13º

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Erano passate circa tre settimane da quel fatidico bacio con successive scuse da parte del caro Luis.
Ed erano state le tre settimane più lunghe della triste vita di Marianna.
Non era più andata in palestra per non rischiare di incontrarlo, ne tantomeno alle lezioni.
Eleonora faceva mille supposizioni fino ad arrivare a Luis separato con un figlio, e continuava a chiederle scusa.
Finché esasperata aveva addirittura chiesto niente meno che a Ernesto di portare la sua coinquilina fuori a cena.
Tina era tornata a lavoro e adesso non era più gelosa del caporeparto ma di Luca che rivolgeva attenzioni alle altre colleghe.
"Lo ammazzo, giuro su di Dio che lo ammazzo!"
Era appena rientrata da un turno di circa dieci ore e aveva le scarpe in una mano e una busta in un altra.
Gettò le scarpe nel salotto sotto lo sguardo preoccupato di Marianna e a passo di marcia andò in cucina.
"È sopravvissuto a ieri?"
Tina la guardò stupita e svuotò la busta sul tavolo.
"Di chi stiamo parlando?"
Marianna prese un bicchiere d'acqua e bevve.
"Suppongo tu voglia ammazzare Luca giusto?"
Tina annuì.
"Esatto."
Marianna sedette vicino al tavolo e incrociò le mani.
"Bhe l'altro ieri sei tornata e hai detto che lo volevi disintegrare. Se oggi era ancora vivo evidentemente non lo hai disintegrato."
Tina la soppesò con lo sguardo e mise le mani alla vita rivolgendole un occhiata minacciosa.
"Di un po' signorina stai facendo dell'ironia? Perché nel caso non ti riesce per niente."
"No no. Non sia mai. Perché hai preso questa roba? "
Tina rivolse uno sguardo colpevole alle leccornie che aveva sparso sul tavolo e strinse le spalle.
"Hai bisogno di affogare i dispiaceri dato che non puoi soffocare chi te li provoca."
Marianna la guardò scioccata.
"Io?"
"Si tata, proprio tu. Sei grigia, hai le occhiaie e sei diventata quasi come Morgana."
Marianna alzò gli occhi al cielo.
"Non ricominciamo, smettetela tu ed Ele di fare le chiocce con me. Io sto benissimo, vado a lavoro, ho quasi terminato il guardaroba a Caterina e già vuole portarmi delle sue amiche. STO BENE!"
Tina voleva obiettare ma l'espressione di Marianna era poco benevola.
"Eh va bene tata. Diciamo anche che stai bene, ti va di uscire stasera?"
Altra nota dolente.
Erano tre settimane che usciva di casa solo per andare a lavoro.
Le ragazze la spronavano ma il timore di ritrovarsi di fronte Luis la frenava.
"Non mi va Tina. E poi questa sera comincia la saga della compagnia dell'anello. Non voglio perderla."
"Ehhh capirai. Quante volte lo hai visto? Il mio tesssoro! Solo a ricordarlo quel tipo mi viene la pelle d'oca. E dai tata, fammi contenta. Andiamo al pub prendiamo qualcosa, ascoltiamo un po' di musica e poi ritorniamo a casa frastornate dal rumore e dalla gente."
"Perché non ci vai con Luca?"
Nel sentire nominare Luca gli occhi di Tina iniziarono a mandare quasi saette.
"Quello stronzo! Se mi capita tra le mani...rrgghhh. Sai che ha fatto oggi?"
Al segno di diniego di Marianna prese a spiegarle la situazione che si era creata con una certa Ilenya lì in fabbrica.
Alla fine Marianna era piuttosto confusa, non capiva se era perché si era estraniata per qualche momento dal racconto o perché Tina non le diceva come stavano davvero le cose.
"Ho ragione io o no?"
Guardò la sua coinquilina e deglutì.
