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Tornare a lavoro dopo l'influenza non era mai salutare. Troppa gente, troppe chiacchiere, troppi numeri.
Per un resoconto tragico.
Mal di testa e pratiche accumulate durante la sua assenza.
Quel che era peggio era dover sorridere nonostante tutto.
Si era svegliata di malumore, aveva chiesto scusa a Ele ed era uscita di casa arrabbiata.
Con chi?
Ma con il maestro ovviamente.
Non poteva permettersi il lusso di essere così bello, fare lo stronzo e poi essere gentile.
No!
Sbatté l'ultima pratica e spense il computer.
Tisana.
Aveva bisogno urgente di una tisana che le calmasse i nervi.
Salutò i colleghi e si infilò veloce nella porta scorrevole per uscire dalla banca, ma naturalmente era uno di quei giorni in cui quella maledetta porta ce l'aveva con lei.
Appena le porte si furono chiuse dietro di lei scattò l'allarme, un fischio spacca timpani incessante.
"Rilevati oggetti di metallo. Prego tornare indietro e riporre gli oggetti. Rilevati oggetti di metallo. Prego tornare indietro e riporre gli oggetti."
Diede un calcio alla porta.
"E dove torno brutta stronza che le porte sono bloccate!"
La odiava.
Odiava quella porta, odiava la banca, odiava il suo lavoro e odiava Luis perché era troppo bello.
Lo aveva già detto?
La guardia che faceva la guardia davanti all'ingresso sorrise benevola e le aprì la porta con la sua chiave.
"Prego signorina. Questa porta andrebbe controllata."
"La ringrazio Filippo. Questa porta è indiavolata e ce l'ha con me. Andrebbe sostituita con una a cui sto simpatica, altro che controllata. Buona giornata."
L'uomo si toccò il cappello in segno di saluto e finalmente poté avviarsi al Franchin per la sua tisana.
"Ciao Alessio, mi porti il solito? Bella calda per favore."
Alessio le sorrise e annuì di rimando.
Il telefono le annunciò l'arrivo di un messaggio, alzò gli occhi al cielo.
Non che odiasse il telefono, squillava nei momenti meno opportuni.
Poche ore prima l'aveva chiamata sua madre per monitorare il suo stato di salute, naturalmente dopo averla rimproverata di non coprirsi abbastanza.
Prese il cellulare dalla borsa e controllò i messaggi.
"Tata mi fai un favore? Passeresti in farmacia per una pomata antidolorifica? Grazie sei un tesoro."
Tina era sempre concisa nei messaggi.
Che tipo di pomata antidolorifica voleva?
Insomma ve ne erano di vari tipi in commercio.
"Prego signorina."
"Grazie Alessio, tieni il resto."
Gli passò la banconota da cinque euro e il ragazzo la prese soddisfatto.
Lasciò il cellulare da parte e prese a sorseggiare la tisana.
Erano questi i momenti che le piacevano di più.
Restarsene seduta su uno scomodissimo sgabello del bar a sorseggiare una tisana bollente mentre lo sguardo si perdeva a osservare i passanti nella loro frenetica corsa contro il tempo.
"Señorita."
La tisana le andò di traverso e iniziò a tossire.
Luis le battè delicatamente sulla schiena e la guardò divertito.
"Tutto bene?"
"Si grazie. Che ci fai da queste parti maestro?"
"Ehi Luis non mi presenti?"
Un ragazzone biondo con un sorriso da pubblicità Colgate Whitening si palesò davanti a lei mettendola in notevole imbarazzo.
Luis storse gli occhi e annuì.
"Señorita questo Latin lover è il mio amico Paolo. Paolo lei è Marianna."
Paolo le porse una mano e in allegato un sorriso a trentasei denti.
"Piacere."
"Il piacere è tutto mio bella bionda. Hai da fare stasera?"
Meno male che non stava bevendo altrimenti la tisana sarebbe finita tutta sul suo maglione dolcevita beige.
Ma erano domande da farsi a una persona conosciuta da appena tre secondi?
"Marianna stasera è impegnata con me Paolo!"
Questa poi.
"Davvero?"
La sua faccia doveva parlare da sola perché Paolo scoppiò a ridere e Luis si strinse il setto nasale con due dita.
