Capitolo 6

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"Non puoi salvarti dai tuoi demoni, magari li puoi solo allontanare da te per un pó, ma poi verranno sempre a galla".

Ripensavo a questa frase, che mi aveva ripetuto mia nonna cento volte almeno prima di morire, quasi un'anno fa, mentre percorrevo quell'oscuro corridoio.

Mia nonna era una donna molto strana. Non faceva altro che stare chiusa in una vecchia casetta nel bosco a fare chissà cosa, prima che venisse a vivere con noi. Nessuno è mai entrato in quella casa nel bosco, e conoscendo mia nonna e le sue stranezze, non ci tenevo neanche.

Arrivai davanti ad una porta d'oro massiccio, con un pomello di diamante.

Sapevo che portava guai, ma l'aprii lo stesso.

Un'immensa distesa di monete, gioielli e banconote era davanti a me. Per molte persone sembrerebbe un sogno divenuto realtà, ma per me era tutto il contrario. E la persona che mi teneva chiusa qui lo sapeva.

Questo gioco malato voleva portarmi alla pazzia.

La porta si chiuse dietro di me.

"Ci risiamo" pensai.

Tentai di incamminarmi, ma non ci riuscii. I gioielli appuntiti e freddi ferivano di continuo i miei piedi nudi, quindi rimasi vicino alla soglia per un po'. Mi misi a sedere contro il muro e iniziai a guardare la stanza. Le pareti erano dipinte raffinatamente e tutto era illuminato da un'enorme lampadario di cristallo.

"Bel lavoro" dissi con un sogghigno.

Ormai ero abituata a tutta quella falsità, a quegli sfondi di terrore.

Ripensai a mia madre, a come era stata uccisa brutalmente. Mi misi a piangere. Le lacrime riempivano i miei occhi e svuotavano la mia anima colma di tristezza.

Ma una voce registrata mi destó dal mio dolore.

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