"Tina, ecco io...io credo che tu dovresti parlare chiaro con Luca. Dirgli che ti piace e che non sopporti che lui si comporti così con le altre. In fondo-"
"Sei impazzita per caso?"
Marianna spalancò la bocca, stava per replicare ma Tina la fermò di nuovo.
"Secondo te dovrei mettermi in ridicolo? Ma ti pare? Lui non ha lasciato intendere nulla, sai quanto ci resterei male se lui dovesse dire che non è interessato?"
Marianna chinò il capo.
Sapeva bene come ci si sentiva.
"Oh cavolo. Scusa tata non intendevo..."
"Tranquilla Tina non importa. Se non ti spiace mi sento un po' stanca e preferirei andare a riposare."
Poteva sembrare codarda?
Forse.
Ma non le importava.
L'indomani si alzò con ancora meno voglia di presentarsi in banca degli altri giorni precedenti.
Mise da parte il malumore e si vestì per andare a lavoro.
Quando arrivò in banca ancora non era arrivato nessuno dei colleghi, prese posto nella sua postazione e accese il terminale.
"Buongiorno Amoccada."
"Buongiorno direttore."
"Oggi riunione."
Ecco la ciliegina che mancava sulla torta già venuta male.
"Bene."
Il direttore la guardò scettico.
"Se lo dice con quell'entusiasmo è davvero credibile. Tutto bene signorina?"
L'arrivo dei colleghi le risparmiò il disagio di dover inventare un sorriso per rispondere al direttore.
Sperava solo che la suddetta riunione non si protraesse per le lunghe, voleva tornare a casa prima possibile.
Ma ogni vana speranza finì per diventare fumo, alle diciotto erano ancora in sala riunioni a cercare di dimostrare al direttore che trovavano interessanti i bilanci e che non si stavano annoiando per niente.
Finalmente alle venti circa il direttore disse loro che avevano terminato e che per farsi perdonare offriva un drink al Franchin.
Marianna ringraziò e rifiutò con gentilezza, si sentiva stanca e provata, preferiva andare a casa.
Si incamminò nella via principale per andare alla fermata del pullman, sperava solo di non incontrare nessuno.
Era al telefono con sua madre quando un tipo le si parò di fronte con una faccia poco raccomandabile e un coltello in una mano.
"Chi abbiamo qui? Dolcezza via il telefono."
"Ma-mamma devo andare. Ci ci sentiamo dopo."
Deglutì a vuoto e lanciò un occhiata in giro, non si vedeva anima viva.
"Non mi faccia del male."
"Ti ho vista uscire dalla banca bella, dammi i soldi."
Era la prima volta in assoluto che veniva rapinata, non le era mai successo.
Prese il portafogli dalla borsa e siccome le mani le tremavano le sfuggì e cadde a terra.
Il tipo davanti a lei la spinse e recuperò il portafogli.
"Mi prendi per il culo? Hai solo venti cazzo di euro. Dove hai messo i soldi stronza!"
Marianna inorridì.
"Ti consiglio di restituire il portafogli alla señorita e di andare via."
Luis?
Sentire la sua voce fece tranquillizzare un minimo Marianna.
"E chi cazzo sei tu per consigliarmi, mio padre? Fatti i cazzi tuoi!"
Luis si frappose tra Marianna e il tipo che continuava a roteare il coltello davanti a lei.
"In questo momento mi sto facendo i cazzi miei. Esta señorita mi appartiene e tu la stai molestando. E se fossi tuo padre non saresti vestito così ne tantomeno ruberesti. Restituisci ciò che hai rubato!"
Marianna nel sentire quello che Luis diceva si innervosì, lei non apparteneva a nessuno, tantomeno a lui.
Ma non fece in tempo a ribattere che i due iniziarono una colluttazione corpo a corpo.
"Per l'amor del cielo smettetela. Luis lascia stare, non mi importa del portafogli. Aiutooo. Qualcuno ci aiutiiii!"
Era del tutto inutile chiedere aiuto, erano lontani dalla piazza e in giro data l'ora di cena non c'era nessuno.
