17º

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Ormai cercare di sfuggire ai continui attacchi di Luis stava diventando sfiancante, se lo ritrovava ovunque.
Ma non la tediava, si limitava ad osservarla, a farle praticamente da scorta e ad aspettare.
Le ragazze ormai non sapevano più che fare.
Luis era dalle prime luci dell'alba fino  a sera tardi fuori dal portone a monitorare le entrate e le uscite.
Era sabato e lei era seduta in cucina a bere la sua tisana.
Eleonora finì la sua seconda tazza di caffè affacciata alla finestra che dava in strada.
"Oggi porta un jeans nero slavato, una giacca in pelle nera e una maglia bianca. E devo dire-"
"Basta Ele. È inutile che ogni giorno mi fai la radiocronaca, non ho intenzione di parlargli. Per dirgli cosa?"
Eleonora la fulminò con lo sguardo.
"Lady Marian a volte sei proprio Sarda! La banca di Rovigo non è l'unica banca esistente in tutta Italia. Che poi, ancora non sai se sarai proprio tu a perdere il lavoro e comunque il direttore ha detto che sarete indirizzati altrove. Questo significa-"
La interruppe nuovamente.
"Questo significa che, primo devo andare via da Rovigo, secondo devo lasciare voi, terzo devo dimenticare Luis e questo è l'unico modo. Credi che io non ci sto male? Tu sei ottimista e vedi un mondo roseo io vedo solo un imminente catastrofe."
Eleonora la lasciò parlare.
"Hai finito? Questo sermone me lo propini da una settimana ormai, non è nascondendosi che si risolvono le cose. Vuoi mettere fine alla pseudo storia che avevate iniziato? Diglielo! Non puoi pretendere che quel poveretto venga in eterno qui davanti e ti segua come un cagnolino. Sii coraggiosa e affrontalo."
Marianna chinò il capo.
Era quello il problema.
Non è che non aveva il coraggio, se gli parlava non lo avrebbe più visto e lei non si sentiva pronta.
La situazione precipitò nel primo pomeriggio.
Avevano appena finito di pranzare quando arrivò Tina con la faccia stravolta.
Eleonora si preoccupò immediatamente.
"Tina è successo qualcosa?"
Ma l'amica non rispose rimanendo seduta impassibile con l'espressione scioccata.
Marianna si avvicinò piano e prese posto accanto a lei.
"Tina? Stai bene? "
La scosse appena e questa si girò a guardarla quasi stupita.
"Ah?"
Eleonora smise di lavare i piatti e sedette accanto a loro.
"Gioia sei arrivata con la faccia stravolta e ti abbiamo chiesto se è tutto apposto."
In quel momento il campanello prese a suonare.
Eleonora si affacciò dalla finestra e vide Luis appostato sempre al solito posto, ma non vedeva chi c'era di sotto.
Tina scattò in piedi e si mise le mani nei capelli.
"Oh Dio è qui. Ditegli che non ci sono capito? Ditegli che sono partita per la luna, anzi no! Meglio se gli dite che sono in viaggio per Marte!"
Prese la borsa e stava per fuggire in camera ma tanto Marianna quanto Eleonora volevano capirci qualcosa.
Quindi Eleonora bloccò Tina dalla fuga mentre Marianna andava ad aprire.
"Ciao."
Luca entrò in casa scosso quasi come Tina e le puntò lo sguardo addosso.
"Ragazzi che succede?"
Eleonora guardò Marianna stringendosi nelle spalle.
Marianna stava per chiudere la porta quando questa si spalancò sbattendo sul muro spaventando un po' tutti.
Luis fece il suo ingresso con gli occhi puntati su Luca.
"È per lui?"
Fissò le sue iridi su Marianna quasi rimproverandola con lo sguardo.
"Cosa?"
Chiese Marianna.
"Perché l'hai fatto?"
Domandò Luca.
"Fatto cosa?"
Rispose Eleonora.
"Perché?"
Disse Luis.
"Ti sei deciso?"
Lo interrogò Tina.
"Okokok! Fermi tutti. Mi state facendo impazzire."
Eleonora si portò le mani alle tempie e le massaggiò.
"Ok riprendiamo dall'inizio e per l'amor di Dio parlate solo se interpellati! Ohhh maremma maiala!"
Andò a chiudere la porta e si mise le mani in vita iniziando a camminare su e giù per il salotto.
"Allora incominciamo dall'inizio, Tina sei arrivata qui sconvolta, seguita da Luca e poi a ruota da Luis."
Guardò Luis.
"Perché sei salito? Voglio dire, come mai ti sei deciso solo oggi? Insomma sei qua fuori da una settimana, perché proprio adesso?"
Luis le rivolse un occhiata e tornò a fissare truce Luca.
"Chi è lui?"
Luca sentendosi chiamato in causa gli porse una mano.
"Sono Luca piacere, sono un collega di Tina."
Prese la mano titubante e la strinse.
"Luis."
"Si sì va bene, il piacere è vostro e nostro ma io ancora non ho capito il perché di questa strana riunione. Qualcuno mi può spiegare?"
Marianna evitava lo sguardo di Luis, non poteva guardarlo altrimenti sarebbe corsa tra le sue braccia perché gli era mancato.
"Bhe ecco io...io sarei venuto a parlare con Tina."
Luca sembrava alquanto impacciato.
"Si ma io non voglio parlarti."
"Me lo devi non ti pare?"
"Io non ti devo proprio niente! Piuttosto torna da quella tipa slavata che ha preso il posto della signora Melina."
Tina era imbronciata e Luca sorrideva.
"Sei gelosa?"
Tina sbuffò esasperata e incrociò le braccia sul petto.
"Ti sbagli, gelosa io? Per cosa?"
Eleonora, Marianna e Luis sembrava stessero seguendo una partita di ping pong.
"Allora spiegami il tuo gesto!"
Avere quattro paia di occhi puntati addosso fece imbestialire Tina.
"La piantate di guardarmi come una cavia da laboratorio? Perché invece Luis non ci spiega che ci fa qui?"
Ora gli occhi erano puntati su Luis ma lui guardava solo Marianna che si guardava le punte dei piedi scalzi.
"Pensavo che non mi parlava più perché c'era un altro hombre."
Marianna alzò di scatto la testa.
Eleonora scoppiò a ridere.
"Un altro uomo? Oh Luis come si vede che non conosci Marianna. Ha qualche difetto ma tra questi non è contemplata l'immoralità, non sarebbe stata capace di intrattenere due relazioni contemporaneamente. No Luis, il problema di Marianna non è un altro uomo. Ma spetta a lei dirtelo giusto Lady Marian?"
Marianna era incapace di emettere alcun suono, voleva solo scomparire.
"Tina tu che hai combinato invece a questo poveretto?"
Tina arrossì.
"Mah....niente."
Luca si innervosì.
"Niente? Niente dici? Mi hai baciato in mezzo a sessanta persone e dici niente? "
Ora tutti fissavano Tina a bocca aperta, non era da lei un comportamento simile, cioè un po' matta e sopra le righe lo era ma non pensavano avrebbe mai potuto fare una cosa simile.
"Bhe che avete da guardare? A voi non capita mai di agire d'istinto?"
Luca si avvicinò piano.
"E perché l'istinto in quel momento ti ha detto di agire così?"
Tina lo fissò negli occhi finché non si vide costretta ad abbassare lo sguardo.
"Perché... mi dava fastidio vedere quella babbuina slavata starti addosso. Perché mi piaci contento? Ero-"
Ma Luca non la fece finire di parlare che le chiuse la bocca con la sua prendendola tra le braccia e stringendola forte a se.
Marianna si asciugò una lacrima e sorrise a Eleonora.
"Ora tocca a te signorina. Non credi sia giusto che Luis abbia una spiegazione?"
Marianna le rivolse uno sguardo disperato, lei aveva ragione ma non si sentiva pronta.
Luis capì in qualche modo e si mise le mani in tasca.
"Lascia stare Eleonora. La señorita non ha voglia di parlare con me."
Prima che Marianna potesse rispondere era già uscito dall'appartamento.
"Sei cocciuta Lady Marian. Possibile che non capisci che lui è salito perché temeva un rivale? Non sa che il rivale peggiore è nella tua testa!"
Eleonora se ne andò in camera e lei preferì lasciare Tina e Luca da soli in salotto.
In camera rimuginò sulle parole di Eleonora.
Sapeva che aveva ragione e sapeva che doveva dare una spiegazione a Luis.
Nella sua vita era sempre stata abituata a vedere sempre in grigio e mai in rosa , era sempre stata negativa.
Ma spesso quando aveva avuto dubbi e perplessità il tempo poi le aveva dato ragione, aveva una specie di sesto senso che stavolta le diceva che avrebbe perso il lavoro in banca.
Si infilò un jeans e delle scarpe da ginnastica e prima di cambiare idea uscì di casa per cercare Luis.
Contrariamente a quanto si aspettava non era più giù in strada, così si avviò verso il Franchin. Magari avrebbe potuto trovarlo lì.
Quando giunse a destinazione si rammaricò, Luis non c'era.
Provò allora in palestra ma essendo sabato questa era chiusa.
Erano quasi le sette ed era piuttosto stanca, aveva camminato molto ma non si arrese.
Magari alla Royal avrebbe trovato qualcuno.
Li ebbe più fortuna, c'era la ragazza che incontrò quando era andata a cercare di nuovo Luis.
"Ciao, tu sei una delle allieve di Luis vero?"
"Si, sono Marianna, sai dove posso trovare Luis?"
La ragazza la guardò titubante.
"In realtà non sono la sua bodyguard. Hai provato al cellulare?"
Marianna divenne rossa dalla vergogna.
"Io in realtà preferivo parlargli di persona. Ma non importa. Lo cercherò a telefono grazie mille."
Stava per andarsene avvilita quando la ragazza la richiamò.
"Ehi Marianna."
"Si"
"So dove abita, magari puoi andare a vedere se è a casa."
Marianna annuì grata.
Casa sua?
Sperava solo che non si arrabbiasse se mai lo avesse trovato in casa.
"Allora quando esci di qui vai in fondo alla strada e gira alla tua destra. Prendi la strada dietro la fontana e proseguì dritta, arriverai al Parco Lisieux, sai dov'è? "
Marianna annuì.
"Ok. A destra del parco ti troverai una via principale non alla prima, alla seconda in via Sichirollo abita Luis non puoi sbagliare perché è una strada senza uscita e c'è un unico palazzo."
"Io...ti ringrazio."
"Di niente figurati."
Uscì dalla Royal e si avviò decisa verso la sua destinazione.
Dopo una ventina di minuti era davanti al palazzo di mattoni e cemento, forse sei piani, una trentina di balconi piccoli tutti grigi e altrettante porte.
Si avvicinò al citofono e si rese conto che non conosceva neanche il cognome di Luis.
In quel momento una donna aprì il portone di vetro e ferro per uscire.
"Buonasera, signora mi scusi . Sa a che piano abita Luis?"
La donna la guardò incuriosita.
Si aggiustò le lenti sul naso e le rivolse un sorriso.
"Il ragazzo del tango?"
Certo era uno strano modo di definire qualcuno ma neanche lei sapeva molto di più su Luis.
"Si."
"Devi salire al quarto piano bella mia, se vuoi c'è l'ascensore ma devi aspettare che vado a gettare la spazzatura. Se poi vuoi salire a piedi stai attenta al cane del signor Morelli, quel cane è indemoniato."
"La ringrazio signora, vado a piedi e grazie per avermi avvisato del cane."
Si infilò nell'androne e guardò le scale, luci fioche illuminavano a malapena le scale di marmo.
La ringhiera era un po' vecchia e aveva la vernice scrostata ma sembrava solida.
Salì contando i piani e arrivata al terzo si imbatté in un essere piccolo, senza pelo, con le orecchie dritte e un ghigno che faceva paura a una iena.
"Buono bello, devo solo passare, fai il bravo."
La corda che legava il cane era attaccata alla maniglia del portone e arrivava quasi all'ascensore.
Si poteva passare ma bisognava stare attenti a non rimetterci le caviglie con le zanne di quel demonio che le  ringhiava contro.
Sembrava assatanato, una belva inferocita che avrebbe di sicuro voluto staccarle un piede.
"Buono Amleto!"
Una voce da dietro il portone fece ammorbidire leggermente le fauci del cane e questo le permise di correre sulla rampa successiva.
Quando sali l'ultima rampa si trovò davanti a un dilemma, la signora le aveva detto che Luis abitava al quarto piano ma non le aveva detto se era a destra o a sinistra del corridoio.
Così iniziò a leggere tutti i nomi sui campanelli, era l'unico modo, anche se non conosceva quello di Luis sperava nella buona sorte una volta tanto.
Chiollo, Amato, Baroni, Zanna, Festa da un lato, Tozzi, Moro, Barbieri e Gozzi dall'altra. Solo un campanello era senza nome, l'ultimo sulla destra.
Il portone si presentava anche senza spioncino quindi chiunque ci fosse doveva aprire, sempre se non era vuoto.
Pigiò il piccolo bottone del campanello e restò in attesa.
Dopo circa tre minuti la porta si aprì rivelando un Luis piuttosto accigliato.
"C-ciao."
Luis restò immobile a guardarla.
"Po..posso entrare?"
Per un attimo temette che gli avrebbe chiuso la porta in faccia, poi però si scostò per farla passare.
Entrò dentro e si guardò intorno.
Tutto era sistemato, pulito e in ordine. La cucina era su un lato della casa divisa da un mobile basso e un divano.
Nel resto della casa c'erano un altro divano più grande, che fungeva da letto addossato a una parete accanto a una porta e un armadio.
Un tavolino era posto al centro della stanza e una pianta finta faceva bella mostra di sé sopra.
Quando Luis chiuse la porta Marianna ebbe un sussulto e si girò a guardarlo.
"Perché sei qui señorita?"
Era tornato il señorita ma anche il senso di calore che sentiva ogni volta che la chiamava così.
"Io...io..."
Chiuse gli occhi e prese respiro e coraggio, glielo doveva, lei non era come lui.
"La banca verrà assorbita da una multinazionale tedesca, ci saranno nuovi impiegati e qualcuno tra noi perderà il lavoro. Il direttore ce lo ha comunicato la settimana scorsa, io....perdonami Luis ma mi è caduto il mondo addosso. Potrei essere io a rimanere a terra, sono l'ultima arrivata in banca e di sicuro conto meno del signor Riccardo. E questo vuol dire che dovrò andare via e-"
Luis alzò una mano per arginare il fiume di parole.
"E io in tutto questo che c'entro señorita?"
La freddezza della domanda la gelò sul posto, come sempre aveva ragione il suo istinto.
Tanto valeva farsi male fino in fondo.
"Hai ragione, scusa è che...niente. Avrei dovuto dirtelo già prima forse, ma credo che non sarebbe cambiato nulla. Ora è...."
Si interruppe e mandò giù un groppo di saliva che le impediva di respirare, sbatté le palpebre più volte per evitare di piangere.
Perché nella sua testa di inguaribile romantica chissà cosa si era immaginata, ma la realtà al solito fa a pugni con l'immaginazione.
"È meglio che vada. Scusa se...se ti ho disturbato."
A passò deciso si avviò alla porta ma Luis la bloccò per un braccio.
"Aspetta stupida orgogliosa."
Le lasciò il braccio e andò ad aprire un anta dell'armadio, tirò fuori una cartellina e prese qualcosa dal suo interno.
Poi si avvicinò nuovamente a Marianna che lo guardava da dietro i suoi occhi offuscati dalle lacrime.
"Tieni."
Le mise due fogli in mano.
Quando si passò una mano su gli occhi per vedere di cosa si trattava rimase a bocca aperta.
Perché aveva fatto una cosa del genere?
Si era sbagliata sul suo conto.
Ma d'altronde Luis non aveva mai esposto la sua vita più di tanto.

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