28. Distruzione

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Schiusi lentamente gli occhi, la luce potente del sole attraversava il vetro della finestra fino a puntare proprio sul mio viso. Mi portai una mano sul punto esposto alla luce, e mi coprì. Quella casa non era mai stata più silenziosa, Derek era andato via, e credevo che se non avessi fatto qualcosa non sarei riuscita a portalo in salvo. Avevo un disperato bisogno d'aiuto, mi sentivo così sola che anche la mia voglia di combattere se ne era andata lasciandomi in una casa completamente spoglia di sentimenti. Dovevo chiedere aiuto, tornare dai miei amici e scusarmi per la sera precedente, ma non ne avevo la forza. Il mio corpo era in autodistruzione. Non toccavo cibo da quando Derek era andato via, ero dimagrita molto, avevo smesso di allenarmi e riuscivo solo a piangermi addosso. E anche se la consapevolezza che in quello stato non sarei riuscita a combattere contro nemmeno un cucciolo di cane, non riuscivo a uscire da quella situazione. E dovetti ringraziare più volte chi mi aveva protetto dall'alto dei cieli, perché se preso da un atto d'ira, la sera precedente Derek mi avesse attaccato, sarei stata uccisa. Mi portai entrambe le mani al viso e sospirai rumorosamente, era una situazione pessima, io non ero forte come gli altri, non sarei riuscita a salvare Derek, non da sola. Decisi di mettermi in piedi e trascinarmi in bagno per darmi una ripulita prima di andare da Scott e provare a chiarire la situazione.

La casa di Scott era sempre stata un posto accogliente, si riusciva a sentire il calore della famiglia, dell'amore e per quanto odiassi ammetterlo adoravo andarci, tuttavia quello non era uno dei giorni in cui mi soffermavo a contemplare la sua abitazione. Scott era in piedi davanti a me, il suo zaino per la scuola in spalla e le chiavi della moto nella mano sinistra, i suoi occhi erano confusi mentre mi scrutavano dal basso verso l'alto.
-"Sembri uno scheletro"- non risposi, non mi serviva qualcuno che me lo dicesse lo sapevo bene da me.
-"Cosa ci fai qui, Dakota?"- chiese sospirando. Mi mossi verso di lui con i pugni serrati.
-"Ho bisogno del tuo aiuto"- spalancai velocemente le mani cercando di tirare fuori gli artigli, ma fu tutto inutile.
-"I miei poteri si stanno affievolendo, e non capisco il perché"- lui mi fece cenno di seguirlo e uscì dalla porta sorpassandomi. Ci dirigemmo in cucina, poi preparò una tazza di cereali e me la sistemò sotto gli occhi porgendomi un cucchiaio. Sbattei gli occhi più volte, incredula.
-"Pensi che si tratti solo di questo? Perché non mi nutro?"- lui annuì e mi fece un cenno verso la tazza. Mi forzai di iniziai a mangiare. Una volta finito, provai a ritirare fuori gli artigli, ma fu tutto inutile.
-"Mi stai prendendo in giro? Non ha funzionato"- lui rimase in silenzio per qualche secondo, pensando alla risposta da darmi, poi continuò.
-"Aspetta finché non tornerò dalla scuola, se per quando sarò tornato i tuoi poteri non si faranno ancora vedere, allora chiameremo Doc"- spalancai le labbra per ribattere, le parole acide e taglienti cercavano di uscire dalla mia bocca a fuor di pugni, tuttavia mi trattenni, la richiusi e annui.

Nel primo pomeriggio mi diressi nuovamente da Scott. I miei poteri non erano tornati e si stavano affievolendo sempre di più, quasi fino a scomparire. Ero agitata, avevo provato a mangiare di più una volta tornata a casa, avevo ricominciai ad allenarmi, ma niente, era come se fossi tornata normale. Non riuscivo più a sentire, a vedere, a tirare fuori gli artigli, le zanne e i miei occhi erano sempre dello stesso monotono marrone. Bussai con tutta forza alla porta della sua casa e aspettai che qualcuno mi venisse ad aprire. Dopo poco la porta si spalancò. Stiles aveva un lieve sorriso sul volto e mi guardava dritto negli occhi.
-"Felice di vederti anche io, Stiles"- ammiccai con un sorriso finto. Lui mi fece entrare e velocemente salimmo le scale. Gli altri erano tutti li, sembrava stessero aspettando proprio me.
-"Wow!"- esclamò Malia -"Scott non ha affatto detto che eri ridotta così"- disse indicandomi. Strinsi i pugni.
-"Grazie Malia, mi fai sembrare ancora più malconcia di quello che sono"- cercai di rispondere con sarcasmo, ma l'evidente rabbia minacciava di scoppiare fuori da ogni poro della mia pelle.
-"Scott ci ha detto che non hai più i tuoi poteri, cos'è successo?"- domandò Kira preoccupata. Abbassai gli occhi, era ora di raccontare della sera precedente.
-"Ieri notte ho incontrato Derek"- a quell'affermazione rimasero tutti senza parole -"l'hanno drogato, non si ricorda di me, crede che io sia Kate, che abbia ucciso la sua famiglia e ora vuole vendicarsi"- Liam parò entrambe le mani davanti come per farmi azzittire per un attimo.
-"Aspetta, stai dicendo che crede che tu sia il nemico?"- annui lievemente.
-"Non è possibile. Come può esserlo?"- domandò rivolgendosi a Doc appoggiato con i gomiti sulla finestra della camera di Scott.
-"Esiste un tipo di Strozzalupo, che si chiama Amnesia. Può togliere la memoria per un certo periodo di tempo, e la cosa più preoccupante è il suo effetto letale"- trattenni il fiato come se sapessi già il continuo -"Toglie i poteri al soggetto a cui è somministrato. Ma non è permanente, i suoi effetti durano per quattro o cinque ore"- mi accasciai allo stipite della porta, esausta da tutte quelle informazioni.
-"Dakota, io so che ti sta succedendo"- ammise avvicinandosi a me, per poi accovacciarsi per guardarmi dritta negli occhi. -"Stai perdendo i tuoi poteri, perché Derek sta facendo lo stesso. Finché sarà sotto quella droga sarà innocuo, ma non so tutti i suoi effetti potrebbe essere anche il contrario"- Doc abbassò gli occhi come dispiaciuto -"Probabilmente, se somministrato per tanto tempo, può avere sintomi permanenti"- chiusi gli occhi. L'avevo immaginato, non si sarebbe mai più ricordato di me, delle cose successe, delle cose fatte, di quelle dette. Non avremmo potuto evitare che provasse ad ucciderci, se l'avevamo perso del tutto, come credevamo fosse, allora il vecchio Derek non sarebbe più tornato da me.
-"Come lo fermiamo?"- chiese Scott con voce decisa. Doc mi aiutò a rimettermi in piedi, e puntò i suoi occhi miei miei.
-"C'è solo un modo"- rispose serio. Guardai le sue pupille scure, sapevo cosa stava per dire, ma se quello era l'unico modo e qualcuno doveva farlo, quella dovevo essere io. Così risposi prima che potesse farlo il veterinario.
-"Dobbiamo ucciderlo"-

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