Capitolo 3

87 5 8
                                    

Era davvero uno spettacolo disgustoso.

La tarantola si stava avvicinando sempre di più, aprendo la sua bocca spaventosa.

Mi raggomitolai nell'angolo, tentando di non guardarla. Di resistere.

Ormai sentivo il suo alito caldo sopra di me, e la sue lingua che mi bagnava i capelli biondi.

Ma ad un tratto, il buio. Allungai una mano per controllare se la tarantola era ancora lì, esercitando un grande coraggio. Ma non c'era niente davanti a me.

Silenzio e buio. Buio e silenzio.

Ecco la solitudine.

Poi, il fatto di ritrovarmi in una casa terrificante non aiutava la mia situazione.

Rimasi molti minuti così, in silenzio fissando il vuoto nero davanti a me. Ma una voce mi destó dal mio stato di disperazione. Era una voce distorta e fredda, proveniente da un punto non preciso della stanza.

"Sembra che tu ce l'abbia fatta. Ma non cantare vittoria, almeno scappa".

Seguii alla lettera le sue parole senza guardarmi indietro.

Uscii dalla stanza e mi ritrovai ancora nel corridoio buio. Accesi la torcia e un grido strozzato lasció le mie labbra quando la luce illuminó il corpo di una donna nel mezzo del corridoio, vestita da sposa, con il ventre tagliato da cui si intravedeva la testa di un neonato al quale era stato conficcato un coltello nella nuca. Le budella della donna erano state legate intorno al suo collo, strozzandola. Gli occhi erano stati estratti e posti sui palmi delle mani appoggiati a terra.

Un pianto terrorizzato si impossessó di me.

Quella donna ero io.

Corsi via, seminando le mie lacrime sul legno scuro e scricchiolante del pavimento.

Mi rifugiai nella prima stanza che incontrai, non pensando alle cose al suo interno.

La stanza era illuminata da tante lucine natalizie, un albero addobbato era riposto vicino ad un caminetto acceso.
La canzone "Silent Night" risuonava lieve per la stanza.
Il muro era ricoperto da una carta da pareti raffigurante pacchetti regali colorati e tanti fiocchi rossi.

Al centro, un tavolino nero reggeva un vassoio con sopra latte e biscotti.

Era la vigilia di Natale, e tra poco sarebbe arrivato lui.

Babbo Natale.

Ho sempre avuto una sorta di fobia per quel uomo barbuto e ciccione, che si infiltrava nella case attraverso cunicoli.

Mi ricordo ancora, quando avevo 7 anni, che il mio padrino si era vestito da Babbo Natale e, dopo aver posato i regali per terra, aveva abusato di me.

Sarebbe stata la prima e non ultima volta che lo faceva.

Sentii dei rumori che provenivano dal camino, e mi preparai al suo arrivo.

The nightmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora