Capitolo 5

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Era ancora sopra di me, quando inziai a piangere ancora più forte.

Il mio pensiero fisso era che non avrei mai potuto indossare una fede nuziale normalmente, come tutte le altre donne, un giorno. Ero ben consapevole che forse non sarei tornata viva a casa e che quindi la questione della fede era il mio ultimo problema, ma per me era davvero una cosa importantissima. Dopo tutte le mie tristi disavventure passate era un modo per ricominciare da capo ed essere finalmente felice con un uomo che mi amava, ma no.

Questo "Babbo Natale" dei miei stivali mi aveva tolto la possibilità di essere normale, di ricominciare. Certo, voi starete pensando non era un gran dramma, avrei potuto mettere l'anello in un'altro dito, ma era una questione di principio. Su questo sono sempre stata molto pignola.

Solo dopo aver realizzato, mi ribellai. Trovai tutta la forza che avevo in corpo nonostante la grande emorragia, e riuscii a scansare il mio aggressore. All'inzio sembrava sorpreso, ma poi ha tirato fuori dal sacco un'altro coltello, più grande del precedente.

Era furioso. Incominció a sbraitare agitando il coltello in aria. Ma con un piede riuscii a dargli un calcio in faccia, facendogli sapere che praticavo karate da ben 7 anni. Rimase a terra per un pó, e intanto io ne approfittai per allungare una mano verso il sacco, che era fortunatamente appoggiato al tavolo. Estrassi la prima cosa che trovai, un coltellino. Riuscii a tagliare le corde che mi tenevano legata e ad alzarmi in piedi.

L'emorragia era diventata ancora più intensa, e vedevo sfuocato, ma riuscii a dare un ulteriore calcio al Babbo Natale che ancora stava stramazzando al suolo, facendolo gemere. Presi il coltello seghettato che era appoggiato al tavolo, e glielo puntai al petto. Lui incominció a gridare come una femminuccia.

"Ah, ora gridi eh?" dissi, ripetendo la frase che mi aveva detto lui minuti prima, facendo sentire un pizzico di soddisfazione nella mia voce.

Poi gli conficcai il coltello nel cuore, mi rivestii e uscii dalla stanza.

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