16. Veleno

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Mi svegliai sedendomi di colpo sul materasso, ansimando come se avessi appena finito una maratona. Da quando ero stata ferita dallo scorpione tutte le notti avevo degli incubi che lo riguardassero, pronti a svegliarmi nel bel mezzo del sonno. Mi terrorizzavano a morte, procurandomi qualcosa che credevo non tornassero più: Gli attacchi di panico.
Iniziai ad agitarmi sotto le lenzuola continuando a boccheggiare in cerca di aria mentre una fitta al petto dove mi aveva colpito lo scorpione un paio di giorni prima, mi produceva un dolore tale che credevo mi si fossero riaperte le ferite. Cominciai a sudare per la paura e l'agitazione che quell'incubo fosse iniziato di nuovo.
-"Derek..."- pronunciai lievemente, mentre i miei occhi saettavano nel buio in cerca del suo corpo.
-"Derek!"- urlai subito dopo spingendo con forza su i punti doloranti. Come per magia la sua sagoma si intravide nell'oscurità correndo verso di me.
-"Cos'è successo?"- chiese guardando tutto il mio corpo in cerca di qualcosa che non andasse. Fissai le sue irridi verdi splendere grazie alla luce della luna, con occhi spalancati continuando ad agitarmi.
-"Si sono riaperte.."- gli dissi ad alta voce, alzandomi la maglietta di colpo, senza preoccuparti del fatto che lui fosse lì e io fossi in reggiseno.
-"Le ferite, si sono riaperte"- Tirai via la maglia e mi toccai sotto le scapole con mani tremanti passando le dita sulle cicatrici, ormai guarite del tutto grazie alla guarigione immediata.
-"Dakota, si sono richiuse"- disse sbuffando, passandosi una mano fra i capelli.
-"No, no, tu non capisci"- risposi alzandomi dal letto scansando le coperte e correndo verso l'interruttore della luce per controllare se le mie ferite fossero davvero chiuse. Lo erano. Dei profondi buchi erano rimaste soltanto cicatrici biancastre che partivano da un punto sotto le scapole fino a sopra il seno.
-"Io..io non capisco"- dissi fra me e me, cercando una motivazione logica per cui avevo sentito tale dolore senza che le ferite si fossero riaperte.
-"Mi faceva un male tremendo, lo stesso che ho sentito quella notte"- Ammisi confusa mentre Derek si alzò dal letto avvicinandosi verso la cucina. Prese una felpa da una sedia posta in un punto impreciso della stanza e la lanciò verso di me.
-"Se non ti copri prenderai freddo"-mentiva, sapevo che i lupi mannari non potevano ammalarsi, eppure la sua frase mi suscitò un senso di benessere tanto da farmi infilare la felpa senza pensarci due volte.
-"Che mi sta succedendo?"- chiesi rimanendo in piedi vicino all'interruttore.
-"Non lo so, ma dobbiamo parlare con Doc"-

