20º

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Stare dietro a Felicitas era faticoso, era irrequieta, logorroica e peperina.
Erano andate insieme a Soledad e Agueda a vedere in alcuni negozi di stoffe se riuscivano a trovare qualcosa che colpisse l'interesse della ragazzina per portare a termine il vestito che la nonna aveva iniziato.
C'era ben poco di fatto in realtà, un modello realizzato con fogli di giornale che necessitava di alcune modifiche.
La nonna l'aveva composto con gonna lunga e corpetto tipo camicia dalle maniche lunghe, più che un vestito da
quinceañera sembrava un vestito da indossare la domenica a messa.
Almeno così lo aveva definito Felicitas, lei era stata alle feste delle sue amiche e nessuna portava un vestito così antico a suo dire.
Marianna aveva preso un foglio e aveva abbozzato un vestito secondo le indicazioni di Felicitas e alla fine la ragazzina si era detta contenta della nuova soluzione.
Mantenevano la gonna lunga del modello della nonna, ma il corpetto subiva delle variazioni.
Erano ormai quasi a maggio e in Argentina faceva già caldo, quindi via le maniche coprenti e pesanti.
Marianna aveva proposto una manica si lunga ma in pizzo semitrasparente, lo stesso che avrebbe coperto il corpetto con scollo a cuore che voleva Felicitas.
"Felicitas questo è l'ultimo negozio che vagliamo se neanche qui niente soddisferà il tuo gusto temo che resterai senza vestito ragazzina!"
Soledad era amorevole con sua figlia ma sapeva usare la mano ferma quando ci voleva.
"Uffa mamma, io voglio che il mio vestito le lasci tutte a bocca aperta. Non deve essere normale."
"Sei noiosa e petulante Felicitas."
Agueda non si sbilanciava molto, sembrava quasi annoiata.
Marianna vide Soledad in difficoltà e decise di intervenire.
"Felicitas un vestito deve lasciare senza parole prima chi lo indossa e poi gli altri. Deve soddisfare prima te, se pretendi che gli altri restino a bocca aperta devi prima di tutto trasmettere eleganza e raffinatezza a chi ti guarda. Ma per farlo devi sentirti tu raffinata ed elegante in quello che indossi. Ricorda che anche un sacco della spazzatura per quanto sia di plastica e nero può diventare elegante se lo si sa portare."
Le sue parole sembrarono accordare Felicitas che annuì felice e serena.
Quando entrarono nell'ultimo negozio a Marianna sembrò di aver appena varcato il cancello del paradiso dei tessuti.
Colori sgargianti, vivaci, stoffe pregiate, lini, shantung, macramè, organza, georgette.
Tutto trasudava allegria e calore, qualcosa che non aveva mai visto.
Toccare i pizzi lavorati a rose e impreziositi di Swarovski era quasi orgasmico.
"Guarda mamma non è bellissimo questo? E questo? E anche quello! Oh sono tutti così belli."
Soledad annuì felice, finalmente forse la corsa alla stoffa era finita.
"Di che colore lo vorresti?"
Felicitas guardò Marianna e alla sua domanda si strinse nelle spalle.
"Sei mora e ci vorrebbe un colore che risalti la tua carnagione. Che ne pensi di questo?"
Le mostrò un rotolo di shantung crema sfumato che per lei andava bene.
"Io lo vorrei rosa in realtà."
Soledad spalancò gli occhi e si mise una mano sulla fronte.
Agueda sbuffò esasperata.
Marianna restò stupita.
Di solito le ragazze dopo i dieci anni iniziavano ad odiare il rosa.
"Rosa? Ne sei sicura? Sulla tua pelle ambrata io non credo ci starebbe."
Felicitas alzò gli occhi al cielo e sbuffò incrociando le braccia.
Era difficile accontentare questa ragazzina.
"Quella smorfiosa antipatica di Alina lo portava rosa e si vantava di essere stata l'unica a farlo rosa."
"E tu vorresti farlo per farle dispetto?"
Soledad era sempre più in crisi.
Marianna si allontanò un po' per cercare qualcuno che potesse aiutarle.
"Ehm salve."
Un uomo sulla sessantina si girò a guardarla e le sorrise.
Portava un gilet di manifattura artigianale e un metro appeso al collo.
"Buenos dias señorita. Le puedo ayudar en algo?"
Marianna gli rivolse un occhiata preoccupata, lei non sapeva parlare argentino.
"Ehmm ecco noi, vorremmo acquistare della stoffa. Oh santo cielo sto parlando come si fa con i bambini, mi perdoni spero che riesca a farmi capire in qualche modo."
Lei era sull'orlo di una crisi e l'uomo davanti a lei sorrideva sornione.
"Mi permetta di aiutarla signorina. Mi dica che pezzo avrebbe in mente?"
Marianna si illuminò immediatamente.
"Oh meno male,lei parla italiano."
L'uomo scoppiò a ridere.
"Mi scusi ma è stato troppo divertente sentirla dialogare quasi da sola. Mi permetta, sono Augusto Fiorini e sono italiano quanto lei. Sono venuto qui quaranta anni fa in cerca di fortuna ma è stata la fortuna in un certo senso a trovare me. Sa, venni qui in cerca di lavoro e mi innamorai della figlia del proprietario il resto è storia. "
Marianna sorrise contenta, era sempre bello per lei ascoltare le storie della gente.
"Bhe mi fa molto piacere signor Augusto, mi chiedevo infatti come avrei fatto a spiegarmi."
"Tranquilla può parlare liberamente, qui in Argentina l'italiano viene insegnato a scuola, inoltre qui a Mendoza ci sono molti nostri connazionali. C'è una bella comunità di abruzzesi, piemontesi e poi un po' di tutto. Io sono potentino lei di dov'è?"
"Oh beh, io in realtà sono sarda, sono nata a Quartu Sant'Elena, ma vivo a Rovigo da circa sette anni."
Agueda si avvicinò con la sua aria di superiorità e si intromise nel discorso.
"Possiamo vedere qualcosa o dobbiamo restare qui a lungo?"
Marianna ci restò male ma non lo diede a vedere.
"Certo hai ragione Agueda scusami. Signor Augusto vorrei fare una prova con stoffa sulla mia amica, sempre se è possibile."
Il signor Augusto si illuminò e le fece cenno di seguirlo.
"Felicitas potresti dire al signor Augusto quale tipo di rosa ti piace?"
Soledad la guardò incuriosita.
"Soledad mi dai il permesso di fare una prova? Voglio vestire Felicitas con la stoffa rosa come vuole lei, vedremo come le sta e poi proveremo con quella che avevo scelto io. Voi intanto potreste dare un occhiata a qualche altra stoffa e se vi piace altro possiamo cambiare. Che ne dici?"
"Dico mia cara che se servirà a tornare a casa con qualcosa di concreto puoi fare quello che vuoi."
Marianna annuì contenta.
Seguì Augusto e Felicitas nella ricerca della stoffa rosa.
Quando finalmente riuscirono a entrare in una specie di camerino con stoffe e spilli diede libero sfogo alla sua fantasia.
"Ok Felicitas togli tutto e resta in intimo, vediamo cosa posso fare. Ovviamente sarà solo per mostrarti come sta il colore addosso a te ok?"
Il signor Augusto gli aveva portato vari scampoli di stoffa per provare più colori.
Tolse le spalline al reggiseno di Felicitas e aiutandosi con gli spilli iniziò a formare il corpetto con la stoffa rosa.
Poi le mise una fascia di pizzo in vita e lasciò cadere la stoffa morbida fino a terra.
Le coprì un solo braccio con il pizzo rosa e un angolo lo infilò sotto la cinta in modo che scendesse fino a terra.
"Ok, sei pronta per vederti a uno specchio? Naturalmente non devi tenere conto di come è adesso."
Felicitas annuì piuttosto emozionata.
Uscirono dal camerino e si fermarono davanti a Soledad e Agueda.
Entrambe la guardarono dalla testa ai piedi ma nessuna delle due sembrava soddisfatta. 
Felicitas si guardò allo specchio e poi le guardò con aria interrogativa.
"Bhe?"
"A me non piace!"
"Agueda!"
Soledad riprese Agueda con sguardo di rimprovero, era pur sempre la sorella.
"Felicitas tesoro a te piace?"
Felicitas tornò a guardarsi allo specchio con occhio critico.
"Marianna possiamo provare con le altre stoffe?"
"Certo, andiamo."
Rientrarono in camerino e stavolta Marianna le acconciò la stoffa turchese che aveva portato il signor Augusto.
Per le maniche usò un organza ricamata di una tonalità molto più chiara e anziché lasciarlo largo provò a stringerlo con gli spilli.
"Stesso discorso di prima Felicitas ok?"
Uscirono dal camerino e stavolta quanto meno riscontrarono dei pareri positivi.
Sia Soledad che Agueda rimasero contente del colore che Felicitas indossava.
"Che ne dici mamma?"
Felicità si guardava allo specchio ma non sembrava convinta.
"Mi piace tesoro, e mi piace anche il modello. "
"Si il modello piace anche a me, ma non è troppo da grande per lei?"
Stavolta Marianna non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo, movimento che non sfuggì a Felicitas.
"Marianna proviamo l'altra?"
Annuì e seguì la ragazza in camerino.
"Marianna, non fare caso a mia sorella ok?"
Marianna la guardò stupita mentre toglieva gli spilli che tenevano su la stoffa.
"Tranquilla Felicitas, lavoravo in banca, sono abituata a certi tipi di persone. Solo non capisco perché tua sorella ce l'abbia tanto con me."
Felicitas abbassò lo sguardo e non rispose.
Marianna lasciò cadere l'argomento e prese a puntare la stoffa che aveva preso lei che partiva da un caldo crema e sfumava fino a un tenue perla.
Le fece il corpetto interamente di pizzo nascondendo il reggiseno con due angoli di shantung che lasciò poi cadere dietro le spalle.
La stessa stoffa la portò avanti per fare la gonna.
Quando uscirono dal camerino la reazione fu istantanea.
Soledad si commosse mentre Agueda fece il primo sorriso della giornata.
Felicitas si guardava rapita allo specchio.
Forse avevano finalmente trovato il colore adatto.
"Allora Felicitas che ne pensi di questo?"
Felicitas batté le mani contenta e girò su se stessa.
"Digo que es demasiado bueno!"
Marianna scoppiò a ridere.
"Non ho capito molto ma dalla tua faccia suppongo che ti piace."
Felicitas annuì felice tornando a guardarsi.
Quando rientrarono si sentiva un po' stanca e accaldata, così si scusò con le sue accompagnatrici e andò di sopra a darsi una rinfrescata.
Le piaceva casa di Luis, era tutto in armonia, dai mobili alle tende ai pavimenti.
Le piaceva soprattutto il letto baldacchino con le tende leggere che fluttuavano intorno.
Era appena uscita dal bagno adiacente alla sua stanza quando una mano la tirò in un altra stanza.
Non fece in tempo a realizzare cosa fosse successo che Luis la stava praticamente divorando.
"Buenos dias querida. Mi sei mancata."
Marianna arrossì di piacere a quelle parole.
"Anche tu."
Luis tornò a impossessarsi della sua bocca e cercò di aprire l'accappatoio che indossava.
Marianna però non era della stessa idea e lo fermò.
"Aspetta Luis non possiamo. Io...noi insomma non possiamo farlo qui in casa dei tuoi. Non sta bene."
Luis la guardò stranito ma la lasciò andare a malincuore.
"Querida non potrai sfuggirmi a lungo."
Uscì dalla stanza dopo averle stampato un bacio sulla bocca.
Dopo qualche minuto Marianna aprì piano la porta e si affacciò in corridoio.
Sarebbe stato piuttosto imbarazzante se avesse incontrato qualcuno dover  spiegare cosa ci facesse in camera di Luis in accappatoio.
Soprattutto perché le stanze di tutta la famiglia davano per lo più sullo stesso corridoio.
Sgattaiolò velocemente in camera sua e si chiuse dentro rimuginando un po' su tutta la situazione.
Era in Argentina da tre giorni.
Aveva sentito le ragazze un paio di volte e le avevano assicurato che andava tutto bene.
Era partita con Luis quasi su due piedi senza pensarci due volte, senza etichette e senza promesse di alcun tipo.
Il direttore l'aveva chiamata e le aveva comunicato che a malincuore quella a dover essere licenziata era lei. Ma siccome la stimava troppo aveva voluto metterla in aspettativa, nel caso qualcuno si fosse tirato indietro lei era la prima a prenderne il posto.
Quindi senza remore aveva preparato la valigia ed era volata a Mendoza.
Luis le aveva detto che avrebbe trovato tutte le stoffe che voleva ed era stato così.
Certo mai si sarebbe aspettata che a venderle fosse un suo connazionale ma quelli erano solo dettagli.
Ora si ritrovava a cucire il vestito a Felicitas, a cercare di capire perché Agueda ce l'avesse con lei, a subire la corte serrata di Manuel e anche a tentare di sfuggire alla lussuria di Luis.
Anche se da quest'ultimo non avrebbe mai voluto sfuggire.
Ma non voleva che i parenti di Luis pensassero che era una ragazza facile.
Indossò un pantalone largo, un top incrociato e un paio di sandali, meno male che aveva dato retta a Luis prima di fare la valigia, altrimenti si sarebbe ritrovata con capi pesanti.
Si pettinò i capelli legandoli a chignon e scese di nuovo.
La famiglia era quasi riunita mancavano il padre di Luis, Ramon e lo zio Pedro.
"Posso essere utile in qualcosa?"
Soledad le mise i piatti in mano e le fece cenno di apparecchiare.
Quando ebbe terminato prese le brocche del vino che erano già pronte sul ripiano e le mise in tavola.
Ad un certo punto si sentì osservata e alzando lo sguardo vide gli occhi ostili di Agueda puntati su di lei.
"Dopo pranzo vorrei portarti in un posto. Ti va o sei stanca?"
Luis le aveva fatto la proposta sotto lo sguardo indagatore della sorella e Marianna si sentì improvvisamente impacciata.
"N-no non.. non sono stanca. Alla fine lo sai che ero nel mio mondo."
Felicitas iniziò a stordire tutti con le sue chiacchiere sulla mattinata che avevano trascorso e il pranzo filò tranquillo.
Appena finirono di mangiare Luis la prese per mano per portarla via.
"Luis aspetta. Ti spiace se prima aiuto qui a sistemare?"
"Va pure cara non preoccuparti ci siamo tutte noi qui."
"Ma..."
"Nessun ma señorita. Va con mio fratello e stai tranquilla. Al tuo ritorno ti aspetterò per iniziare il mio vestito."
All'imposizione fiscale e prepotente di Felicitas tutti si misero a ridere e a Marianna non restò che seguire Luis.

"Qui c'è tutto il lavoro, il sudore e l'amore della mia famiglia."
Erano usciti dalla cucina e attraversato lo spiazzo davanti casa avevano raggiunto quelle che lei credeva fossero stalle.
In realtà erano tettoie che conducevano a un deposito sotterraneo.
Marianna era curiosa di scoprire cosa ci fosse dietro le porte che Luis spinse poco dopo.
Centinaia di botti di legno pregiato, enormi silos in acciaio e scaffali pieni di bottiglie.
La cosa che la lasciò stupita fu che non si sentiva odore di vino, bensì di legno e qualcosa che non riuscì a definire.
"La tua famiglia produce vino?"
Luis annuì.
"Mio nonno aveva sempre cercato di mettere su un vigneto. Ma il denaro, il tempo e la concorrenza non gli permisero mai di avviare il suo sogno. Alla sua morte mio padre acquistò un terreno e piantò la prima vite.
Dopo un paio d'anni era pronto per il primo raccolto e una grandinata buttò all'aria anni di preparazione. Ma lui non ha mai mollato nonostante tutti gli dicessero che coltivare la vite non era per lui. Ha messo su una nuova piantagione e stavolta la perseveranza ha dato i suoi frutti. Il vino prodotto lo vendette ai commercianti delle trattorie di Mendoza. Dopo cinque anni le piante di vite erano diventate diciannovemila e mio padre aveva messo su la sua piccola azienda che esportava vino ovunque. Una bottiglia è arrivata in Italia e la richiesta è aumentata. Servivano più bottiglie di vino, quindi più uva e più piante. Così comprò altri due terreni e con l'aiuto di tutti noi piantò una nuova qualità di vite. La sua fortuna si evolse e cinque anni fa dovette allargare ancora di più la sua piantagione. Ma sul più bello quando tutto stava andare per il meglio, una malattia intaccò parecchie piante. Bisognava sostituirle, il raccolto sarebbe diminuito. C'erano nuove piante da acquistare, molte spese da sostenere per i concimi, il nuovo terreno da preparare....e io...io me ne sono andato lasciandoli soli."
Marianna si asciugò una lacrima e prese le mani strette a pugno di Luis le strinse tra le sue.
"Luis la tua è una famiglia speciale. Non credo che te ne abbiano fatto una colpa. Non devi sentirti colpevole."
Luis alzò una mano per asciugarle gli occhi.
"Perché piangi querida?"
Marianna strinse le spalle.
"Perché è la prima volta che apri il tuo cuore con me."

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