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Le porse una mano e con un sorriso da pelle d'oca la tirò sul dorso del cavallo insieme a lui.
"Tieniti stretta dolcezza, ora sentirai il vento nei capelli e il cuore in gola. Vai bello al galoppo!"
"Marianna"
Quello che lui non sapeva era che il suo cuore era già in gola, lo stomaco sottosopra e le gambe erano diventate una delle pappette che Eleonora si spalmava sul viso.
"Marianna."
Il cavallo correva guidato dalle sue mani forti, non poteva cadere stretta come era tra le sue braccia muscolose e brunite dal sole.
"Marianna!"
L'urlo la fece spaventare.
Si sedette sul letto di botto e spalancò gli occhi.
"E alla buon ora tesoro.* Smisciat! Non vai a lavoro stamattina?"
Guardò Tina confusa e poi lanciò un occhiata alla sveglia digitale sul comodino.
Lanciò un urlo e si fiondò giù dal letto.
Era tardissimo.
Aveva preso sonno, santo cielo non le era mai successo, almeno non da quando abitava da sola.
Tolse il pigiama e lo gettò sul pouf, non aveva tempo di fare nulla.
Corse in bagno con un pantalone a sigaretta grigio e un dolcevita panna.
Mentre si lavava i denti infilò il pantalone, non aveva neanche il tempo necessario per i collant.
Infilò le dècolletè nere con il cinturino alla caviglia, poi mise il maglione e si lavò la faccia.
Le otto e mezza, merda, non si era mai alzata alle otto e mezza, a quell'ora era già sul pullman.
Le toccava prendere le navette e  avvisare la collega Carola dello sportello accanto al suo che tardava.
Quando entrò in cucina Tina la guardò allibita.
"Che c'è? Sono in ritardo lo so. Non so come ma non ho sentito la sveglia!"
Era seccata.
Odiava arrivare a lavoro dismessa.
"Marianna io non ti sto giudicando perché ti sei addormentata. Ma ecco...non so... Per caso hai dimenticato il reggiseno?"
Quasi si strafogò con la tisana, guardò il suo davanzale e inorridì.
Non era piatta ma nemmeno tanto soda da potersi permettere di andare in giro così.
Corse di nuovo in camera e sfilò il golfino guastando la coda che aveva fatto.
Indossò il reggiseno mise nuovamente il golfino e sciolse la coda.
*"Oi esti una die de merda!"
Imprecò in sardo.
Prese al volo la borsa, la tracolla regolabile e con un saluto appena accennato a Tina uscì di casa di corsa.
Quando finalmente dopo tre circolari cambiate, un litigio con le porte della banca e uno scontro con un tipo prese posto nella sua postazione, tirò un sospiro di sollievo.
Il computer era già acceso e mormorò un grazie a Carola che le sorrise, rivolse lo sguardo ai clienti e con un sorriso forzato li invitò ad avvicinarsi.
Non vide il tipo con cui si era scontrata, voleva quanto meno scusarsi ma quando vide davanti a sé il signor Lorenzi si chiese se davvero non ci fosse una candid camera nascosta a riprendere le sue peripezie.
"Signor Lorenzi buongiorno, come posso aiutarla oggi?"
Il signor Lorenzi purtroppo credeva di avere di fronte la classica tipa che con un sorriso seducente e lo sguardo profondo cadeva ai suoi piedi.
Le regalò un sorriso da copertina e poggiò le braccia sul ripiano davanti a lei.
"Buongiorno bellezza, vorrei aprire un conto con fido."
Cosa?
Ma se solo il giorno prima era stato lì due ore a lamentarsi di non essere in grado di pagare la rata del mutuo ora dove li prendeva i soldi per aprire il conto?
Si massaggiò le tempie, aveva già ribadito che quel lavoro non faceva per lei?
"Un conto con fido?"
"Si bellezza è quello che ho detto."
Questo tizio iniziava a darle sui nervi.
"Intanto signor Lorenzi lasci stare i convenevoli e mi dia un secondo."
Lasciò la sua postazione e raggiunse l'ufficio del direttore.
Bussò due volte e aprì solo quando ebbe il consenso.
"Direttore mi scusi."
"Amoccada mi dica."
"Direttore di la c'è il signor Lorenzi che è venuto ad aprire un conto con fido, che faccio? Fino a ieri era impossibilitato a pagare le rate, ora..."
Il direttore alzò gli occhiali e unì le mani sulla scrivania.
"Proceda pure signorina, non si preoccupi."
"Va bene direttore."
Uscì dall'ufficio pensierosa e non si rese conto dell'uomo sulla sua traiettoria e gli finì addosso.
"Oh santo cielo mi scusi ero distratta."
L'uomo la guardò con sufficienza e fece una smorfia.
"È un abitudine la sua, anche poco fa era distratta?"
A una seconda occhiata si rese conto che era lo stesso tipo con cui si era scontrata appena arrivata.
"Oh è lei. Guardi sono veramente costernata, oggi è una giornata nata male. Voglia accettare-"
L'uomo alzò la mano per bloccare il suo fiume di parole.
