18º

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"Che significa?"
Luis sorrise e si avvicinò ancora asciugandole una lacrima.
"Tu cosa vedi angelito?"
Marianna tirò su con il naso.
"Luis non prendermi in giro, sono due biglietti per l'Argentina."
La passò le mani intorno alla vita e la strinse a se.
"Tra quindici giorni parto, torno in Argentina. Ho fatto due biglietti perché vorrei tanto che tu venissi con me. Ami i colori e gli odori, la vita e la musica, l'Argentina è tutto questo."
Una luce di speranza si accese in fondo al cuore di Marianna.
"Ma io...Luis non posso partire così su due piedi. Non so parlare argentino e potrei non avere più un lavoro tra quindici giorni. E poi..."
La domanda che le premeva di più era in quale veste doveva accompagnarlo.
Ma aveva paura a porla e se Luis le avesse detto che non c'erano definizioni per loro due?
"Angelito non ti sto chiedendo di stravolgere la tua vita, ti sto solo offrendo la possibilità di cercare tutte le stoffe che vuoi. Non devi preoccuparti di nulla perché starai a l'hacienda. Vieni con me querida. Senza promesse, senza legami."
Le aveva parlato con voce così carica di passione che lasciarsi andare al bacio che le diede fu estremamente facile e soprattutto liberatorio.
Inutile dire che gli era mancato, perché era stata così male che ora si dava della stupida da sola.
La lingua di Luis lambiva la sua in una danza erotica che le faceva aggrovigliare lo stomaco.
Le pulsazioni aumentavano per ogni punto in cui la sua bocca si posava, la barba morbida e curata le solleticava la pelle del collo facendole irrigidire il basso ventre.
Senza che se ne rendesse conto aveva tolto la maglia a Luis e le sue mani vagavano sul petto scolpito di colui che in pochi mesi le aveva rubato il cuore.
Tracciò una linea di contorno sulla croce che portava tatuata dal petto sinistro fin sotto al costato e lo senti fremere sotto le sue dita.
"Mi angel me estas destruyendo."
La spinse con dolcezza verso il letto e la fece distendere.
Scalciò via gli stivali e tolse i pantaloni restando in boxer a farsi ammirare dagli occhi famelici di Marianna.
Poi le infilò le mani nei lunghi capelli biondi tirandole la testa indietro per scoprire quel collo bianco e latteo appena arrossato dalla sua barba.
La spogliò lentamente baciando ogni millimetro della sua pelle, dal seno preciso da sembrare disegnato, al ventre piatto, dalle cosce lisce e chiare a quei piedi che lo avevano tenuto sveglio le prime notti.
Lo smalto rosato aveva lasciato il posto a uno rosso che spiccava sulla pelle pallida.
Guardandola negli occhi le baciò e morse i piedi facendola arrossire e mugolare dal piacere.
Risalì lentamente con la mano accarezzandole le gambe, le sfilò l'ultimo indumento rimasto e la toccò piano sentendola pronta e bagnata per lui.
Quando la coprì con il suo corpo si sentì finalmente a casa, anche se non voleva dare un nome a ciò che erano con lei si sentiva rinascere.
Affondò nel suo corpo e la strinse forte fino a fondere i loro corpi, avrebbe voluto fondere la sua anima a quella di Marianna ma non si sentiva pronto. Non sapeva se il mostro che Consuelo aveva piantato nel suo cuore era pronto a lasciarlo libero.
A ogni spinta perdeva lucidità e senso di potere, davanti a questa donna si sentiva inerme.
Perché rispetto alle altre aveva sempre dimostrato di non volerlo solo per un atto di sesso.
Davanti alla sua purezza d'animo si sentiva come un bambino nell'abbraccio amorevole della madre.
Davanti alla sua timidezza si sentiva come un toreador nell'arena.
E quando la senti stringersi intorno alla sua carne sentì di doverle dimostrare che era al suo pari e con una spinta ponderosa venne urlando il suo nome.
Rimasero a lungo abbracciati senza dire nessuna parola.
Quando Marianna cercò di coprirsi Luis le puntò gli occhi profondi addosso.
Con le gote arrossate e i capelli sparsi sul cuscino era una visione.
"Eres hermosa."
La voce roca e lo sguardo famelico fece rabbrividire di piacere Marianna.
La baciò piano e riprese ad accarezzarla in modo audace, Marianna provava vergogna a stare così esposta sotto al suo sguardo.
La osservava contorcersi dal piacere che le procurava.
"Apri gli occhi querida e guardami. Dimmi se qualcun altro ti ha fatto quello che ti faccio io. Voglio guardare le tue pietre preziose infiammarsi di desiderio."
Marianna arrossì.
Aprì gli occhi e li puntò in quelli di Luis.
"Nessuno. A nessuno ho permesso quello che permetto a te."
Le parole di Marianna gli diedero una sensazione di potere sul suo corpo, quel corpo perfetto che lo attirava e lo ammaliava.
Quando Marianna venne sulle sue dita si sentì soddisfatto e potente.
E si affrettò a riempirla di nuovo con il suo corpo.
Quando Marianna si svegliò era un po' indolenzita, aveva fame e un disperato bisogno di fare una doccia.
Luis era vicino al piano cottura a preparare qualcosa.
Quando sentì muovere le lenzuola si girò e le puntò addosso i suoi occhi affamati.
"Ti sei svegliata querida? Hai fame?"
Marianna arrossì e annuì.
Luis la raggiunse con un vassoio che poggiò sul letto e si chinò a darle un bacio a fior di labbra.
Aveva messo del pane, del formaggio, prosciutto e frutta.
Ma anziché guardare il cibo nessuno dei due riusciva a staccare gli occhi dall'altro.
Fu solo per pura fortuna che il vassoio non rovinò a terra quando la bramosia ebbe la meglio su di loro.
Sembravano essere uno la droga dell'altro.
Lo squillo del cellulare di Marianna mise fine alle loro effusioni d'amore.
"Ehm ciao Ele. Sì scusa hai ragione. Sono, sono da Luis."
La lingua di Luis lambiva il lobo del suo orecchio mandando scariche elettriche al suo stomaco che raggiungevano subito il suo ventre.
"Si. Sì certo. Ok."
Quando chiuse la chiamata gettò il telefono da qualche parte e prese il viso di Luis tra le mani per baciarlo con passione.
Ormai non riusciva a fare a meno di lui.
Aveva deciso che sarebbe andata con lui in Argentina, anche se non le aveva fatto alcuna promessa.
Voleva viverlo finché non fosse finita.
A quel punto avrebbe fatto i conti con il suo cuore spezzato e la consapevolezza di non essere più in grado di amare qualcuno.

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