Alla fine il ragazzo scappò via gettando il portafogli a terra dopo aver preso le venti euro.
Marianna non capì se era scappato perché Luis stava avendo la meglio o se aveva avuto paura di qualcosa.
Luis raccolse il portafogli e glielo porse.
"Tieni, mi spiace ma ha preso i soldi."
Marianna ancora un po' scossa prese il portafogli e lo infilò in borsa.
"Non, non fa niente. Alla fine avrebbe anche potuto portarselo, non c'era altro. La carta la tengo altrove. Tu...tu stai bene?"
Luis fece una smorfia e annuì.
"Vieni ti accompagno."
"No, non c'è bisogno. Vado con il pullman."
Luis si strinse il giubbotto e sospirò.
"Per una volta potresti fare quello che dico io?"
Marianna ammutolì e lo seguì.
"Perché sei in giro da sola a esta ora señorita?"
"E perché tu sei in giro a quest'ora maestro?"
Luis si lasciò sfuggire un sorriso.
"Sei testarda señorita."
Marianna fece una smorfia.
"Pensa avrei detto la stessa cosa di te maestro. Comunque questa non è una risposta. E io ho appena finito di lavorare."
Luis fece finta di non sentirla e proseguì a camminare accanto a lei in silenzio.
" Siamo arrivati señorita, la prossima volta non ti avventurare da sola  quando è buio, chiama un taxi o qualcuno che ti faccia compagnia."
Marianna si sentì punta sul vivo.
"Ma guarda che io non ti ho chiesto di intervenire. Una volta che si fosse accertato che non avevo altro mi avrebbe lasciato in pace ne sono sicura."
Luis si lasciò scappare una smorfia di dolore e Marianna si rese conto che il suo pantalone era macchiato di scuro alla vita.
"Oh mio dio che ti è successo?"
"Niente di grave è solo un graffio."
"Un graffio? Un graffio non sanguina così! Andiamo, su devono esserci delle garzine."
Lo tirò su per le scale nonostante l'opposizione di Luis.
Appena aprì la porta beccò Eleonora ed Ernesto che si baciavano sul divano.
"Oh mio dio scusate!"
Eleonora balzò in piedi e si sistemò la maglia imbarazzata.
Ernesto invece si sistemò meglio sul divano e accavallò le gambe.
"Lady Marian non ti aspettavo per quest'ora...e..."
Marianna fece entrare Luis che si teneva il fianco.
"Luis?"
Eleonora era passata dall'imbarazzo all'incredulità in pochi secondi.
"Ele è una lunga storia, ti spiegherò tutto dopo. Se non vi dispiace io e Luis andiamo di la in camera mia. Vieni Luis."
Tre paia di occhi si spalancarono alla sua frase ma l'unico che parlò fu Ernesto.
"Hai capito la santarellina. Ti dimostri fredda e altera ma è evidente che anche tu scopi!"
Eleonora inorridì alle parole di Ernesto e gli diede un calcio negli stinchi.
Luis si innervosì e se non fosse stato per Marianna che lo tirò con sé lo avrebbe picchiato.
"Andiamo, hai già fatto danni per stasera maestro. Mi riservo io la soddisfazione di picchiare Ernesto."
Aprì la porta della sua stanza e pregò dio di essersi ricordata quella mattina di dare una sistemata.
Accese la luce e si fece da parte per fare entrare Luis, si vergognava un po'.
Quello era il suo mondo, tutto nella sua stanza parlava di lei, dal manichino sartoriale alle conchiglie bianche della Sardegna, dal libro sul comodino al metro appeso al letto.
"Resta qui torno subito."
Chiuse la porta e corse in bagno a prendere garze, cerotti e disinfettante.
Lanciò un occhiata allo specchio, era un po' scarmigliata e aveva gli occhi spiritati.
Ma era l'effetto della rapina subita, niente a che vedere con Luis in camera sua.