"Marianna oggi è martedì."
"Uh è vero le lezioni."
Si era dimenticata di nuovo.
"Quindi è una tua allieva? Non c'è niente tra voi? Non ti spiace amico se ci provo io?"
Luis bofonchiò qualcosa di incomprensibile e Marianna diventò rossa.
"Se a Marianna sta bene..."
Ecco che essere messa davanti a una situazione del genere le faceva venire le vampate.
Iniziò a sentire caldo, le mancava l'aria, il collo le prudeva e voleva andarsene via il più lontano possibile.
"Allora bella bionda che ne dici di uscire io e te domani sera?"
"Ehm ecco io in realtà...ehmm sono, sono fidanzata. Fidanzata si. Ho il fidanzato."
Sperò con tutto il cuore di essere risultata credibile perché non voleva offendere questo ragazzo così carino.
Purtroppo però a lei i biondi proprio non piacevano. 
Abbozzò un sorriso forzato e guardò entrambi.
Entrambi sembravano quasi delusi.
"Beh io ora dovrei proprio andare, ho delle commissioni da fare e...devo andare. Si devo proprio andare. È stato un piacere Paolo. Maestro ci vediamo stasera."
Corse via più veloce del vento fino all'incrocio dopo la piazza.
Si infilò in una farmacia e tirò un sospiro di sollievo.
Quando arrivò a casa trovò Tina con una gamba sollevata su una sedia, il ghiaccio alla caviglia e un tipo sbarazzino con i capelli castani scomposti che teneva il ghiaccio sotto lo sguardo omicida della sua amica.
"Tina che ti è successo?"
"Ciao Tata, oggi è stata una giornata nera. Stavo portando una cesta di canotte quando-"
"Ti avevo detto che venivo a prenderla io, cosa ti costava aspettare? Il problema è che vuoi fare sempre di più di quello che ti spetta!"
Il tipo che stava inginocchiato ai piedi di Tina si era azzardato a interromperla e questo non andava affatto bene, perché Tina lo stava incenerendo nel vero senso della parola.
"Tu! È tua la colpa! Da quando sei arrivato niente va bene!"
Il poveretto chinò la testa sconfortato e Marianna provò pena per lui.
"Dai Tina gli incidenti capitano. Ho preso la pomata che mi hai chiesto vuoi che andiamo in ospedale?"
Tina sospirò plateale e si lasciò andare sullo schienale del divano.
Il ragazzo si alzò e porse una mano a Marianna sorridendo.
"Ciao io sono Luca, credo che Tina non ti abbia mai parlato di me. Sono il nuovo responsabile del suo reparto. Le ho già proposto io di andare al pronto soccorso ma non mi ha dato retta."
"Io sono Marianna la sua coinquilina, tranquillo sembra cattiva ma non morde, in realtà è dolce e affettuosa."
"Io sono sempre qui se vi interessa! Ma tu non devi tornare a fare il responsabile di reparto?"
Marianna alzò gli occhi al cielo.
"Luca ti va un caffè o una birra? Qualcosa da bere insomma."
Tina la guardò male.
"No poi cosa? Vuoi offrirgli anche la cena giacché ci sei?"
"Un caffè va bene grazie."
Marianna annuì.
"Tina ti va una tazza?"
"Lo devo bere insieme a lui?"
Era evidente che Tina non sopportava Luca.
Marianna però non se ne spiegava il motivo.
Era carino e molto dolce almeno da quanto aveva potuto vedere.
Perché le stesse antipatico non lo capiva, ma contava di scoprirlo.
"No tranquilla a te lo porto qui e a Luca lo servo in cucina."
Tina le rivolse un occhiata dubbiosa.
"Si così poi chissà che ti racconta. Vengo anche io in cucina!"
Luca si apprestò per aiutarla ma Tina lo scansò malamente.
Ma nonostante tutto lui la prese per la vita accompagnandola piano.
"Allora Luca, oltre ad essere il responsabile del reparto di Tina cos'altro fai nella vita?"
Luca prese posto accanto a Tina non prima di aver sistemato di nuovo il ghiaccio sulla caviglia.
