7. Casa Hale

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Mi guardai un po intorno cercando di capire che posto fosse quello in cui eravamo, sembrava un edificio abbandonato, rimesso a posto. Dopo che avevo dovuto fingere di morire davanti agli occhi di mio padre infilandomi un coltello nello stomaco e aspettando nascosta che se ne andasse dalla città dopo qualche giorno, Derek mi aveva raccontato tutta la storia, a partire dal morso dato a Scott da Peter, al Kanima, agli Argent, a Kate, del suo ex branco che comprendeva Isaac, poi mi raccontò della morte di Allison, del Noghitsune impossessato di Stile, alla sua liberazione, al ritorno di Kate, e tutto il resto, mente mi portava a casa sua dicendo che avevo fatto la cosa migliore poiché in questo modo mio padre sarebbe stato al sicuro. Eppure, anche essendo la cosa giusta da fare a me sembrava tremendamente sbagliata. Mio padre adottivo mi sarebbe mancato, avevo già perso mia madre quando ero più piccola e ora avevo lasciato andare anche lui, era giusto così, ovviamente lo era, ma da quel momento in poi sarei stata sola e la solitudine stava iniziando a logorarmi l'interno come un acido. Sapevo di non potermi fidare di nessuno, né di Derek ne di nessun altro, anche se in tuta la storia era sempre stato dalla parte di Scott, continuavo a non potermi fidare di lui, tuttavia quello strano legame che ci univa lo sentivo partire dall'interno come un cancro che mi infettava l'organismo. Mille emozioni lottavano dentro di me per uscire fuori, rabbia, frustrazione, delusione, tristezza, dolore, paura, solitudine, curiosità. Avevo voglia di urlare, piangere e prendere a pugni qualcuno, eppure me ne stavo lì in piedi ferma a guardare il pavimento di quell'enorme stanza con i pensieri che urlavano dentro la mente.
-"Dakota.."- mi richiamò Derek senza che io me ne accorgessi.
-"Dakota.."- pronunciò ancora. Chiusi gli occhi per qualche secondo prima di riaprirli e alzare lo sguardo.
-"Dormirai qui"- disse indicandomi un materasso matrimoniale completamente fatto.
-"È il tuo letto?"- chiesi poggiando il mio borsone ai piedi del letto.
-"Si. Domani andrò a comprarne un altro, nel frattempo dormirò sul divano"- disse dandomi le spalle. Mi odiava. Lo sentivo da come mi parlava, la freddezza nella sua voce avrebbe potuto uccidere qualcuno per ibernazione. Come biasimarlo? Avrebbe dovuto prendersi cura di qualcuno che non conosceva, che avrebbe causato la sua morte in caso fosse successo a lei e che per di più l'aveva anche chiamato bastardo. Ma io cercavo solo di capire, non sapevo perché mi erano successe tutte quelle cose e tantomeno perché ero stata legata ad un enorme ragazzone con la faccia sempre imbronciata.
-"Posso dormire io sul divano, non devi badare a me"- ammisi ad alta voce, forse con troppa sicurezza, ma volevo che credesse che non ero di certo una ragazzina indifesa, impaurita e sola, anche se pensandoci ero tutte e tre le cose. Derek si girò verso di me, gli occhi illuminati dalla luna ormai alta nel cielo, mi guardò interrogativo cercando ogni singolo movimento di paura che potesse fregarmi.
-"Dakota io non ti odio, questo devi averlo bene in mente. Non ti conosco e non so il perché facevo sogni in cui ti uccidevo, ma ora sei del branco e se mi hanno detto che devo badare a te, allora lo farò, con o senza il tuo permesso"- pronunciò serio mentre non si muoveva dalla sua posizione. Lo guardai con le lacrime che mi bruciavano come spilli negli occhi, sentendomi l'acido delle parole non dette fino a quel momento, che mi saliva in gola, e l'odio nel cuore.
-"È colpa tua se mi trovo qui, se ho dovuto fingere di uccidermi davanti a mio padre...se sono un mostro, è colpa tua Derek"- urlai mentre le parole piene di odio mi uscivano dalla bocca procurandomi lacrime amare che mi rigavano il viso. Abbassò lo sguardo sul pavimento odiando qualcosa dentro di lui, poi alzò gli occhi verso di me e con uno sguardo accigliato, mi guardò.
-"Lo so..e adesso vai a dormire"-
Freddo come il ghiaccio, come il ferro, come un uomo che aveva sofferto troppo, e se io ero il suo dolore allora avrei dovuto soffrire per l'eternità.

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