12. L'enigma dello scorpione

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Il rumore sordo di pugni sbattuti ripetutamente sulla porta della casa mi con strinse ad aprire gli occhi prima del previsto alzandomi dal letto con il corpo indolenzito. Derek mi teneva rinchiusa dentro casa, mi allenava tutti i giorni procurandomi lividi e ferite, costretto da Doc, ma questo non mi scoraggiava, sapevo che mi stava insegnando a combattere e a resistere al dolore, compreso il suo. Mi diressi lentamente verso la porta d'ingresso e con forza la spinsi per aprire. Due facce conosciute mi si presentarono davanti con aria poco felice.
-"È ora di parlare"- disse Scott preoccupato proseguito da Stiles con un aria affaticata. Roteai gli occhi sbuffando permettendogli di entrare. Avevano disturbato l'unico giorno in cui avrei potuto riposare indisturbata.
-"Doc si è documentato"- mi voltai verso di loro per ammettere ad alta voce che sapevo già tutto ma Derek parlò prima di me.
-"Stiles..ha già parlato"- ammise nervoso mentre Scott alzava gli occhi al cielo scuotendo la testa. Mi sentii in dovere di difendere Stiles e con la rabbia che mi bolliva nelle vene parlai.
-"Volevate nascondermi una cosa così importante?"- urlai infastidita.
Qualcosa punzecchiava ad un estremità del mio cervello come un fastidio continuo che mi impediva di ragionare intelligentemente.
-"È colpa mia se stanno morendo tutte quelle persone ed è giusto che io venga uccisa"- dissi ancora procurando la risata amara di Derek rimasto alle mie spalle.
-"Credi che sia colpa tua? Pensi di essere così importante?"- quelle domande mi colpirono il cuore come un cazzotto nello stomaco, erano colpi bassi di quelli che fanno talmente male da mettersi a piangere.
-"No, io..."- gracchiai bisbigliando mentre la furia cresciuta in me il momento prima si stava affievolendo lasciando il mio corpo quasi del tutto.
-"Non capisci che quello che sta succedendo non riguarda solo te, ma tutto il branco"- continuò Derek avvicinandosi a Scott e Stiles. Abbassai lo sguardo, ovviamente riguardava il branco tuttavia mi ero soffermata talmente su di me che l'avevo dimenticato completamente.
-"Quel mostro viene richiamato dal sottosuolo da un padrone, non fa di testa sua.."-
-"Allora..."- iniziai con lo sguardo che saettava da un punto ad un altro del pavimento, cercando di analizzare quella frase -"Qualcuno vuole uccidermi al tal punto da essere così spietato.."- Derek scosse la testa abbassando lo sguardo.
-"Non vogliono uccidere te.."- ammise Stiles serio. Corrugai le sopracciglia voltandomi di scatto verso Derek. Un lumino si era acceso leggermente nel mio cervello, procurandomi timore.
Non volevano uccidere me, ma facendolo avrebbero procurato la morte certa di Derek.
-"Ma chi potrebbe vendicarsi di Derek?"- chiesi stupidamente quasi più preoccupata per lui che per la mia vita stessa.
-"Kate"- disse Scott amaramente. Uccidere me, una novellina, sarebbe stato il modo più semplice per far si che Derek morisse una volta per tutte.
-"Dobbiamo prepararci.."- disse Doc apparendo da dietro la porta della casa, come se fosse stato lì per tutto il tempo e avesse ascoltato ogni singola parola detta.
-"Perché sta arrivando"-

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