Il volo da Bologna per Mendoza era durato quasi quindici ore, si era addormentata più volte sul petto di Luis che l'aveva stretta a se massaggiando la cute della sua testa.
Erano partiti da Rovigo alle due del pomeriggio per prendere l'aereo delle sei e mezza da Bologna che li avrebbe portati a Mendoza, lì avrebbero preso un pullman o un taxi per arrivare alla fazenda.
Quando alzò la testa dal petto di Luis si stropicciò gli occhi e sbadigliò nascondendosi nella copertina che teneva addosso.
"Buenos dias señorita. "
Lanciò un occhiata bieca a Luis e bofonchiò un buongiorno.
Non capiva perché lui doveva sembrare appena uscito di casa, fresco di doccia, pettinato e profumato mentre lei si sentiva intorpidita, stanca, sottosopra e con l'impellente bisogno di fare una doccia.
"Quanto manca?"
"Guarda dal finestrino querida e dimmi cosa vedi."
Marianna si riavviò i capelli con le mani e guardò fuori nel cielo azzurro e limpido.
Fece vagare gli occhi a dismisura riempiendosi di luce finché non vide scorrere sotto di loro il verde delle immense distese del suolo argentino.
Si voltò a guardare Luis con gli occhi lucenti.
"Siamo arrivati?"
Luis annuì e sorrise.
Marianna era come una bambina davanti al vetro di una pasticceria, aveva gli occhi che le brillavano come stelle.
"Manca poco, molto poco."
Il suo tono si affievolì e il suo viso si ombrò, non aveva idea di come lo avrebbero accolto i suoi.
Era lontano da Mendoza da cinque anni, anni in cui si era fatto sentire sporadicamente.
Le mani di Marianna gli circondarono il viso e i suoi occhi si incatenarono a quelli chiari e luminosi della ragazza che gli aveva quasi stravolto la vita.
"Ehi ho fatto un volo di quindici ore, non vorrai mica togliermi la possibilità di vedere tutte le bellezze che ti hanno circondato da quando sei nato?"
Luis scosse la testa e le stampò un bacio sulla bocca.
Marianna avrebbe conquistato tutti a casa ne era sicuro.
Quando scesero dall'aereo e uscirono dall'aeroporto Marianna si aspettava di vedere una città in gran fermento, invece sembrava che la città dormisse ancora nonostante fossero le dieci passate del mattino.
Mandò un messaggio WhatsApp al gruppo che aveva con le ragazze ma nessuna delle due rispose.
"Luis come mai non c'è molto movimento?"
Luis sorrise e prese la sua valigia.
"Querida qui si va a letto tardi e solo chi lavora la terra si alza prima del sole. E poi sono solo le sei."
Marianna lo guardò sbigottita.
"Come le sei? Sono quasi le undici Luis."
Luis si avviò ai taxi parcheggiati in doppia fila e scambiò qualche parola con un tassista.
Caricarono le valigie e Luis le tenne le portiera aperta.
"Mi angel qui siamo cinque ore indietro rispetto all'Italia."
Marianna spalancò gli occhi stupita e dopo essersi guardata nuovamente intorno salì in macchina seguita da Luis.
La città iniziò a scorrere piano sotto i loro occhi, palazzi alti contornati dal verde, negozi e caffetterie che iniziavano lentamente ad aprire.
Nonostante fossero in una metropoli enorme sembrava quasi che si trovassero in un piccolo sobborgo dove regnava la tranquillità.
Il paesaggio di palazzi e case lasciò il posto a colline verdeggianti spruzzate dai fiori selvatici colorati che crescevano ai bordi delle strade.
Mucche al pascolo alzavano la testa attirate dal rumore dell'auto.
Marianna guardava rapita ogni cosa facendo tesoro di tutte le immagini che riusciva a catturare, era in momenti come quello che avrebbe tanto voluto la passione per la fotografia.
Stringeva la mano di Luis in modo spasmodico, indicandogli ora questo ora quello.
Luis però era praticamente perso nei suoi pensieri, per lui niente era nuovo, tutto era rimasto uguale, come se non fosse mai andato via.
Quando in lontananza si profilò l'hacienda della sua famiglia un groppo gli salì in gola.
Nessuno sapeva del suo arrivo.
Non temeva il giudizio dei suoi fratelli o di sua madre, il giudizio che più temeva era quello di Pablo Ramirez, suo padre.
Quando il taxi si fermò Marianna aveva un diavolo per capello, non era presentabile, uno sguardo nello specchietto retrovisore le aveva rimandato l'immagine di una ragazza scarmigliata, con la faccia stravolta, senza trucco e con le occhiaie.
Proprio un bel biglietto da visita.
Luis era già sceso e aiutava il tassista a scendere le valigie.
Sciolse la coda bassa e riavviò i capelli legandoli a treccia, si pizzicò le guance e si sistemò i lembi del trench che era stropicciato.
Quando scese rimase senza fiato.
Un enorme caseggiato si stagliava davanti ai suoi occhi, grosse colonne sorreggevano una serie di archi che giravano su un lato della casa.
Chiamarla casa poi era riduttivo, era enorme.
Un vecchio pozzo era contornato da vasi di fiori variopinti, sulla destra del caseggiato c'era un muro parecchio alto con un cancello aperto da dove si intravedevano quelle che potevano sembrare stalle.
Lo spiazzo davanti alla casa era di ciottoli bianchi e grigi, ovunque regnava pulizia e bellezza suprema.
Forse avevano un giardiniere.
E improvvisamente Marianna tornò con i piedi per terra a ricordare che Luis di se non le aveva raccontato nulla.
"Madre de Dios! Luis has vuelto?"
Un uomo sulla cinquantina si palesò davanti a loro, arrivato da chissà dove con un cappello in testa e un secchio tra le mani.
"Hola Pedro como estas?"
Luis lasciò che l'uomo lo abbracciasse e con un paio di pacche sulle spalle presero a parlare in argentino sotto lo sguardo attento di Marianna che non stava capendo nulla.
"Y quién es esta hermosa niña?
Luis guardò Marianna e sorrise.
"Ella es Marianna."
"Ella es muy hermosa!"
Marianna sorrise appena all'uomo e poi rivolse uno sguardo preoccupato a Luis.
"Tranquilla querida, ha detto che sei molto bella. Lui è Pedro, mio zio."
"Oh ehmm, piacere di conoscerla. "
L'uomo annuì felice come se avesse capito cosa stava dicendo.
"Vamos, tu madre tendrá un infarto cuando te vea!"
Luis si schiarì la gola e prese le valigie fece cenno a Marianna di seguirlo.
Sotto al porticato c'erano cinque o sei porte, da ognuna di esse svolazzavano tende bianche, due divani in vimini erano posti ai due lati del lungo porticato, un infinità di vasi pieni di fiori erano posati a terra e appesi sotto le arcate.
Entrarono da una delle porte e posarono le valigie.
Era un grande salone in cui c'erano vari divani di velluto, più tavolini erano sparsi un po' ovunque.
Un pianoforte a muro era addossato a una parete e una scala saliva proprio dietro quella parete.
Lo zio di Luis li guidò fuori sotto al portico e Marianna potè notare che un altra di quelle porte apparteneva sempre al salone dove erano entrati prima.
Quando si fermarono davanti a una delle altre porte lo zio si fece da parte e indicò a Luis una donna che se ne stava di spalle alla porta con un fazzoletto bianco a coprire i lunghi capelli neri, indossava una gonna blù variopinta e una camicia bianca con le maniche a palloncino. Era affaccendata davanti a una cucina a legna e dal profumo intenso preparava caffè.
Luis entrò senza fare rumore e attese guardando sua madre che non si era accorta di lui.
Fu quasi come se avesse intuito la sua presenza, perché di botto si fermò e si portò le mani al cuore girandosi piano.
Appena vide suo figlio corse ad abbracciarlo e baciarlo tra le lacrime.
Marianna si asciugò una lacrima e abbozzò un sorriso allo zio che continuava a guardarla con estasi.
Luis strinse sua madre e la sollevò volteggiando con lei.
Marianna si guardò intorno, non aveva mai visto una cucina così grande, le pareti di un bianco candido la facevano sembrare ancora più spaziosa. Dispense di legno massiccio scuro riempivano una parete intera, mentre quella sopra la cucina a legna era totalmente adorna di pentole lucide di ogni misura.
Una tenda separava uno stanzino sulla destra e una piattaia appesa dipinta di bianco conteneva piatti di forgia antica.
Ad un certo punto un ragazzo di non più di venti anni entrò nella grande cucina mentre legava una bandana sulla fronte.
"Luis?"
Nello stesso istante più gente spuntò un po' da ovunque, altri arrivarono da dietro le spalle di Marianna.
La cucina che in un primo momento le era sembrata enorme tutto a un tratto divenne affollata.
In men che non si dica sul tavolo di legno massiccio forse lungo tre metri comparvero tazze, bricchi, pane tostato, prosciutto, quelli che sembravano cornetti, formaggio e caffè, tanto caffè nero.
Nessuno sembrava fare caso a lei, tutti troppo occupati a fare domande su domande a Luis, ad abbracciarlo, a dargli pacche sulla schiena.
Stava per fare un passo indietro per uscire fuori, non perché si sentiva tagliata fuori, ma perché era giusto che Luis si godesse la sua famiglia, quando un uomo alto come Luis con una corporatura possente e un cappello calcato in testa si avvicinò a lei.
La guardò dalla testa ai piedi e poi si tolse il cappello per farle un mezzo inchino.
"Pablo Ramirez, encantado."
Aveva una straordinaria somiglianza con Luis, solo con qualche anno in più e alcuni fili argentati a sfiorare le tempie.
"Piacere mio, señor, Marianna."
Nella sua mediocre conoscenza della lingua argentina sperò di aver detto giusto, il cenno di assenso dell'uomo davanti a lei le confermò di aver usato le parole giuste.
Sorrise quando il signore le prese la mano e dopo aver baciato il dorso la tirò in casa.
Il vociare si spense immediatamente e Marianna si ritrovò tanti, troppi occhi addosso che la scrutavano curiosi.
Luis si avvicinò e porse la mano all'uomo che stava accanto a lei.
L'uomo guardò quella mano tesa e poi sollevò lo sguardo sul ragazzo che stava di fronte gettò il cappello a terra e tirò suo figlio tra le braccia.
Marianna si sentì un po' fuori posto, in fondo lei oltre Luis non conosceva nessuno.
Luis scambiò qualche parola con il padre che dopo un po' fece cenno con la testa indicando lei.
Si girò a guardarla e sorrise.
"Hola vision, soy Manuel. Eres la novia de Luis?"
Marianna lo guardò confusa, aveva capito solo che forse si chiamava Manuel, rivolse un occhiata di supplica a Luis che andò in suo aiuto.
"Allora famiglia, lei è Marianna, viene dall'Italia e non conosce molto l'argentino. Quindi finché è mia ospite possiamo farla sentire a casa sua?"
Un coro di assensi si fece spazio nella grande stanza e tutti iniziarono a presentarsi uno dopo l'altro. Conobbe Ramon e sua moglie Lorena, Juan, Rosita e suo marito Miguel, poi Agueda e Felicitas. Manuel le fece un inchino e il baciamano.
Agueda le sembrò quasi che la guardasse con diffidenza ma poteva anche sbagliarsi.
"Aspetta como se dis. Io sono il più hermoso dei fratelli Ramirez, benvenuta nella nostra fazenda Marianna."
La battuta di Manuel fece ridere tutti quanti e Marianna si accodò a loro.
L'ultima a presentarsi fu la madre di Luis, un viso privo di trucco con la pelle arrossata dal sole ma levigata come cera. Capelli neri come la pece e un sorriso dolce che ricordava vagamente Luis.
"Molto lieta di fare la tua conoscenza Marianna, io sono Soledad la madre di Luis e di tutti questi pazzi. Benvenuta a l'hacienda Rosada."
"Il piacere è tutto mio signora, grazie per l'ospitalità e scusate per il disturbo."
La donna le tolse la borsa dalle mani e la aiutò a togliere il trench.
"Sciocchezze, sei la benvenuta. Su tutti a tavola per la colazione."
Marianna si lasciò tirare dalla madre di Luis e prese posto accanto a lei e a Manuel.
Luis le stava di fronte seduto accanto a suo padre e a Ramon.
Soledad le riempì il piatto con tutto quello che c'era a tavola e glielo mise davanti insieme a una enorme tazza di caffè.
Ora come avrebbe potuto fare in modo di non bere il caffè senza sembrare scortese?
" Allora señorita sei la ragazza di mio fratello?"
Molti paia di occhi si girarono nella sua direzione e Marianna si sentì avvampare.
Era arrivata fino a Mendoza in qualità di cosa?
Non poteva certo dire alla famiglia di Luis che andava a letto con lui senza etichette.
"Ehm, noi siamo...siamo amici? Luis mi ...mi insegnava il tango."
Lanciò uno sguardo di supplica a Luis che però sembrava non cogliere la richiesta di aiuto da parte sua.
Qualcuno tornò a mangiare ma Luis e Agueda non le tolsero gli occhi di dosso.
Manuel volle sapere se aveva imparato bene a ballare il tango perché li a Mendoza ogni occasione era buona per fare festa.
"Oh beh insomma. Diciamo che sono ai passi di base, Luis come maestro non è esattamente quello che si definisce una persona paziente. Almeno non con me."
"Luis Luis, ti devo insegnare proprio tutto. Hermosa no te preocupes te voy a enseñar!"
Marianna guardò il ragazzo con cipiglio preoccupato, non aveva capito niente.
"Manuel lascia stare la señorita, non fare il gallo. E dimmi Marianna che lavoro fai a Rovigo?"
La domanda della madre di Luis la mise nuovamente al centro dell'attenzione, una cosa che a lei dava enormemente fastidio.
"Ehm ecco fino a pochi giorni fa ero un impiegata di banca. Ora sono in aspettativa."
Un sottofondo di mugugni accompagnò la sua risposta.
Evidentemente un impiegato di banca non era ben visto nella famiglia Ramirez.
"La verdad mama es que Marianna è una costurera."
Soledad si portò una mano al petto e le rivolse uno sguardo emozionato.
"Cuci?"
Marianna annuì.
"La mia povera mamma era una costurera. Devo mostrarti tutto quello che ha lasciato. Lei era molto abile e qui a Mendoza era molto richiesta. Purtroppo il signore l'ha chiamata a se."
Marianna la osservò farsi il segno della croce e baciare la medaglia che portava appesa al collo.
La sorella di Luis, Felicitas le raggiunse e prese posto sulle gambe della madre.
"Se sai cucire allora potrai portare a termine il vestito per la mia festa."
Marianna restò spiazzata.
Cosa poteva rispondere a questa ragazzina di poco più di quindici anni?
"Felicitas non dare fastidio a questa povera ragazza. Vedrai che troveremo un vestito adatto a te."
"Ma papà la mia festa di quinceañera si terrà la vigilia della festa della prosperità. E ancora non siamo andati da nessuna parte."
Marianna guardò la ragazzina imbronciata e si grattò la testa, probabilmente si stava mettendo nei guai ma non voleva che Felicitas restasse male.
"Hai già un idea per il tuo vestito? Magari nei giorni che sono qui potrei aiutarti, non mi costa nulla. Inoltre sono venuta qui proprio in cerca di nuove stoffe."
"Davvero? Lo faresti davvero? Oh mamma può farlo? Ti prego di di si!"
Soledad le rivolse uno sguardo rammaricato.
"Mi spiace Marianna. Mia figlia non vede l'ora di diventare grande. Sono mesi ormai che mi tortura con questa storia."
Marianna sorrise e strinse le spalle.
"Per me non è un problema. Mi basta solo una macchina da cucire e possiamo fare tutto quello che vuole."
Felicitas scattò in piedi e iniziò a volteggiare contenta per la cucina mentre suo fratello la prendeva in giro.
Luis le regalò un sorriso che la fece fremere.
Quanto le sarebbe piaciuto essere lì in veste ufficiale.
STAI LEGGENDO
Tu es caliente
ChickLitPer uno strano scherzo del destino Marianna si trova a prendere lezioni di tango per una scommessa persa. Non è che non le piaccia il tango, il problema è che lei non dovrebbe mai scommettere . Lei è una persona placida e tranquilla non da fastidio...