Capitolo 13

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Ripresi i sensi su un cumulo di foglie e bastoni. Non c'era nessuno intorno a me, solo il bosco.

"Kelly, dove sei? Kelly!" mi misi ad urlare ancora a terra. Subito venni abbracciata da una bimba gioiosa.

"Kelly sei la mia eroina! Sei stata grande!" disse lei con dei gridolini di gioia.

Mi venne da ridere. Ero l'eroina di me stessa, ironico.

"Ma cos'è successo?" chiesi io massaggiandomi le tempie. Non mi ero ancora accorta del mal ti testa lancinante e del bernoccolo che avevo in fronte.

"Ma come, non ti ricordi nulla?" chiese lei sorpresa. Mi sforzai per ricordare.

FLASHBACK

Iniziai a colpirlo con il bastone più forte che potevo, ma a quanto pare non lo smuovevo di molto. Era alto almeno 3 metri, contro il mio metro e settanta.
Ma non mi arresi.

Gli diedi calci e pungni ovunque, cercando di piegarlo. Niente. Solo allora vidi uno strato scuro e buio nei suoi occhi e capii cosa fare. Questo essere era sempre stato abituato al buio totale del bosco.

Rotolai come un ninja verso la torcia che avevo appoggiato su un tronco e la puntai contro i suoi occhi. Quando l'accesi emise un verso terrorizzato e si voltó per scappare.

La sua coda che era lunghissima e robusta mi colpì e scaraventó contro un'albero facendomi perdere i sensi.

FINE FLASHBACK

"Sì, ora ricordo" esclamai io.
"Ah bene, non avrei avuto la forza di spiegartelo" sbuffó la piccola Kelly facendo finta di asciugarsi il sudore dalla fronte.

"Oh spiritosa, chi è che ha appena combattuto contro un mostro di 3 metri?" ridacchiai io.

"Mmm, okay forse hai ragione" rise lei.

Era sia strano che piacevole conversare con sè stessi.

"Dai su ranocchietta, andiamo via di qui" e la presi in braccio, nonostante le ferite che mi dolevano.

Uscimmo da quel bosco ripercorrendo la strada dell'andata ritrovandoci ancora in quel corridoio, che era diventato una specie di casa per me in quei pochi giorni di spaventosa permanenza.

"Questa era l'ultima stanza" le dissi entusiasta, sapendo che era tutto finito "andiamocene"

"Kelly, io non posso venire con te" sussurró lei triste.

"Cosa?! No, perchè dici questo?!" gridai con le lacrime agli occhi.

"Perchè io faccio parte di questo gioco malato, Kelly. Se uscissi con te, non esisteremmo per uno strappo dello spazio tempo" spiegó.

"No no! Non è possibile, ti prego vieni con me, potresti fingere di essere mia cugina! Scapperemo via!" piansi.

"Non funzionerebbe, lo sai benissimo"

Parlavo molto bene a 8 anni, lo ammetto.

"Vieni con me, ti supplico"

"Io appartengo a questa casa, a questo gioco malato Kelly. Non posso abbandonarlo" inzió a piangere anche lei.

Eravamo arrivate all'uscita. Varcata quella soglia ero libera. Girai la maniglia e la porta si aprì su uno spazio bianco e luminosissimo.

"Vai adesso, prima che inizi a piangere anche i polmoni" disse lei con un sorrisino incoraggiante.

Ridacchiai nonostante le lacrime che mi si riversavano copiose. Capii che era inutile forzarla, non sarebbe mai venuta.

"Piccola, non ti scorderó mai. Sei un esempio di vita, ricordatelo. Sei una bambina solare e gentile, sei unica ok? Non te lo scordare, o dovró venire qui a ricordartelo" le dissi singhiozzando.

"Mi piacerebbe che ritornassi" disse lei.

"Anche a me" e l'abbracciai. Un abbraccio infinito, perchè sapevo che non l'avrei rivista più. Anche se era me stessa.

Varcai la soglia e mi girai a guardarla.

"Ciao grande Kelly, abbi cura di te" disse lei salutando con la manina.
Prima che le potessi rispondere si chiuse la porta di colpo.

"Ciao piccola Kelly" sussurrai e venni avvolta dalla luce.

The nightmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora