I primi raggi del sole filtrarono timidi dalla finestra e colpirono il volto di Adalia, che arricciò il naso in segno di protesta prima di sedersi fra le coperte che nella notte le si erano avvolte al corpo. Con una fugace occhiata all'orologio notò che erano a malapena le sei del mattino e nonostante il pungente male alla testa che la pregava di tornare a dormire ancora per un poco scalciò le coperte dalle sue gambe e si avviò verso l'armadio, la fredda aria mattutina attaccò voracemente ogni centimetro nudo della sua pelle mentre preparava l'uniforme e si approcciava alla doccia alla fine del lungo corridoio fuori la sua camera.Adalia si prese un momento per apprezzare il castello mentre i suoi abitanti erano ancora confinati nel regno di Orfeo, aggrappandosi agli ultimi attimi di tranquillità prima di essere catapultati nel primo giorno di lezioni fra pergamene, pozioni e scintillanti incantesimi.
Mentre il primo sole di settembre incominciava a scaldare il pavimento di pietra Adalia scrutò i numerosi dipinti sulle pareti, dove molte dame e cavalieri erano ancora addormentati ed altri le rivolgevano calorosi sorrisi mentre chiacchieravano a bassa voce fra loro. La sala grande con ogni eventualità sarebbe stata ancora chiusa essendo che gli elfi probabilmente erano indaffarati con gli ultimi preparativi per il primo banchetto della giornata così girò decisa un angolo e prese le scale con l'intenzione di fare una capatina in libreria. La ragazza si passò le dita fra i capelli corvini che erano ancora umidi e la sua mano andò a posarsi quasi automaticamente sul ciondolo che portava al collo, un'aquila in argento che ironicamente era anche il simbolo della sua famiglia.La sua mente iniziò a vagare verso i suoi genitori, che con ogni eventualità erano rinchiusi nella loro tenuta sulle alpi bavaresi con la minaccia di Grindelwald che ondeggiava continuamente sulle loro teste. La loro correlazione con il signore oscuro era totalmente un mistero per Adalia, l'argomento quasi un tabù in casa sua e la ragazza sapeva solo che frequentemente qualcosa dentro di lei si accendeva e iniziava a bruciarle nel petto spingendola a porre domande scomode.
Con il tempo Adalia immaginò che fosse questa sua pressante curiosità a far calare l'aria glaciale che sembrava essersi infiltrata tra lei e i suoi genitori, i quali iniziarono a dileguare la figlia e rivolgersi a lei sempre più di rado. Adalia tuttavia non ci faceva caso, la guerra aveva colpito la sua famiglia duramente come molte altre famiglie dal sangue puro del mondo magico e collegava l'atteggiamento dei genitori alla costante pressione a cui erano sottoposti. Inoltre la maggior parte del suo tempo lo passava tra le mura di Hogwarts mentre durante le feste la famiglia di Vivienne o quella di Oliver erano sempre ben disposte ad ospitarla.
Persa nei suoi pensieri non si accorse del fatto che l'antica scalinata di pietra aveva cambiato direzione accompagnandola all'estremità di un lungo corridoio mal illuminato. Sporgendosi dalla balaustra di marmo realizzò di essere al terzo piano e con un sospiro decise di cambiare percorso per raggiungere la biblioteca accorgendosi eventualmente di non riconoscere la strada. Adalia era consapevole della vastità del castello e dei tanti passaggi e stanze segrete che giacevano al suo interno e di quanto poco lo conoscesse realmente. Il ticchettio della sua suola contro il pavimento di pietra era l'unico suono che si udiva e dopo svariate svolte brusche la ragazza si trovò all'estremità di un lungo corridoio buio, l'unica fonte di luce le torce che erano posizionate lungo le mura, le quali proiettavano ombre che danzavano minacciose intorno alla sua figura minuta. Il sottile strato di polvere che copriva il pavimento le fece prudere il naso e Adalia pensò che doveva essere un corridoio secondario, usato raramente e forse anche per questo non erano presenti numerose decorazioni. Vi era un quadro appeso sulla parete alla sua sinistra ritraente due donne robuste, vestite con abiti vaporosi e sedute entrambe ad un tavolino davanti ad una tazza di tè, Adalia scoccò uno sguardo indagatore nella loro direzione mentre le due bisbigliavano l'una all'orecchio dell'altra, coprendosi le labbra con una mano.
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journal [tom riddle]
Hayran KurguI want to be good and pure But I'm not I'm not I̶'̶m̶ ̶n̶o̶t̶ *** (La storia non seguirà la linea temporale canonica.)