21º

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Sentire che forse Luis iniziava a fidarsi di lei le aveva messo in un certo senso il cuore in pace.
Erano rimasti a lungo li nelle cantine a baciarsi e scambiarsi carezze, ma purtroppo per Luis la sorella piombò laggiù poco prima che finissero a fare l'amore tra botti e silos.
"Dici che dovrei mettere i tacchi alti? Io non ci so stare sopra."
Erano nella stanza che nonna Mercedes usava per cucire e mentre Marianna era intenta a tagliare il corpetto, Felicitas se ne stava seduta sulla sedia a limare le unghie.
"Non so che dirti Felicitas. Magari potresti metterne un paio di Agueda o di tua cognata Lorena e provare a camminare in casa. Se no potresti optare per un tacco non molto alto e che sia comodo."
Felicitas la guardò titubante.
"Non so stavo pensando che potrei mettere un paio di sandali alti e poi sostituirli con delle ballerine. Sai non li sopporto."
Marianna sorrise.
"Ma non eri tu quella che voleva fare sfigurare...aspetta come si chiamava quella tua amica?"
Felicitas alzò gli occhi al cielo.
" Si chiama Alina e non è mia amica. È solo una che mi sta sulle scatole."
"Bhe ma se non è tua amica allora non dovrai invitarla alla festa."
Felicitas si alzò e iniziò a fare su e giù per la stanza.
"Io vorrei non invitarla, ma i suoi hanno la casa proprio qui accanto e non possiamo non invitarli, sai quella questione del buon vicinato?"
Marianna annuì.
"Ok ho capito. Ma ci deve essere un motivo se a te questa tipa non piace. Su togli quella maglietta che proviamo il corpetto."
Alla ragazza si illuminarono gli occhi.
"È già pronto?"
Marianna scoppiò a ridere e scosse la testa.
"Non che non lo è, l'ho appena tagliato e imbastito. Dopo dovrò cucirlo e apportare le rifiniture."
Stava mettendo gli spilli sul retro del corpetto quando entrò Agueda con la sua solita aria superiore.
"Ciao Agueda."
"Mi servono gli spilli."
Simpatica come uno spillo infilato in un occhio.
Marianna prese il puntaspilli e glielo porse.
Agueda lo prese e restò a guardare sua sorella con il corpetto addosso.
"Ti piace?"
Felicitas allargò le braccia per farsi vedere meglio.
Marianna si sentì quasi esaminata nel suo lavoro e volle quasi giustificarsi non sapeva neanche lei di cosa.
"Certo che ancora non si vede nulla perché mancano le maniche e le rifiniture e-"
"Ma hai fatto prima il modello in carta?"
La domanda di Agueda la lasciò sbigottita.
Quanto meno era stata una volta tanto gentile.
"Ehm no. In realtà non faccio quasi mai il modello in carta, solo se il tessuto è poco o se non ho la modella a disposizione."
Agueda spalancò gli occhi e si avvicinò al tavolo per accertarsi che non stesse mentendo.
"E come fai? È praticamente impossibile farlo senza una guida."
Marianna allargò le mani e strinse le spalle.
"In realtà no. Se hai tempo posso mostrarti come si fa."
Agueda girò le spalle andò a chiudere la porta e ritornò vicino al tavolo.
Marianna lanciò un occhiata preoccupata a Felicitas che annuì tranquilla.
"Ok. Tu sai cucire?"
"Nonna Mercedes mi aveva insegnato qualcosa. So fare il taglio e so i punti base per cucire a macchina. Ma non so come si fa come fai tu."
"È piuttosto semplice. Pensa a qualcosa che vorresti realizzare."
Agueda guardò prima Marianna e poi sua sorella con sospetto.
"Cosa? Adesso?"
"Si adesso. Pensa a qualcosa di semplice, tipo un top, una gonna."
Agueda sembrò pensarci su e annuì.
"Ok immagino tu abbia in mente qualcosa."
Le porse un foglio e una matita.
"Disegna ciò che hai in mente."
Agueda guardò la matita con diffidenza.
Poi la prese e tracciò delle linee un po' ingarbugliate, ma Marianna capì cosa volesse fare.
"Bhe non è proprio come l'ho immaginato..."
"Tranquilla. Ho capito cosa vuoi fare. Ok vediamo, in quell'armadio ci sono vecchi ritagli di stoffa. Cercane uno che ti possa piacere. Io intanto tolgo gli spilli a tua sorella."
Lasciò che la ragazza scegliesse un pezzo di stoffa e lei si occupò di Felicitas.
"La prima volta che mi sono messa davanti a una macchina da cucire avevo dieci anni e nel far partire il pedale ho fatto spezzare l'ago che la signora Angela, la vicina dei miei, stava usando per accorciare un pantalone. Ancora la sento gridare."
Ridacchiarono con Felicitas come se ci fossero solo loro nella stanza.
"Ho scelto questa!"
Agueda lanciò un pezzo di stoffa nera sul tavolo.
"Sicura di volerlo fare di quel colore?"
Agueda strinse le spalle come se non le importava.
"Io posso andare?"
"Certo Felicitas, però ricordati che dobbiamo finire quel discorso."
Felicitas fece una smorfia e corse via dalla stanza.
Appena la porta si fu chiusa sembrò che nella stanza fossero calate le stalattiti.
Agueda era tornata a guardarla quasi con odio.
"Ok. Allora prima di tutto il top che vuoi fare è per te? "
Agueda annuì.
Marianna prese il metro e glielo porse.
"Devi prenderti le misure. Giro vita, giro seno. Per questo top non ti serve altro."
Agueda eseguì alla lettera e appuntò le misure accanto al disegno.
"Bene. Ora prendi la stoffa e aprila sul tavolo, bada che non ci devono essere grinze o piegature. Con il metro traccia una linea lunga quanto il giro seno e una più sotto di trenta centimetri lunga quanto il giro vita."
Agueda la guardò strana ma fece quello che le aveva detto.
"Ok. A questo punto devi scegliere se il top vuoi farlo semplicemente cucito oppure incrociato dietro o ancora legato a nodo sul davanti. Perché in entrambi i casi devi allungare il giro vita."
"Ti ho vista uscire dalla stanza di Luis!"
Marianna restò interdetta, arrossì incapace di parlare e si finse interessata al puntaspilli.
"Devi stare lontana da mio fratello. Non vai bene per lui. Non sei del nostro paese."
Tanto astio la intimoriva e nonostante la ragazza fosse sicuramente più piccola di lei non riusciva a proferire parola.
"Credi che lui ti sposerà? Bhe ti sbagli. Luis sposerà una ragazza di qui, tornerà di nuovo qui a casa sua e tu non sarai altro che un ricordo sbiadito. Sempre se si ricorderà di te."
Marianna annuì.
"Agueda non..non so co cosa tu abbia visto. Ma puoi...puoi stare tranquilla. Io e Lu-Luis siamo solo amici."
Annuì di nuovo per non correre via e mettersi a piangere.
Non capiva l'odio di Agueda nei suoi confronti, e non capiva neanche Luis a quel punto.
Perché diavolo l'aveva portata con se in Argentina?
In fondo lei non sapeva neanche se lui sarebbe tornato in Italia.
"Scusa ma ora devo andare a chiamare la mia famiglia e le mie amiche. Se vuoi possiamo continuare un altro giorno con il tuo top."
Senza attendere risposta uscì dalla stanza e corse su per le scale per raggiungere la sua stanza.
Si chiuse a chiave dentro e finalmente potè dare libero sfogo alle lacrime che aveva trattenuto.
Molto più tardi chiamò le ragazze e passò del tempo al telefono con loro e nonostante più volte le chiesero se c'era qualcosa che non andava lei mentì dicendo che forse era solo stanca.
Poi chiamò i suoi e dovette finalmente accennare che era in aspettativa dalla banca e che forse presto sarebbe tornata a casa.
Sua madre le disse che non vedeva l'ora e le chiese se stava bene, anche con lei mentì dicendo che aveva mal di testa.
Verso sera Felicitas bussò alla sua porta e dovette aprire.
"Marian- mamma mia che faccia! Stai male? La cena è pronta vieni?"
Marianna scosse la testa.
"Felicitas non mi sento tanto bene potresti scusarmi con la tua famiglia? Non ho fame ti ringrazio."