La clinica veterinaria di Doc era sempre un posto che mi inquietava al tal punto da terrorizzarmi. Anche se non era il posto più caotico al mondo, e io non avessi quasi mai visto clienti, Doc era sempre pieno di animali di ogni razza e dimensione. Tuttavia anche essendo un luogo tranquillo, da quando ero arrivata quasi tutti i ricordi collegati a questo posto non erano affatto piacevoli. Entrammo nella clinica di mattina presto, pensai che forse Derek voleva evitare di incontrare Scott e dovergli raccontare tutto.
-"Doc!"- chiamò Derek ad alta voce una volta dentro la sala d'aspetto. La figura del veterinario si intravide dietro una porta che portava alla stanza per le operazioni, si infilò il suo solito camice bianco pulito, forse era appena arrivato a lavoro, e poi si avvicinò verso la piccola porticina che ci divideva da lui.
-"Sapevo sareste venuti prima o poi"- disse tranquillamente, aprendo la porticina per farci entrare nella stanza sterilizzata.
-"Abbiamo un problema"- gracchiò esausto Derek. Volevo chiedere a Doc come faceva a sapere che saremmo venuti, ma la cosa non mi sembrava un ottima idea in quel momento.
-"Si, lo so.."- continuò. Quando fummo dentro alla stanza, posai gli occhi sul lettino di ferro posto sotto di noi. Una strana sensazione mi colpì, come milioni di spilli che mi pungevano sulle viscere. Mi salì in gola l'acido dello stomaco e per poco non rigettai davanti ai due.
-"Ti senti bene?"- mi chiese Derek vedendomi sbiancare di colpo. I miei ricordi si erano impiantati dentro il cervello offuscandomi la vista.
-"S..Si, non preoccuparti"- mentì spudoratamente strizzando gli occhi, in quell'istante dire che non mi sentivo bene affatto, era inutile. Ingoiai la sensazione di vomito che mi accarezzava la gola e assunsi uno sguardo serio.
-"Doc, da quando è stata trapassata da quel mostro, o punta, o infilzata - o come vuoi definirlo te - non è tranquilla. Fa incubi tutte le notti, si agita, urla nel sonno, quando si sveglia ha degli attacchi di panico, e cosa peggiore, crede che le ferite si riaprono ogni volta"- ammise Derek con sguardo serio, tuttavia sia io che Doc ci eravamo accorti di quanto il suo tono di voce fosse tremolante e preoccupato. Rimasi in silenzio guardando il suo viso cercando di rimanere con la sua solita espressione dura, mi venne quasi da ridere in quella situazione tanto che me ne vergognai.
-"Lo immaginavo.."- iniziò Il veterinario, portandosi una mano sul mento. -"Purtroppo quando ti hanno portata qui mezza morente, oltre ai buchi fatti da quel mostro c'era qualcosa che mi preoccupava di più"- strizzai gli occhi come per cercare di intravedere uno schizzo di ironia nelle sue parole, ma Doc era più serio che mai. Io e Derek rimanemmo in silenzio elaborando ciò che stava dicendo.
-"Probabilmente non senti dolore in quella parte perché il veleno non lo permette"- corrugai le sopracciglia pronta a fare una domanda ma Derek mi precedette parlando al mio posto.
-"Veleno?"- chiese perplesso. Doc annui prima di continuare.
-"Si, ogni parte del corpo dello scorpione emette veleno"- ammise spiegando. -"Ho cercato su i miei documenti, questo tipo di veleno procura ogni cosa che hai detto tu, porta il cervello a impazzire fino a che del tutto fuori di testa, il soggetto non si uccide da solo"- rimasi sbigottita guardando prima Derek e poi Doc, il primo rimase con la fronte corrugata fissando dritto davanti a se.
-"Stai dicendo che sto diventando pazza?"- chiesi permalosa, come se mi sentissi offesa dalla frase precedente. Doc scosse la testa.
-"Forse non ora ma presto lo diventerai se non troviamo una soluzione"- mi feci prendere dall'agitazione.
-"Dove.."- dissi preoccupata. -"Dove mi ha punto?"- Doc indicò dietro la schiena, paralizzata come se mi avessero detto di avere un ragno su una spalla, la paura mi assalì e si diffuse i me come una malattia. Presi di colpo la fine della maglietta con entrambe le meni e velocemente la alzai.
-"Avanti.."- dissi girandomi con la schiena verso Derek che mi guardò confuso. -"Controlla se ho qualcosa"- Derek rimase inerme guardando la mia schiena -"Non rimanere li imbambolato, Derek, controlla"- urlai abbaiando a denti stretti. Lui si mosse dalla sua trance e posò le mani calde sulle mie spalle procurandomi brividi. Ci fu un momento di silenzio poi Doc spostò Derek, e mi toccò un punto sulla schiena.
-"Lo vedi?"- chiese a Derek, lui non rispose, annuendo semplicemente.
-"Cosa?"- chiesi agitandomi -"Cos'è?"- urlai impaurita, mente le peggiori immagini mi sfrecciavano davanti agli occhi.
-"Sembra come un livido.."- disse Derek, quella frase mi tranquillizzò per qualche secondo prima di catapultarmi in uno stato di terrore tale da farmi sentire quasi male -"Ma c'è un enorme punto nero al centro e da lì si espandono diverse linee, che sembrano come radici di una pianta"- rimasi in silenzio. Perché Doc non l'aveva detto prima? Se quel mostro mi aveva punta con uno dei suoi pungiglioni iniettandomi del veleno nel corpo, allora sarei morta davvero. La paura di morire mi colpì come un pugno nello stomaco procurandomi acido che risaliva fino alla gola e lacrime che mi bruciavano gli occhi come se mi stessero andando a fuoco.
-"Morirò"- dissi quasi sottovoce come se non volessi farmi sentire da nessuno.
-"No!"- urlò Derek impiantandosi davanti a me. -"Tu non morirai"- scossi la testa con occhi lucidi. Doc era rimasto in silenzio a guardarci mentre mi aiutava a tirare giù la maglietta, come se si fosse accorto che io non ero in grado di farlo, presa troppo dallo sconforto e lo scoraggiamento.
-"Io farò qualcosa"- e detto quello scoppiai a piangere una volta per tutte, tirando fuori ogni singola cosa che mi stava distruggendo piano piano, logorandomi dall'interno. Piansi per la perdita di mio padre, per quello che ero diventata, per il fatto che mi sentissi estremamente sola, per tutto il dolore che avevo passato, per ogni cosa che mi stava succedendo e mi chiesi perché mi stava accadendo tutto quello, ero così giovane che credevo non potessi soffrire in quel modo, ma capi una cosa importante, quello era solo l'inizio.

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