Tornò in camera e trovò Luis in piedi vicino a una foto che la ritraeva in spiaggia con le spalle rivolte al tramonto e un sorriso appena accennato.
Ricordava bene quando le era stata scattata, era appena finito il liceo e doveva partire per l'università e la sua amica Rosalba le aveva proposto di fare una foto insieme, quando si era girata per accettare le aveva scattato quella foto.
"Dove sei qui?"
"Alla spiaggia del Poetto. Potresti sederti devo vedere di medicare la tua ferita."
"E dov'è?"
Marianna alzò gli occhi al cielo.
Non era il momento di fare conversazione, quando c'era stata l'occasione l'aveva trattata male.
"In Sardegna, possiamo vedere questo graffio?"
Luis si avvicinò al letto e si tolse il giubbotto.
Il maglione era intriso di sangue sul fianco sinistro, Marianna deglutì.
"Non è proprio un graffio."
"Sei sarta?"
Che?
Lo guardò allibita.
Luis le indicò il manichino.
"Ah. Mi piace cucire. Devi...devi togliere il..il maglione."
Arrossì suo malgrado.
Luis riuscì a sfilarlo con non poca fatica, il fianco gli faceva male e si sentiva stordito.
Marianna trattenne il respiro.
Il petto di Luis era imponente, addominali scolpiti ventre piatto e una tartaruga invidiabile.
Alcuni tatuaggi ricoprivano parte del petto e delle braccia, non si soffermò a guardarli perché non voleva di certo dare l'impressione che non vedesse un uomo nudo da anni.
Che poi era la realtà, ma Luis non poteva e non doveva saperlo.
Quando guardò lo squarcio sul fianco si portò la mano alla bocca, era impressionante, soprattutto per lei.
Odiava la vista del sangue.
Ma dovette farsi forza.
"Devi...devi stenderti. Dovremmo andare in ospedale, non credo basti una garza e un cerotto. Oh Dio santo."
Luis sospirò stanco e scosse la testa.
"Tranquilla señorita, non è il primo taglio della mia vita. Devi solo fare quello che ti piace."
Marianna lo fissò interdetta.
"Devi cucire señorita."
"Cosa? No! Non ci penso neanche. Chiamo un ambulanza."
Fece per allontanarsi ma Luis le prese la mano e la fermò.
"Marianna non avere paura, ti sto dicendo io di farlo. Prendi ago e filo e cuci. Stai tranquilla non è la prima volta."
Le puntò gli occhi nei suoi e quando la guardava così non riusciva a dire di no, anche se sapeva che correvano molti rischi.
Si tolse il cappotto che ancora aveva addosso e tornò in bagno a prendere dei guanti.
Legò alla meglio i capelli e prima di tornare in camera si fece il segno della croce pregando Dio che andasse tutto bene.
Entrò nella stanza e rimase addossata alla porta, sperava solo di non vomitare quella specie di tramezzino che aveva mangiato a pranzo.
Indossò i guanti e sterilizzò ago e filo.
"Oh Dio aiutami, spero solo di non farti venire un infezione."
Luis abbozzò un sorriso forzato.
Marianna si inginocchiò vicino al letto e ripulì la ferita con il disinfettante.
Era una cosa orribile.
Rimandò indietro la nausea e prese ago e filo.
"Ti farò male."
Luis annuì e chiuse gli occhi.
Ricucì alla perfezione il taglio e lo coprì con le garze, non sapeva se la tecnica era giusta, se la ferita si sarebbe chiusa.
Lei non era un dottore ne un infermiera, e soprattutto quando aveva a che fare con il sangue si sentiva male.
Infatti corse in bagno a vomitare.
Si sciacquò il viso e gettò via tutto quello che aveva usato.
Quando tornò in camera Luis sembrava stesse dormendo, prese una coperta e lo coprì.
Poi uscì dalla stanza.
Raggiunse la cucina e si lasciò cadere sulla sedia prima di scoppiare a piangere.

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