Felicitas la guardò stupita.
"Ok. Vuoi che ti mando su Luis con qualcosa di caldo?"
Marianna scosse nuovamente la testa.
"No tranquilla non serve. Sto bene così. Lascia stare Luis."
La ragazzina con fare cospiratorio incrociò le braccia e si appoggiò allo stipite della porta.
"Ok che ha combinato mio fratello? Avete litigato vero?"
Marianna seppur aveva solo voglia di chiudere la porta e mettersi a letto fu costretta a ridere.
"No Felicitas non abbiamo litigato. Luis non c'entra nulla."
"Sicura sicura? Allora vado?"
"Si vai tranquilla."
Quando la ragazzina se ne andò Marianna richiuse la porta e andò ad affacciarsi alla finestra.
In Argentina si vedevano molte più stelle che a Rovigo, era un po' come se fosse a Quartu, anche lì le stelle erano milioni e sembrava quasi che facessero a gara a chi brillava di più.
Voleva tanto non essere mai arrivata in Argentina e voleva tanto non aver incontrato mai Luis.
Un tocco alla porta le fece intuire che Luis era andato a controllare come stava.
Andò ad aprire la porta e la mantenne semi chiusa, non voleva farlo entrare, non se la sentiva e non ne aveva voglia.
"Che succede mi angel?"
"Mah niente, avevo detto a Felicitas di non preoccuparvi. Ho solo mal di testa. Una notte di riposo mi rimetterà in sesto."
Luis la guardò con attenzione.
"Querida ancora non hai imparato a mentire. I tuoi occhi dicono che sei arrabbiata, ora vuoi dirmi cosa è successo? Qualcuno ti ha infastidito?"
Marianna scosse la testa.
"Luis sul serio non è successo nulla. È solo stanchezza, la tua famiglia è speciale, sono tutti meravigliosi e nessuno di loro potrebbe mai infastidirmi. Te l'ho detto ho mal di testa."
Luis si avvicinò per darle forse un bacio ma lei si allontanò.
Lui rimase male e fece un passo indietro.
"Ti lascio riposare señorita. Dormi bene."
Se ne andò senza attendere la sua risposta e non le restò che chiudere la porta.
La mattina dopo la situazione non era cambiata molto, era sempre giù di morale ma doveva fingere che andasse tutto bene per non preoccupare ulteriormente qualcuno.
Raggiunse la famiglia giù in cucina e vi trovò solo le donne.
"Buongiorno. Scusatemi per ieri sera ma stavo poco bene."
Evitò lo sguardo di Agueda e sedette a tavola prendendo solo un bicchiere di succo di frutta.
"Tranquilla cara. Oggi ti senti meglio? Hai un colorito piuttosto pallido."
Marianna portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e abbozzò un sorriso forzato.
"Sono i postumi del mal di testa. Ora sto meglio grazie Soledad."
"Quindi possiamo procedere con il mio vestito?"
Marianna sorrise e annuì, Felicitas con le sue chiacchiere l'avrebbe stordita abbastanza da tenere la mente occupata dal pensare ad altro.
"Signorina tu devi andare a scuola. E Marianna deve riposare."
Felicitas si rabbuiò.
Agueda si schiarì un paio di volte la gola per attirare la sua attenzione ma proprio non se la sentiva.
"Felicitas tua madre ha ragione. Quando torni da scuola troverai il corpetto già finito puoi stare tranquilla. Non è un vestito molto elaborato quindi non ci vuole molto tempo. Inoltre stamattina vorrei tornare nel negozio del signor Augusto per chiedergli una cosa."
Felicitas annuì contenta.
"Vai a prendere della stoffa per cucire un vestito per te?"
"Per me? Oh no no. Non mi serve. Devo chiedere solo se può spedirmi un po' di stoffe a Rovigo."
"Perché dici che non ti serve? Non partecipi alla mia festa?"
La domanda la lasciò al quanto spiazzata.
Cosa poteva risponderle che avesse potuto cucire durante la notte avrebbe trovato il vestito già pronto e lei su un aereo diretto a Quartu?
"Io non so se riesco a restare fino alla tua festa Felicitas."
