1. Il buio

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-"Le persone cercano sempre l'oscurità. In qualsiasi posto si trovino credono che chiudendo gli occhi si possa sistemare tutto. L'uomo è nato per cercare l'oscurità, fin da quando siamo neonati e ci ritroviamo nella pancia delle nostre madri, l'essere umano è circondato dal buio. Fa parte di noi, e a volte ci fa anche paura. La consapevolezza che dentro di noi ci sia un oblio oscuro ci rende deboli alla vista del buio. Iniziamo a tremare, ad aver paura, a sudare freddo, ad avere allucinazioni di demoni, mostri, orrende creature pronte ad impadronirsi di noi e a divorarci dall'interno, ci fermiamo difronte alle tenebre, diventiamo immobili, e cerchiamo il coraggio per varcare la soglia di quello che ci ricorda l'inferno. Eppure quando siamo talmente spaventati per muovere anche solo un dito, troviamo la luce. Quel motivo che ci fa aprire gli occhi, che ci da la forza di attraversare le tenebre, di guardare in faccia i demoni e riuscire a superarli. Quando perdi la luce e non riesci più a trovare l'uscita di quello che ti sembra un labirinto tenebroso, i demoni ti affiancano, ti fanno avere incubi, allucinazioni, attacchi di panico, di punto in bianco non riesci più a distinguere quale sia la realtà e quando meno te l'aspetti loro sono già dentro di te pronti a prendere il tuo posto.
Io quella luce l'ho persa quando ho perso mia madre e da quel giorno sono iniziati gli attacchi di panico. Ormai non li ho da anni, ho passato la fase, eppure da un paio di mesi a questa parte sono ricominciati. Mi prendono a scuola, a casa, per strada. Inizio con un enorme paura che assale tutto il corpo, perdo la cognizione del tempo, l'aria non entra nei polmoni, mi si chiude la trachea e respiro a forza, inizio a tremare e non riesco a parlare. Gli attacchi di panico sono il primo sintomo di un problema psicologico che parte dal cervello. C'è qualcosa che non va in me."-
Ripresi fiato finita l'ultima frase e aspettai il commento del consulente studentesco. Era una donna giovane, forse trentenne, aveva capelli scuri, come la pelle, lunghi fino al seno lisci come la seta, era di statura normale, niente segni particolari o che erano importanti da ricordare. Portai lo sguardo su di lei distogliendolo da una vecchia fotografia di una famiglia che aveva attaccata sul muro dietro la sua scrivania.
-"Tutti abbiamo paura Dakota, ma sta a noi decidere se questa può impadronirsi di quello che siamo, oppure no"-
Mi guardò con un lieve sorriso.
-"E se io non ci riuscissi?" Chiesi guardandomi le mani intrecciate tra loro.
-"Tutti ci riescono"- rispose calma, alzai il viso su di lei e chiesi ancora.
-"Si ma..ma se io non ci riuscissi, come potrei battere quello che ho dentro? Come potrei battere me stessa?"- lei mi guardò delicatamente con lo sguardo di chi comprendeva quello che stavo passando.
-"Allora ritrova quella luce che può portarti fuori dal labirinto. Cercala con tutta te stessa e una volta trovata..falla tua"- la campanella dell'ora di pranzo mi ruppe quasi i timpani. Salutai la consulente e mi avviai verso la mensa. Mentre camminavo per il corridoio mi accorsi che la mia preoccupazione e la mia ansia erano visibili a pochi, ma qualcuno se ne era accorto. Scott McCall, e questo non era un buon segno.

•Allora, salve a tutti. Per prima cosa volevo ringraziare chi sta leggendo e scusarmi per gli eventuali errori. Amo Teen Wolf e volevo provare a scrivere qualcosa che riguardasse la storia.
Beh, spero vi piaccia.•

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