14. Paura

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L'acqua entrava nel mio corpo come una furia, non mi lasciava scampo. Inondava i miei polmoni come un fiume in piena, soffocavo. La paura mi stava saltellando del cervello, felice di essere li. Sopra di me lo scorpione mi teneva ferma dentro l'acqua di un laghetto nella radura. Aveva infilzato le mie spalle con le enormi chele appuntite, trapassandomi il corpo da parte a parte. Il sangue sgorgava dalle ferite mischiandosi con l'acqua, mentre l'adrenalina mi scorreva nelle vene cercando di darmi la forza per rialzarmi, eppure non ci riuscivo. Le mie mani grattavano la terra divenuta fanghiglia, cercando un appiglio per salire in superficie, ma la forza di quell'enorme scarafaggio sopra di me mi impediva di farcela. Così decisi, avrei mollato, semplicemente. L'avrei fatta finita, non mi sarebbe importato della sicura morte di Derek, del dolore che avrebbero provato gli altri quando finito tutto avrebbero trovato il mio corpo senza vita, sarei stata egoista per una volta, quella vita non faceva per me, non ero forte abbastanza per sopravvivere, per stare dietro agli altri, per salvarli. Non avevo più motivo di vivere, la mia vita era insulsa, senza motivo. Chiusi gli occhi, lasciando l'acqua entrare nel mio corpo, cercai di calmare il mio cuore e di rimanere inerme, difronte alla furia di quel mostro, in questo modo la mia morte sarebbe stata più veloce e indolore.
-"Dakota!"- urlò una voce che trapassò l'acqua e finì nel mio cervello come una scarica elettrica. La mia mente vacillò per qualche secondo, come se la voce appena sentita fosse stata quella del mio subconscio pronta a urlare il mio nome per disperazione mentre l'acqua affogava anche lui, aspettai una seconda prova che la persona che avesse urlato fosse vera, ansiosa, tremolante, ma la voce non arrivò subito dopo e io smisi di sperare. Lasciai andare quasi del tutto la resistenza automatica del mio corpo prima di sentire la voce urlare una seconda volta. Rimasi inerme difronte alla dimostrazione della prova che mi scatenò la reazione dopo. Il mio cuore accelerò i battiti, pompandomi più sangue nelle vene piene di adrenalina, i muscoli pulsavamo ad ogni sussulto di dolore e quando cercai una motivazione per liberarmi dalla presa del mostro sopra di me una sola frase mi venne in mente.
Salvare Stiles.
Era stato lui ad urlare il mio nome con voce tremante e fu lui a darmi la forza di rialzarmi, e uscire dall'acqua. Con tutta la forza che avevo in corpo afferrai le chele del mostro e spinsi per tirarle fuori dal mio corpo, il dolore fu straziante, lacerava ogni singola parte della carne e sentivo le piccole schegge poste sulla superficie che grattavano l'interno, tuttavia non mollai, con un gesto secco le tirai fuori dalle ferite e caddi a terra sfinita. Arrancando cercai di rialzarmi prendo fiato e mi spostai da sotto lo scorpione che si guardava in torno infuriato. Stiles non si era mosso da dove l'avevo visto l'ultima volta, in piedi vicino ad un albero cercava un ramo abbastanza grosso per colpire il mostro, non ce l'avrebbe fatta, lo sapevo, se avesse avuto la fortuna di colpirlo si sarebbe ritrovato morto. Lo scorpione si girò verso la mia parte mentre io ancora sfinita cercavo un modo per uscire dal laghetto.
-"Dakota, sopra di te!"- urlò Stiles con tutta la forza che aveva in corpo, tanto da farmi voltare. Lo scorpione mi aveva visto e avanzava velocemente verso di me. Presi fiato e iniziai a correre verso un paio di rocce abbastanza basse che mi sembravano un ottima uscita. Una volta fuori, mi ritrovai lo scorpione davanti, emetteva un suono come la coda di un serpente a sonagli. Indietreggiai fino ad arrivare davanti a Stiles che con faccia preoccupata cercava di darmi coraggio.
-"Possiamo farcela, è solo uno scarafaggio"- ammise ironicamente, non l'ascoltai nemmeno. Non avremmo potuto farcela, io ero sfinita, dolorante, quasi morente del tutto, e Stiles da solo non sarebbe sopravvissuto. Mi voltai verso di lui e gli sorrisi.
-"Scappa"- pronunciai piano. Gli occhi di Stiles saettavano dal mio viso al corpo del gigante. Non mi avrebbe mai lasciato qui e lo sapevo. Così con l'ultima briciola di energia che mi trovavo i corpo i miei occhi divennero più blu e la mia voce si fece più forte.
-"Scappa!"- urlai portando la sua attenzione su di me, con occhi lucidi mi fissò, quasi impaurito ma non bastò quello a farlo andare via. Ruggì con tutta me stessa e finalmente Stiles si mosse. Il mio sguardo fisso su di lui mentre scappava tra il fogliame, inciampando ogni tanto ma si rialzava e correva. Era giusto così, lo sapevo, se qualcuno doveva morire quella ero io, Stiles era troppo buono e non lo meritava. Quando il suo corpo ormai divenuto una minuscola sagoma nera sparì nell'oscurità, finalmente sprofondai in un senso di tranquillità. E mentre la mi forza sparì dal corpo e la furia di quel mostro si stava per abbattere su di me, svenni.

•Allora...siamo arrivati al capitolo 14.
Volevo solo ringraziare tutte le persone che stanno leggendo la mia storia e scusarmi se per caso ho fatto errori fino ad ora.
Grazie ancora e spero vi piaccia..•

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