Capitolo 22

242 7 15
                                    


Pov. Lacy

Corro. Corro più veloce che posso. Nella mia mente sento ancora tutta quella gente che fa commenti su di me, sul fatto che non so camminare sui tacchi o scommettendo su quanto potrei aver bevuto. Li vedo guardarmi come fossi un fenomeno da baraccone. Rivedo Drew, qualche anno fa, mentre mi dice che nessuno invita i piccoli delle cabine perché sicuramente fanno brutte figure, mettendo in ridicolo tutta la cabina. Con gli anni ho capito che era solo una scusa per non farmi andare alle feste e non rischiare che io potessi attirare l'attenzione. Ho scoperto di essere sempre stata invitata alle feste. Ma ora mi chiedo solo se Drew avesse ragione.

Mentre corro capita che sbatto da qualche parte, ma ignoro anche il dolore. Temo che qualcuno mi sia venuto dietro, anche se per consolarmi. Se rallento mi raggiungerà e non voglio.
Quando esco dal castello sento l'aria fredda della sera pungermi la pelle. Davanti a me c'è un grande giardino. Mi ci addentro e poi rallento. Cammino piano verso l'ignoto, le braccia attorno al busto, un po' per coprirmi dal freddo e un po' per proteggermi da ciò che mi circonda.

Cammino per qualche minuto prima di trovarmi un'altalena davanti. Mi sorprende vederla lì, ma decido di non farmi domande e mi siedo. Mi dondolo leggermente, sperando di non fare rumore, poi alzo gli occhi al cielo. Per arrivare fin qui siamo solo scesi sott'acqua, per cui mi sembra strano vedere il cielo, ma probabilmente la città nasce sulla riva di un laghetto formatosi nella bocca di un vulcano spento.
Sospiro cercando di rilassarmi, ho ancora le guance bagnate per aver pianto mentre venivo qui e, contro ogni mia aspettativa, queste continuano a scendere. Mi ritrovo ad avere gli occhi che pizzicano e alla fine mi arrendo, lasciando i singhiozzi liberi di andare.
Solo dopo interminabili minuti sento dei passi dietro di me

<<Per avere dei tacchi così alti corri veramente veloce>> scherza la voce dietro di me. Sussulto quando mi rendo conto che non si tratta di Mark. Sento un calore sulle spalle, ormai tanto abituate al freddo che non riuscivo più a sentirle. La giacca, alla luce della luna, appare più scura di quanto è realmente, ma non troppo da non riuscire a definire con certezza che il suo colore originale è il grigio. Il ragazzo si mette davanti a me e si mette in ginocchio per arrivare a guardarmi negli occhi, prendendo le mie mani, poggiate sulla gonna.

<<Non sono molto in vena di scherzare, Luke>> sussurro, il suo mezzo sorriso scompare e annuisce

<<Mi dispiace... ho visto cosa è successo in realtà, ma forse sono stato l'unico...>> sussurra, io alzo leggermente lo sguardo su di lui

<<Non capisco perché ce l'ha con me... non capisco perché mi odia tanto...>> dico mordendomi il labbro per non singhiozzare, lo sento sospirare e mi prende il viso tra le man, asciugandomi le lacrime. Le sue dita sono più morbide di quelle di Mark, ma meno sicure. Quando il mio ragazzo mi asciuga il viso allo stesso modo riesce a trasmettermi tranquillità. Mi sento al sicuro. Invece Luke mi dà solo conforto e affetto.

<<Lei sa benissimo che anni fa ci ho provato con te...>> dice, io lo guardo sorpreso

<<Ma lei non era al campo... era ancora un albero... nemmeno la sua anima poteva vagare...>>

<<È vero, ma le hanno raccontato molte cose, Annabeth stessa le raccontava ogni dettaglio.>>

<<Luke... eravamo solo dei ragazzini... tu non provavi nemmeno qualcosa per me... era solo una sfida tra te e Mark...>> sussurro. Quando arrivai al campo ero solo una bambina bionda, con le trecce e l'apparecchio. Poi un anno decisi di dare una svolta alla mia vita: mi tolsero l'apparecchio, sciolsi i capelli, imparando ad arricciarli e piastrarli a mio piacimento senza rovinarli. Quell'anno attiravo lo sguardo di tutti ovunque io andassi. Improvvisamente parecchia gente cominciò a provarci con me. Tra cui i due "playboy" del campo: Luke e Mark. Solo che Luke aveva un modo di fare molto più galante, più provocatorio. Mentre Mark usava la strategia del "ti ignoro, ogni tanto di do un minimo di attenzione come se mi interessasse solo di te, poi torno ad ignorarti". Passai parecchie serate con Luke. Lui mi portò a vedere ogni angolo del campo, mi presentò ai suoi amici, facendomi diventare popolare. Grazie a lui mi sentivo davvero apprezzata e felice. Eppure il mio cuore apparteneva a Mark. Ovunque io e Luke andassimo io speravo sempre che Mark ci vedesse.

Percabeth- troveremo la nostra paceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora