il mio nome.
Il suo di nome invece era sempre sulla bocca di tutti o per qualche casino che faceva in spiaggia e alle feste o perché aveva spezzato il cuore a qualche povera ragazza ingenua. Mentre andavo al locale mi chiedevo quanto stupida si potesse essere per stare con uno come lui.
«Finalmente sei arrivata Mad, preparati, fra un po' arriveranno i primi clienti!» mi gridò Tonya mentre mi faceva segno di sbrigarmi. In effetti i primi ragazzi non tardarono ad arrivare, il The Beach era l'unico locale dell'isola in cui mettessero buona musica e in cui era possibile ubriacarsi senza spendere un patrimonio. Era sempre frequentato dai più popolari della scuola e io dovevo fingere di esserne felice per non perdere il posto.
Era l'una di notte e Tonya mi disse che ormai dovevamo limitarci a ballare ed essere sempre gentili perché «tutti al The Beach si devono divertire!», a me generalmente piace fare festa ma quella sera ero davvero stanca e volevo solo riposare.
«Ciao, bellezza, finalmente ho trovato un posto dove non puoi sfuggire!» Nick mi prese per il braccio e mi fece voltare verso di lui. Non capivo a cosa si riferisse e lo guardai un po' stranita.
«Intendo dire che a scuola scappi sempre, ora che lavori qui posso chiederti un ballo?» guardai Tonya chiedendole con lo sguardo se proprio dovessi sacrificarmi e lei mi annuì severa.
Sapevo che Nick era uno dei figli di papà che si divertono a spendere i soldi qua e là senza una ragione, dovevo essere gentile con lui sennò non avrebbe frequentato più il locale e il padre di Tonya avrebbe perso tutti quei clienti. In effetti non sapevo perché si fosse fissato con me, nell'isola c'è questa divisione sociale per cui chi fa parte della scala sociale più alta non può frequentare una come me. Tonya è l'eccezione. Probabilmente Nick doveva vincere qualche stupida scommessa. Un ballo non mi sarebbe costato poi così tanto.
«Sei proprio bella quando servi i cocktails» eccola la prima affermazione maschilista, la aspettavo con ansia. Accennai un sorriso falso e mossi i piedi tanto per potere dare l'illusione di starmi muovendo a tempo.
«Dai scuoti quel culetto ancora un po'!» disse poggiando la sua mano sulla mia chiappa. Istintivamente avrei voluto dargli un pugno ma mi limitai ad allontanarlo da me con una faccia a dir poco scioccata. Ovviamente reagì prendendomi per i fianchi e stringendomi ancora di più a lui.
«Nick, ma lo vuoi capire che-» non finii la frase che qualcuno lo spinse per terra. Tutti si girarono verso di noi. Il ragazzo che lo aveva spinto gli diede un pugno dritto in faccia e cominciò ad urlare qualche frase a casaccio.
Tonya mi guardò e mi disse di portare via il tipo che stava facendo quel casino sennò nessuno avrebbe più messo piede nel locale.
Presi il ragazzo per il braccio e lo portai fuori spingendo le sue spalle verso il muro.
Era JJ.
Non doveva sorprendermi.
«Ti ringrazio per avere preso le mie difese ma ora faresti meglio ad andare, Nick ti darà la caccia» dissi guardando i suoi occhi e un'improvvisa tristezza mi scosse profondamente.
«Nah, non penso. È da anni che c'è una scusa per picchiarci, solo così possiamo sfogare il nostro odio reciproco»
Mi poggiai anch'io al muro divertita.
«Ah quindi in realtà che lui mi avesse messo le mani addosso era solo una scusa per picchiarlo?» potevo aspettarmelo, d'altronde.
Con fare sfacciato e arrogante si mise davanti a me.
«Oh, Madison. Quando l'ho spinto per terra non sapevo neanche che fosse lui» puntò il suo sguardo su di me, sorrise ammiccante e senza dire più nulla se ne andò.
Lo guardai andare via tra le luci della strada fino a quando non fu che un'ombra.
Sì, era un bel po' strano. Indecifrabile, oserei dire. Ricordava il mio nome a quanto pare e questo mi fece spuntare un po' il sorriso. Poi ricordai che era l'essere più irresponsabile e inaffidabile del mondo e tornai al lavoro dimenticando la conversazione appena avuta.

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-cice🍒

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