"Si tenga le sue scuse e stia un po' più attenta la prossima volta!"
Le voltò le spalle e si avviò all'uscita.
"Che stronzo!"
Ritornò alla sua postazione e avviò direttamente la pratica per il conto con fido del signor Lorenzi.
Quando ebbe terminato porse i fogli all'uomo che non aveva respirato neanche una volta da quando aveva  iniziato a fare la pratica.
Non aveva la benché minima idea di cosa diavolo gli avesse raccontato ma non gliene importava un cavolo!
"Quanto intende depositare signor Lorenzi?"
"Bhe io direi che per adesso un tremila euro potrebbero bastare."
La mascella le cadde come nei cartoni animati che vedeva da piccola.
La gente era davvero davvero strana, il giorno prima si lamentava e il giorno dopo era improvvisamente diventato benestante.
Battè la cifra sulla pratica e prese il denaro contante che l'uomo le porgeva.
Contò in modo veloce e automatico le banconote e poi le mise nel rilevatore di banconote false.
"Bene signor Lorenzi, adesso è in possesso di un conto con fido. Le operazioni di deposito le deve fare allo sportello dentro mentre il prelievo sotto la soglia delle cinquecento euro lo può fare allo sportello fuori con la carta che le ho dato. Inoltre come spero abbia letto può prelevare nonostante il suo conto risulta in negativo. La banca si presta a erogarle il denaro fino al limite scritto. Avrà tempo novanta giorni per rinsaldare il debito prima dell'arrivo  del sollecito. È tutto chiaro?"
Il signor Lorenzi le rivolse un sorriso seducente che la fece inorridire.
"Sei stata trasparente dolcezza."
Il commento peggiorò la situazione.
Non è che non le piacesse il genere maschile, magari solo gli boriosi, erano proprio i tipi come il Lorenzi a starle sulle ovaie.
Quando finalmente si liberò di quell'uomo aprì sul computer le pratiche che aveva da sbrigare.
"Giornata nera Marianna?"
La collega una simpatica ragazza di venticinque anni con gli occhiali dalla montatura bianca e le fossette sulle guance le passò un cioccolatino.
"Nera è dir poco Carola, grazie. Secondo me certe giornate le gestisce Satana, non può essere diversamente. Che poi non ho capito perché il Lorenzi debba venire sempre al mio sportello con altri due disponibili."
Carola le rivolse un sorriso genuino.
"Ma ti pare che con una bella gnocca come te possa andare da Riccardo?"
La guardò scettica.
"Bella gnocca io? E tu allora? Perchè non viene da te? Sei molto più bella."
La ragazza le fece un gesto con la mano e scosse la testa.
"Sciocchezze. Sei più bella tu, anche io ti farei la corte se fossi un uomo. E poi la prima volta il Lorenzi è venuto al mio sportello ma io gli ho palesemente detto che sono fidanzata."
Le mostrò il solitario all'anulare e ritornò a lavorare.
La giornata proseguì tranquilla finché il direttore non comunicò loro una riunione subito dopo la chiusura.
Significava che non aveva più il tempo per andare a casa a fare una doccia prendere il borsone e andare in palestra.
Sbuffò contrariata sempre più convinta della sua ipotesi.
Alle cinque e trenta uscì trafelata e infuriata dalla sede della banca.
Tre ore!
Tre ore santo cielo, senza pranzo e senza alcuna fruttuosa intesa sui problemi da risolvere.
Salì al volo sulla circolare e dovette farsi un pezzo di strada a piedi perché fermava un po' lontana da casa.
Entrò in casa borbottando.
"Ehi Lady Marian che succede?"
"Giornata nera oggi per Lady Marian, peschi ? Altrimenti scendo."
"Ciao ragazze, sono stanca affamata e in ritardo. Ci vediamo più tardi."
Corse in camera prese il borsone dall'armadio e uscì di casa lanciando un saluto al volo alle inquiline.
La palestra non distava molto e poteva tranquillamente raggiungerla a piedi, nonostante avrebbe di gran lunga preferito prendere un taxi si fece due passi ripensando alle parole di Carola.
Sul serio la riteneva bella?
Magari lo aveva detto solo per dire, per tirarle su il morale nero.
"Ciao Gigia."
Salutò la ragazza che segnava gli appuntamenti e si avvicinò con il portafogli in mano per pagare la retta.
"Ciao Marianna, tutto apposto? Ti vedo un po' avvilita. "
Marianna prese i soldi e li passò alla ragazza con una smorfia.
"Lascia perdere, oggi è una brutta giornata."
Gigia le sorrise.
"Tranquilla vedrai che con un po' di allenamento tutto tornerà come prima."
"Mh, se sei convinta tu. Vado."
Raggiunse gli spogliatoi e si cambiò velocemente, indossò un leggins corto elastico e una canotta.
Eleonora e Tina avevano insistito nel farglielo comprare quando erano andate a prendere quello che le serviva.
Purtroppo però lei si sentiva esposta e quindi i novanta minuti che passava in palestra cercava di attirare meno sguardi possibili.
Era un orario in cui c'erano parecchi ragazzi e uomini, la maggior parte di loro andava in palestra solo per mostrare i muscoli e magari beccare un avventura.
Si mise le cuffiette nelle orecchie e raggiunse la sala attrezzi per fare i venti minuti di tapis roulant.
Qualcuno la osservava dalla zona pesi, era la terza volta che la vedeva in un solo giorno e la quarta in palestra.
Ma non capiva se era altezzosa o imbranata.
Quando si erano scontrati in banca aveva sentito la sua voce delicata ma era stato fin troppo ridicolo il suo tentativo di approccio che l'aveva liquidata subito.
Le donne belle come lei portavano solo dolore.
"Bella eh? Purtroppo altrettanto inavvicinabile. Ci ho provato due volte ad approcciare ma mi è andata male, ha uno sguardo che ti fa sentire...non so quasi inappropriato. Che fai ci provi comunque?"
Guardò l'uomo con i muscoli lucidi e le vene in evidenza e lo immaginò attaccare bottone con la tipa, scosse la testa.
Non era il suo tipo.
In realtà non la conosceva e non aveva la minima idea di quale fosse il suo tipo, ma da come se la tirava dubitava fortemente che ne esistesse qualcuno.
"Non sono qui per provarci con lei né con nessun altra, vengo solo per mantenermi in forma e perché il proprietario è mio amico."
E con quello considerava chiusa la conversazione.
Lasciò i pesi e andò al vogatore almeno lì non c'era chi lo disturbava e non aveva neanche le curve di lei che lo distraevano, quando prese posto però dovette rimproverarsi.
Lo specchio di fronte gli rimandava il corpo della ragazza che si legava i capelli mentre camminava a passò veloce sul tapis roulant.
Appena scese dal tapis roulant fece gli esercizi di respirazione che gli aveva insegnato Gigia, poi raggiunse i vogatori ma siccome c'era solo un tipo con le braccia tatuate e nessun'altra donna preferì andare ai pesi a fare gli addominali.
Non aveva voglia di smontare alcun tentativo di rimorchio, non era giornata, ne serata, ne tantomeno umore.
Verso le sette e trenta ritornò negli spogliatoi ma siccome le docce erano occupate raggiunse Gigia all'entrata per prendere una bottiglietta di acqua.
C'era Roberto il proprietario della palestra che parlava con il tipo di prima che era ai vogatori.
"Ciao Roberto."
Gli rivolse il saluto perché lo faceva tutte le sere non di certo perché volesse farsi notare dal tipo.
"Ciao Marianna."
Prese l'acqua e raggiunse Gigia alla scrivania.
"Ti senti meglio tesoro?"
Buttò giù un lungo sorso e scosse la testa.
"Starò meglio quando infilerò i piedi sotto le coperte e chiuderò gli occhi. Oggi è stata una giornata catastrofica e non è ancora finita."
"Ti capisco perfettamente. Ieri non era giornata per me, ho litigato con il mio ragazzo perché uno qui ci prova. Ma io non gli do spago, però lui dice che prima o poi resterò lusingata. Figuriamoci è pieno di muscoli e ha il cervello nelle mutande!"
Gigia quando raccontava le cose era uno spasso ed era praticamente impossibile non ridere.
Infatti lei scoppiò a ridere ed era la prima risata di tutta la giornata e la fece quasi sentire meglio.
"Sei tremenda. Sarà il tipo che ci ha provato due volte con me? È quello che mette la salopette rossa aderente?"
Gigia sgranò gli occhi.
"Si, è lui. Ci prova anche con te? È così ridicolo. I tuoi occhi sono come-"
"Fari che illuminano la notte. Non ci credo lo stesso repertorio, che patetico."
Risero insieme incuranti di Roberto e dell'uomo che era con lui.
In quel momento tre o quattro ragazze uscirono dal corridoio degli spogliatoi.
"Le docce si sono liberate, vado Gigia, ci vediamo dopo."
Raggiunse di corsa gli spogliatoi e si fece una doccia veloce.
A casa ne avrebbe fatta una come si deve con il suo tempo e con l'acqua bollente.
Si vestì velocemente e prese la borsa per uscire mentre infilava il cappotto bianco.
"Ciao Gigia io vado a casa, ci vediamo la settimana prossima."
"Ciao tesoro."
Quando uscì fuori la attendeva una sorpresa, pioveva.
*"Ta gavulu mancara scetti de proi!"
Niente da fare, oramai aveva capito che si era alzata con Saturno contro, si avviò sotto la pioggia a passo svelto sperando di non scivolare sui tacchi.
Un auto le sfrecciò accanto schizzando il cappotto di acqua sporca.
"Bene! Questa mi mancava, maledizione."
Niente da fare, fortuna che il giorno dopo era sabato e non sarebbe uscita per nessun motivo al mondo, magari la sfiga incontrava qualcun'altra e lasciava in pace lei almeno per il fine settimana.

*Svegliati
*Oggi è una giornata di merda.
*Che cavolo, pure la pioggia ci mancava.

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