«JJ, svegliati» non avrei mai voluto svegliarlo in realtà, avevo il viso così sereno illuminato da alcuni raggi di sole che entravano dalla finestra per renderlo più bello ai miei occhi. Gli accarezzavo i capelli, era dolce, era il mio bambino. Non pensavo che vendere una pistola fosse giusto, pensavo che fosse l'ennesimo gesto irrazionale che lui facesse però sapevo che lo faceva per me e non avrei mai potuto prendermela con lui, so quanto gli piace mettersi nei guai però sta volta ci si metteva solo perché voleva aiutarmi.
Aprì gli occhi lentamente, mise a fuoco per un po' prima di capire che ero io e non appena inquadrò bene la mia figura mi abbracciò forte.
«Non so se sei ancora arrabbiata con me ma ti ho sognata stanotte e adesso che sei qua voglio stringerti per davvero» lo rassicurai, gli sussurrai all'orecchio che doveva stare tranquillo.
Andammo in cucina, fece dei pancakes che facevano davvero schifo però li mangiai volentieri perché niente era brutto se davanti a me c'era quel suo faccino compiaciuto.
«Non pensi che dovresti chiedermi scusa?» interruppe poi il momento idilliaco.
«Per cosa, scusa?» e soffocai una risata. Va bene comprendere il suo gesto, ma non dovevo scusarmi proprio per un cazzo.
«Beh, tu sei saltata subito alle tue conclusioni senza neanche chiedermi cosa ci dovessi fare. Ci sono rimasto una merda, tu pensi che io possa fare del male a qualcuno? Significa che non mi conosci».
«JJ, non importa cosa devi farci con quella cosa ma il punto è che proprio non dovresti averla, non dovresti usarla neanche per venderla, lo capisci i casini che potresti avere con lo sceriffo? Quello già mezzo ti odia, ma no, no. Tu non pensi mai a niente» e lo so che già stavo diventando troppo pesante ma quando parlo non riesco mai a capire quando devo fermarmi.
«Ah ecco, senti un po', ma se devi continuare a stare così sulla difensiva potevo pure svegliarmi da solo» lui, più permaloso di me, cominciava ad alzare la voce. Dovevo fare un passo indietro.
«JJ, non voglio litigare. Sono venuta qui per dirti che non c'è bisogno che lo fai, non voglio che rischi per me»
«Mad tu mi hai prestato tutti quei soldi, tu mi hai tolto dai casini più brutti del mondo, io devo restituirti tutto quello che mi hai dato» si sentiva in colpa, i suoi occhi diventarono gonfi e non sopportavo vederlo così.
«Cosa dirà tuo padre quando non troverà più la sua pistola?» cercavo di farlo ragionare.
«Era convinto di averla persa da un pezzo, quando ha avuto una rissa mezzo ubriaco, quando l'ho trovata l'ho nascosta perché sapevo che sarebbe stata utile. Vedi quanto sono lungimirante?» e sorrise, il mio cuore stava già un po' meglio.
«Sono pericolosi i tipi a cui devi venderla?»
«Sono dei coglioni, hanno solo tanti soldi e lo sai che io non mi faccio problemi a prendere soldi da chi ne ha tonnellate... vedila un po' come... una rivalsa sociale» era carino quando cercava di trovare le parole più giuste per convincermi.
Io conosco JJ, sapevo già che non lo avrei mai convinto a non farlo perché già era un piano che aveva in testa, nessuno in persona avrebbe mai potuto farlo ragionare: quando un'idea si innestava nel suo cervello, era la fine. Bisognava estrargliela durante il sonno, tipo inception.
Ma questa era la vita reale.
«Senti, facciamo che io vengo con te e rimango in macchina, nel caso dovesse succedere qualcosa chiamo John B» lui sentì queste parole e si alzò di scatto dalla sedia.
Si mise davanti la finestra dandomi le spalle e cominciò a toccarsi affannosamente la faccia.
«Madison, da quando sei entrata nella mia vita mi sono promesso una cosa: che mai ti avrei messo dentro qualche casino, non ti avrei messo in pericolo e lo so che è una contraddizione in termini considerato che io stesso sono un casino ma no, tu non verrai con me, ti prego non me lo chiedere più»
e se ne andò senza aspettare una risposta nell'altra stanza.
«Ma JJ-»
«Madison, basta! Tu non verrai, non se ne discute neanche», si toccò le tempie con le dita e cominciò a camminare velocemente e nervosamente, «è davvero da stupidi pensare che tu possa venire con me, ma come ti viene in mente? Sei pazza, tu sei pazza» e mi puntò con l'indice.
«Però così non va bene, decidi tutto tu, se ti succede qualcosa io voglio esserci, io devo esserci, JJ!»
«Madison, sei l'unica cosa della mia vita a cui tengo, non farò mai in modo che tu possa farti del male» le sue mani tremavano. Non avrei insistito più.
Lo abbracciai più forte possibile. Ero così felice di averlo con me, ed io ero felice che lui avesse me, ero felice che avesse trovato qualcosa per cui lottare e mi sembrava strano pensare che ero proprio io quella persona per cui avrebbe fatto così tanto.
Gli dissi che non sarei venuta ma che doveva fare attenzione.
Ma chiaramente io sarei andata lo stesso, lui non lo avrebbe saputo, lo avrei seguito da lontano. Ma non potevo lasciarlo andare da solo.
Buonasera raga, io volevo ringraziarvi per tutti i commenti e scusarmi per il ritardo enorme però mi farò perdonare, ho già l'altro capitolo pronto quindi vediamo un po' come va questo e poi pubblicherò l'altro, la storia sta prendendo una piega moooolto particolare quindi occhio, vi amo un bacio🚁
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A place to rest;
Roman pour AdolescentsJJ era un tipo strano, si diceva che dove ci fosse lui non ci potesse essere pace perché il suo unico scopo era solo fare casino. Eppure a volte la notte mi capitava di vederlo inerme e arreso alla vita di fronte al mare e mi chiedevo cosa avesse in...