"Come...ma...ma Luis ha detto-"
Soledad intervenne interrompendo la figlia e Marianna non seppe cosa aveva detto Luis.

Quando tornò dal signor Augusto si perse nel deposito in mezzo alle stoffe, erano così tante quelle che voleva spedire in Italia da riempire totalmente la sua stanza e svuotare in modo definitivo il suo conto in banca.
Doveva restare con i piedi ben piantati per terra e ragionare sul da farsi.
Magari poteva pattuire con Augusto affinché le spedisse una parte di stoffe adesso e altre stoffe più in là.
Non poteva di certo fare su e giù da Mendoza, inoltre ancora doveva parlare con i suoi e poi cercare magari un locale in affitto a Rovigo dove iniziare a mettere le basi della sua folle idea.
"Le stoffe sono proprio tutto il tuo mondo vero señorita?"
La voce di Luis la destò dal suo sogno a occhi aperti.
"Luis? Che ci fai qui?"
Luis sorrise appena e le si avvicinò.
"Querida manca poco per l'ora di pranzo e le donne di casa mia erano preoccupate che tu fossi già sul primo aereo in partenza per l'Italia."
Marianna cacciò fuori un risolino isterico e assunse un espressione incredula.
"Perché mai dovrei essere su un aereo?"
Luis le rivolse un occhiata profonda.
"Señorita ti ho detto che non sai mentire. La tua bocca dice fesserie e i tuoi occhi dicono altro."
Marianna arrossì.
"E...cosa..cosa dicono i miei occhi?"
Luis si avvicinò ancora e le alzò il mento con una mano respirando la sua stessa aria.
"I tuoi occhi mi angel dicono che se di la non ci fosse Augusto vorresti tanto che io ti prendessi qui dove tutto parla di te."
Marianna si chiedeva se era possibile morire di combustione interna, perché se Luis continuava a sovrastarla con il suo corpo di sicuro l'avrebbe pregato addirittura.
"Signorina Marianna hai scelto le tue stoffe?"
L'arrivo del signor Augusto le permise di sgusciare dalle mani di Luis e allontanarsi di fretta.
"Si signor Augusto. Però ne ho scelte così tante che temo non sia possibile prenderle tutte adesso. Sa al momento ancora non ho un posto adatto dove aprire la sartoria quindi dovrei mettere tutto nella mia stanza e temo che non ci stiano."
Il signor Augusto sorrise e Luis borbottò qualcosa di incomprensibile per Marianna.
"Magari torno domani di nuovo e faccio una selezione di quello che dovremo spedire subito che ne dice? Sempre se per lei va bene."
"Signorina se potessi ti venderei l'intero negozio con deposito annesso. La voglia di mettersi in gioco e la gioia che esprimono i tuoi occhi ogni volta che posi gli occhi su un pezzo di stoffa mi inondano il cuore. Vieni ogni volta che vuoi. Possiamo fare tutto quello che vuoi e che ti passa per la testa."
Marianna lo ringraziò infinite volte prima di seguire Luis fuori dal negozio.
In macchina osservarono un religioso silenzio finché Luis non sbottò.
"Si può sapere che succede? Sei strana da ieri e non mi rifilare la scusa del mal di testa perché ho imparato a conoscerti fin troppo bene. Felicitas ha detto che non resterai per la sua festa. Posso sapere perché glielo hai detto? Non mi pare di aver fatto un biglietto di ritorno per l'Italia!"
Ok dire che era arrabbiato era quasi un eufemismo.
E Marianna non ne capiva il motivo, era stato lui a dire vieni con me senza etichette.
Ora che voleva?
Lei non poteva certo restare in Argentina a vivere a casa dei suoi per quando faceva comodo a lui.
"Luis la mia vita non è qui. Soprattutto non so se hai dimenticato ma devo rimboccarmi le maniche e prima inizio a farlo meglio è. Non capisco perché ti arrabbi tanto. E comunque il biglietto di ritorno l'ho fatto io."
Intanto erano arrivati a casa e Luis scese dalla macchina sbattendo la portiera e entrò in casa senza aspettarla.
Marianna rimase scioccata.
Non aveva mai avuto a che fare con un uomo a così stretto contatto ma di una cosa era certa, erano lunatici.

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