Capitolo 2

102 5 5
                                    

Puntai la torcia sul pavimento, cercando una chiave, o almeno qualcosa per aprire la porta.

Non trovai nulla, a parte un bigliettino sporco, con scritto, sempre con il sangue: "se l'uscita vuoi aprire, tra le stanze devi cercare, la chiave devi e trovare e subito scappare".

"Quando finirà questo incubo?" mi dissi.

Non avevo scelta, dovevo esplorare le altre stanze, anche se mi ero ripromessa di non farlo.

Decisi di partire dalla prima che incontrai. Era una porta bianca smaltata, con una maniglia dorata.

Entrai. Le pareti erano bianche, e al centro c'era solo una sedia, sempre bianca, con sopra uno strano casco da cui partivano infiniti cavi.

Sul casco c'era un biglietto con scritto: "se la chiave vuoi trovare, questo casco sul capo devi collocare, le tua tre paure accettare e via andare"

Mi sedetti sulla sedia, stranamente comoda, e mi misi il casco in testa.

Una scossa potentissima mi pervase il corpo. La scena di un clown che mi rincorreva in una stanza con un'ascia in mano mi apparve nella mente.

La mia prima paura.

Il pagliaccio mi aveva quasi acchiappata quando si tramutó in una tarantola gigante, con occhi rossi e malvagi, pronta a divorarmi.

La mia seconda paura.

E l'ultima? Qual'era l'ultima?

Poi la scena cambió, e io rimasi al buio, da sola, nel silenzio più silenzioso.

Eccola l'ultima paura. La solitudine.

Quando riaprii gli occhi, ero terrorizzata. Mi sentivo la schiuma alla bocca e il cuore mi rimbombava nel petto.

Ma almeno ero più vicina alla chiave.

Giusto?

Mi alzai e cercai di aprire la porta.

Bloccata. Solo allora notai un'altro biglietto: "credevi che le tue paure fossero sufficienti, ma commetti degli sbagli, le tue paure ti mostreró, spaventandoti ancora di più"

Una risata agghiacciante risuonó nella stanza bianca, e solo allora capii di essere fregata.

Ma le mie paure mi erano state già mostrate, no?

Mentre cercavo di rispondermi, sentii il suono di una trombetta, come quella dei... Clown.

Oh, no.

Lo notai in un angolo, che mi fissava, il naso rosso e il sorriso disegnato sulle labbra piene di tagli, la parrucca verde imbrattata di sangue, e continuava a suonare quella stupida trombetta spaventandomi come non mai.

Incominció ad avvicinarsi, sempre di più.

Urlai, ma ovviamente nessuno mi sentiva, e ogni volta che un grido lasciava le mie labbra lui sorrideva divertito.

Ero bloccata in un angolo, pensavo di essere spacciata, quando si fermó, a pochi passi da me, e incominció a dimenarsi e a urlare.

Le sue mani armate di ascie si trasformarono in zampe pelose, i suoi occhi in grandi fari rossi. Il suo sorriso truccato in una fornace che quando si apriva faceva intravedere tanti denti aguzzi.

Una tarantola.

Fuggii, cercai di aprire la porta.

Sempre bloccata.

Mi accasciai al suolo, osservando come il clown si stava trasformando in quell'essere disgustoso.

The nightmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora