4. Hinto

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-"Non mi fido di voi"- ammisi mentre scendevo dalla Jeep azzurro metallizzato di Stiles.
-"Beh almeno un po ti fidi se sei venuta fin qui con noi"- mi voltai verso di lui lanciandogli un occhiataccia mentre Scott intento a mandare messaggi a qualcuno si era allontanato avvicinandosi alla porta dell'enorme palazzo che ci sovrastava.
-"Che ci facciamo in una clinica veterinaria?"- chiesi a Stiles, lui spalancò la bocca per cercare una risposta adatta ma Scott lo precedette.
-"Diciamo che il mio capo non è solo un veterinario"- rispose mentre ci chiudevamo la porta della clinica alle spalle.
-"E cos'altro è?"- chiesi ancora confusa.
-"Un druido"- rispose una voce maschile. Spostai lo sguardo verso di lui, era un uomo di colore su i trentacinque anni, alto, pelato e di corporatura normale. Si avvicinò verso la piccola porticina in legno che divideva la sala d'aspetto con l'interno della clinica e l'apri delicatamente.
-"Doc, lei è.."- l'uomo non lo fece finire e rispose con un sorriso.
-"So bene chi è..."- disse sicuro di se per poi continuare con una parola che mi ricordava qualcosa nel profondo, lasciata in qualche cassetto della mia mente -"Hinto"- quel nome mi fece rabbrividire dalla spina dorsale, lo guardai con gli occhi spalancati rimanendo in silenzio. Le forze motorie lasciarono il mio corpo come uno stormo di rondini in cerca del calore. Le palpebre si fecero più pesanti e io caddì a terra come un sacco di patate. Non riuscivo a muovermi, a parlare, a distinguere i suoni, a vedere bene e non capivo cosa mi stesse succedendo, in che guaio mi ero cacciata.
-"Doc!"- urlò Stiles cercando di tirarmi sù, mentre Scott mi guardava con le braccia allargate non sapendo cosa fare.
-"Tranquilli, è normale. Aspettiamo gli altri e vi spiegherò tutto"- mi portarono dentro la clinica e mi stesero sul lettino metallico. Era freddo ma sentivo la pelle bruciare sotto il tocco di chiunque.
Quando fui sotto gli occhi di tutti stesa ancora sul lettino mentre le forze non riuscivano a tornare nel mio corpo, chiusi gli occhi cercando di trattenere la rabbia che sarebbe esplosa una volta tornata in me. Tutti gli amici di quei due si trovavano li e mi guardavano come se fossi un malato con una malattia rara.
-"Chi è lei e cosa ci facciamo qui?"- chiese Malia Tate, l'ultima arrivata a scuola prima che quel posto aspettasse a me. Era strana, forse per via del fatto che era rimasta a vivere da sola dentro il bosco per tanti anni, finché lo sceriffo non l'aveva ritrovata, quindi era sempre sull'attenti, tuttavia il fatto che era una bella ragazza sistemava le cose. Con i suoi capelli biondi e gli occhi scuri.
-"Non ne ho idea, ma per quanto mi riguarda ho appena scoperto che non si sa vestire"- rispose Lydia Martin, ragazza più popolare, per le sue feste e perché una volta stava con l'ex capitano di lacrosse, ora andato a vivere in Inghilterra. Era bellissima, aveva lunghi capelli biondo fragola, occhi verdi circondati da lunghe ciglia, labbra carnose, un visino da angioletto e un corpo da fotomodella.
Poi c'era Kira, una nuova ragazza asiatica, presunta fidanzata di Scott, con tutti i tratti delle solite ragazze asiatiche, capelli neri lisci come la seta, occhi a mandorla e tutto il resto.
Infine Liam, una matricola del primo anno, capelli castano chiaro, occhi azzurri, fisico slanciato. Non capivo bene cosa ci facesse con il loro gruppo o perché di punto in bianco fosse diventato così importante per Scott e i suoi amici.
-"Insomma volete dirci perché una ragazza paralizzata è sdraiata sotto di noi?"- chiese Kira scuotendo la testa. Si volevo saperlo anche io, pensai.
-"Dov'è Derek?"- chiese Doc prima che Scott potesse parlare per spiegare cosa fosse successo.
-"Eccomi"- rispose una voce da duro mentre sentivo i passi avvicinarsi al lettino. Quando fù abbastanza vicino per vederlo il fiato mi si paralizzò nei polmoni e con esso anche il cuore, iniziai a sudare e tremare mentre la paura si arrampicava su di me dalle punte dei piedi. Il giovane uomo che avevo davanti era colui che mi uccideva tutte le notti nei sogni, i suoi occhi non erano blu come nel sogno, bensì chiari, forse verdi smeraldo, il suo viso non aveva peli in più come il muso di un lupo e i suoi denti erano normalissimi, sembrava solo un enorme ragazzone di ventuno anni. Ma qualsiasi aspetto lui avesse in quel momento, adesso il mio incubo aveva un nome. Derek.

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