Mi stai evitando.

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Chapter Four
"Tell me every terrible thing you ever did, and let me love you anyway"

I mesi passarono. Gli attacchi dei mangiamorte erano sempre più frequenti. Il mondo magico era dominato da paura e terrore.

Katherine evitò in ogni modo possibile Regulus, dopo quella sera.

Era pentita di avergli confidato una cosa così privata e importante per lei. E inoltre aveva l'impressione che, il giovane Black, avesse sviluppato una specie di attaccamento nei suoi confronti.

A volte lui l'aspettava fuori dal Manor, allora lei si smaterializzava altrove.

Altre volte, invece, le guardava le spalle durante gli attacchi, allora lei decise di indossare la maschera, in modo che non potesse riconoscerla.

Quelle piccole attenzioni, gli sguardi indiscreti durante le riunioni, provocavano in lei qualcosa.

Qualcosa che temeva: emozioni.

Non poteva permettersi di affezionarsi a lui, o a chiunque altro, l'avrebbe solo resa debole. E non avrebbe permesso a nessuno di abbattere quella corazza intorno al suo cuore.

Quella sera tornò in camera più tardi del solito e, come faceva ogni notte da quando aveva sei anni, prese in mano la vecchia pergamena e la strinse forte al petto.

Amava leggere quelle parole, prive di significato, ma che per lei contavano più della sua stessa vita.

Era tutto ciò che le restava dei suoi genitori.

Qualcuno bussò alla sua porta. Guardò l'orologio appeso al muro e si asciugò velocemente gli occhi lucidi.

"Che ci fai qui?" chiese, aprendo la porta.

"Mi stai evitando."

Regulus aveva l'aria stanca. I capelli gli ricadevano sulla fronte in modo disordinato, gli occhi erano circondati da linee scure. Era distrutto.

"Non ho tempo per queste cose" disse lei annoiata, cercando di chiudere la porta.

Ma lui la aprì di più e entrò dentro, sbattendola violentemente alla spalle.

"Esci immediatamente" urlò lei, spingendolo verso l'uscita, ma si mosse a malapena.

"Mi stai evitando" ripeté lui.

Katherine sbuffò alzando gli occhi al cielo e lo spinse ancora una volta, con più forza.

Ma lui le afferrò i polsi, prendendo il sopravvento su di lei e bloccandola al muro.

Erano vicini, abbastanza da far sfiorare i loro nasi.

Katherine poteva sentire il suo profumo, cogliere ogni sfumatura di grigio nei suoi occhi.

Lo guardò e si mise a ridere.

Una risata sincera, genuina; non ricordava neanche da quanto tempo non lo facesse.

"E adesso?" chiese con un velo di malizia.

Ma Regulus non la stava ascoltando, era immerso nei suoi occhi.

"Hai pianto?" domandò preoccupato.

Gli occhi della ragazza si spensero di nuovo e il sorriso fu rimpiazzato dalla solita maschera di apatia che era solita indossare.

"Perché sei così ossessionato da me?" rispose lei, scandendo bene ogni parola.

Regulus ammorbidì distrattamente la presa sui suoi polsi, concedendo il tempo a lei di invertire le posizioni, prendendo il sopravvento su di lui.

Gli mise una mano intorno al collo, mentre con l'altra prendeva la bacchetta.

"Sarai anche più forte" disse sorridendo, "ma io sono più astuta."

Prima che se ne rendesse conto, la spinse violentemente sul letto, e si avvicinò a lei, piegandosi alla sua altezza.

"Sarai anche più astuta, ma io resto il più forte" le sussurrò delicatamente all'orecchio.

Le prese il viso tra le mani e la esaminò attentamente.

'Quanto hai sofferto?' pensò, mentre guardava quei suoi grandi occhi verdi, pieni di tristezza.

"Ho preso tutte le scelte sbagliate" sussurò, accarezzando le labbra di lei con il pollice, "ma questa sarà sicuramente la peggiore."

E immediatamente le sue labbra raggiunsero quelle di lei.

"Vuoi che smetta?" chiese tra un bacio e l'altro. "Simmi di smetterla e lo farò."

Ma Katherine non voleva che smettesse. Non voleva che si fermasse. Amava quella sensazione, il suo contatto, il modo in cui la faceva sentire, come se non fosse così terribile come pensava.

Fecero l'amore fino all'alba e poi si addormentarono sfiniti uno tra le braccia dell'altro.

'Con lui potrai essere felice' pensava una parte di Katherine, 'Tu non meriti nulla, mostro!' pensava l'altra.

"Ci penso io a te" sentì Regulus dire, poco prima di addormentarsi, come se le avesse appena letto la mente.
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