"Ma niente di che. I miei abitano a Bologna, ogni fine settimana se non ho il turno vado a trovarli. Prima ho lavorato nella sede di un giornale locale, poi ho lavorato nello studio di un fotografo. E da un paio di anni lavoro in questa azienda. Però stavo in un altra sede. Gioco a calcio con un gruppo di amici quando ho tempo e mi piace fare lunghe passeggiate a piedi o in bici. Ho quasi trent'anni e non mi vergogno a dirlo che cerco una persona che ami la famiglia e abbia voglia di farne una magari con me. Questo è tutto."
Tanto Tina quanto Marianna lo guardavano a bocca aperta, aveva descritto la sua vita in poche parole.
"Di Tina so che lavora con me e che è bella. Però non so se ha un ragazzo, se ha hobby particolari, se la sua famiglia è lontana. Tu invece?"
Bhe era praticamente impossibile restare impassibili davanti alla faccia d'angelo che aveva.
"Bhe io vengo da Quartu, Sant'Elena. Ho ventisette anni e lavoro in banca. Mi piace leggere, non mi piace il caffè ma adoro la tisana zenzero e limone. Ho due fratelli che sono rimasti in Sardegna con i miei. Non ho hobby particolari, vado in palestra e da un paio di settimane vado a lezione di tango argentino non per mia scelta."
Luca la guardò incerto.
"Che vuol dire non per tua scelta? E...scusa se te lo chiedo ma, non ti piace il tuo lavoro?"
Marianna spalancò gli occhi.
"Da cosa l'hai capito?"
Luca si strinse nelle spalle.
"Bhe la tua voce è cambiata di tono quando hai detto che lavori in banca e hai fatto una smorfia."
"Però, sei attento. Comunque mi trovo trascinata alle lezioni di tango per una scommessa persa."
Entrambi si girarono a guardare Tina.
"Ah no? Non riuscirai a estrarmi una solo informazione, piuttosto non devi tornare a lavoro? Non hanno bisogno di te? Sei così efficiente!"
Ancora una volta Tina offese il poveretto che spinse via la sedia e si alzò.
"Hai ragione, tolgo il disturbo. Ciao Marianna è stato un piacere conoscerti. Rimettiti presto Tina."
Marianna non fece neanche in tempo ad accompagnarlo alla porta che già era andato via.
Guardò male Tina e si sedette accanto a lei.
"Si può sapere che ti prende? Non sei mai stata così acida. Quel poveretto lo hai fatto a pezzi."
Tina sbuffò.
"Il problema è che mi sta sempre addosso. Tina qui, Tina li, lascia Tina faccio io, Tina dai a me è pesante. Mi sta addosso per fregarmi te lo dico io."
"Dici? A me non sembra. Mi pare più che altro che abbia un certo interesse per te, potrei anche sbagliarmi perché non ho molta esperienza in campo. Ma credo dovresti essere solo più gentile con lui."
"Più gentile? Quello vuole farmi licenziare te lo dico io! Altro che ragazza. Per me è gay e ha puntato il caporeparto."
"Mah, a me non sembra. Scusa come ci sei arrivata sopra? Era meno gonfia e potevi poggiare il piede a terra?"
Li Tina divenne porpora.
"No...non era gonfia. Ma ha voluto portarmi su in braccio, quel capoccione. Io glielo pure detto che sono pesante ma è testardo!"
Marianna sorrise.
"Ah ah. Lui è testardo eh? E ti pare gay. Credo invece che tu gli piaccia e anche tanto. Comunque vedremo."
"Ehi ragazzeee."
Eleonora entrò trafelata in cucina carica di buste della spesa seguita nientemeno da Ernesto.
Marianna appena lo vide storse il naso.
"Ciao Ele."
Disse usando l'educazione che aveva.
Tina la imitò.
"Ciao Tata."
Appena Eleonora vide Tina con la gamba alzata lanciò un urlo.
"Oh mio dio Tina che ti è successo? Hai avuto un incidente? Ti hanno investita? Sei caduta? Avete chiamato l'ambulanza?".
Nel caso lo avessimo omesso Eleonora era quella più tragica tra le tre quando si trattava di salute.
"Ele stai calma è una semplice distorsione."
"Sei sicura? Hai sentito un dottore? E se dovesse essere da operare? E se tu non potessi più camminare bene?"
Marianna si mise una mano sulla faccia e mugugnò qualcosa.
"Ele stai andando nel panico, devi stare calma."
"Ma..."
"Tata chi mi ha accompagnato si è accertato che non fosse rotta. Gioca a calcio e le distorsioni per loro sono il pane quotidiano. Quindi puoi metterti l'anima in pace, non resterò zoppa. Piuttosto perché Ernesto è qui?"
Entrambe si girarono a guardarlo con un certo astio.
Si, perché tanto Marianna quanto Tina non sopportavano Ernesto.
"Bhe mi ha aiutata a fare la spesa. Il resto lo tengo per la bolletta della luce ok?"
"Per me va bene, ma la spesa non potevi farla sola?"
"Anche per me va bene e anche io la penso come Tina."
Ernesto scoppiò a ridere e alzò le mani scuotendo la testa.
"Ok ok ragazze, tranquille non dimostrate apertamente la vostra simpatia potrei restarne affascinato."
"Tranquillo io l'ho finita da un pezzo la simpatia."
Tina guardò Marianna e sorrise maligna.
"Non è mica colpa nostra se tu non ispiri simpatia."
Eleonora si mise in mezzo prima che la situazione degenerasse.
"Okok basta così. Ernesto ti avevo esplicitamente chiesto di essere gentile con le mie coinquiline. E voi, mi meraviglio, dove è finita la solidarietà? Cosa ci hanno insegnato i nostri genitori? Che anche se una persona non rispecchia i nostri canoni dobbiamo comunque essere gentili."
Marianna e Tina nascosero un sorriso, mentre Ernesto era allibito.
"Non ho capito Eleonora, ma per caso mi stai dando contro?"
"Bhe gioia, non è certo colpa mia se tu sei stronzo! Sarai anche mio amico ma la superiorità proprio non la sopporto e mi pare di avertelo detto più volte. Ora se non ti dispiace."
Marianna e Tina erano sempre più divertite mentre Ernesto sempre più funesto.
"Scusa? Mi stai mettendo alla porta? Non avevi detto che dovevamo cenare qui e vedere un film?"
Eleonora si strinse nelle spalle.
Anche se odiava la superiorità negli altri a lei la parte della stronza riusciva più che bene.
"Questo era prima. Ora mi sono innervosita e poi stasera mi sono ricordata che ho da fare, sarà per un altra volta."
"Sai che ti dico Fizzi Contini che puoi andare a-"
"Ah ah ah! Attento a non sbagliare con Ernesto. Sai che poi entri nel girone dei cattivi e sai quanto devi penare per avere il mio perdono. Ci vediamo domani. Prendiamo un aperitivo e ci mettiamo d'accordo per domani sera."
Nel frattempo lo aveva accompagnato la porta e fatto anche uscire fuori.
Dopo il suo quasi monologo lo chiuse fuori dalla porta.
Tornò in cucina con aria soddisfatta.
"Toglietevi quel sorrisetto stampato in viso voi due. Vi svelo un segreto a cui dubito crederete. Mi piace Ernesto. Non so quando è successo ma mi piace, sto cercando di smussare il carattere di merda che ha e so di dover fare un lungo lavoro. Per questo ragazze vi chiedo di cercare un approccio di comunicazione con lui. Non dovete farvelo piacere per forza ma non dovete neanche farmene una colpa se mi piace. Io..."
Stava quasi per piangere e Marianna andò ad abbracciarla.
"Ehi. Non piangere Ele, non avevamo idea che lui ti piacesse. Tranquilla cercheremo di andarci d'accordo, anche se lo sai che non è facile. Vero Tina?"
Tina alzò il pollice in su.
"Ovvio tata, tranquilla Ele la pala che avevo ordinato per seppellirlo la rispedisco indietro."
Eleonora si mise a ridere tra le lacrime e prese entrambe le mani delle amiche.
"Siamo speciali ragazze."
Si guardarono tutte e tre negli occhi e annuirono.
Perché si sa, i parenti sono quelli che ti toccano, gli amici te li scegli.
E loro si erano scelte e non avrebbero potuto scegliere meglio.

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