Flashback

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Chapter Five
"I met evil when I was only a child"

La mattina dopo, Regulus si svegliò nel grande letto della ragazza.

Una striscia di cielo era visibile tra le tende; nonostante fosse inverno, il cielo era limpido e il sole splendeva.

Era una bella giornata.

Tutto taceva intorno a lui, nessun rumore, tranne i respiri profondi e tranquilli della giovane addormentata.

Era distesa su un lato, rivolta verso di lui.

Aveva un aspetto sereno e Regulus pensò che fosse la cosa più bella che avesse mai visto.

Le accarezzò il volto, spostando delicatamente una ciocca di capelli che le cadeva sul viso, e fece scorrere il suo sguardo lungo tutto il suo corpo, prestando attenzione all'avambraccio sinistro.

Il marchio risaltava sulla sua pelle chiara, ma c'era dell'altro.

Le prese delicatamente il braccio, facendo attenzione a non svegliarla, e lo avvicinò a lui.

Era piena di ematomi, graffi e tagli, alcuni abbastanza recenti. Sembrava che avesse cercato di rimuoverlo, facendosi solo del male.

Katherine si mosse e aprì gli occhi. "Cosa fai?" domandò, stiracchiandosi.

"Perché?" chiese lui, indicando il braccio con lo sguardo.

"Non sono affari tuoi" rispose secca, alzandosi.

Regulus la guardava mentre si vestiva velocemente per coprire il segno, sembrava come se stesse cercando di nascondere disperatamente qualcosa.

O forse si vergognava?

"Sono qui" sussurrò. "Puoi fidarti di me."

Katherine si fermò sui suoi passi, ripensando alle parole che aveva appena sentito.

Flahback

La piccola Katherine era chiusa in un piccola cella, aveva solo dieci anni.

Non vedeva la luce del sole da quando i suoi genitori morirono e un uomo mascherato la rinchiuse lì.

Era una stanza piccola, buia e vuota.

C'era solo un letto.

Aveva passato i primi due anni a piangere, rannicchiata sotto le coperte, a rivivere mentalmente la morte dei suoi genitori. Sentiva le urla di suo padre, il pianto di sua madre e la voce dell'uomo che lanciava l'anatema che uccide. Vedeva i corpi dei suoi genitori cadere a terra, senza vita, continuamente.

Ma più passava il tempo, più il vuoto nel suo petto aumentava, privandola anche delle lacrime.

Alcune volte si chiedeva se fosse morta e se quello fosse l'inferno.

Oscurità, solitudine.

Nient'altro se non i ricordi di quella notte sempre davanti ai suoi occhi.

Passò 6 anni della sua vita chiusa lì dentro, senza potersi lavare, pettinare o anche, semplicemente, senza poter usare un bagno vero.

Qualche volta, alcuni uomini le portavano del cibo e dell'acqua, altre volte, invece, rimaneva senza per giorni, o almeno credeva.

Non riusciva a distinguere il giorno dalla notte, il passare del tempo. Le luci venivano accese e/o spente ad intervalli brevi e regolari, in modo da far perdere ai prigionieri qualsiasi tipo di cognizione.

Un giorno due uomini la presero e la portarono in una grande stanza cupa, illuminata solo dalla luce fioca di alcune candele.

Ad aspettarla c'era un'uomo, che Katherine riconobbe subito. Era l'uomo che aveva ucciso i suoi genitori, Voldemort.

"Sei cresciuta" disse sorridendo malignamente.

La ragazzina rimase immobile, ma non aveva paura, anzi, sperava che la uccidesse.

"Sai chi sono?"

Katherine rise istericamente.

"Un mezzosangue che ci ha creduto troppo, suppongo"

"Non solo ci ha creduto, stupida ragazzina, ma ci è anche riuscito."

Una risata fredda e inquietante si estese nella stanza.

"La tua voglia di morire è notevole, ma non ti ucciderò" esclamò, "ho altri piani in serbo per te."

"E cosa ti fa pensare che mi unirò a te, mezzosangue?" lo sfidò ancora, scandendo bene l'ultima parola.

I vari mangiamorte si guardarono tra di loro, visibilmente stupiti da quella esclamazione.

Nessuno aveva mai osato parlare così al Signore oscuro, ma Katherine non aveva più nulla da perdere, ormai.

"Ci sentiamo coraggiose oggi, Crucio."

La maledizione si diffuse nel piccolo corpo della ragazza velocemente. Il dolore si diffuse come lava incandescente, Katherine non riusciva a muoversi, sentiva come se le sue interiora si stessero contorcendo e strappando.

Dopo un'eternità, il dolore sparì, ma non del tutto.

La maledizione era finita, ma l'agonia era rimasta.

"Unisciti a me! Altrimenti, non ti benedirò concedendoti il sollievo della morte che tanto brami, ma verrai torturata ogni secondo, ogni giorno, della tua patetica vita!" minacciò Voldemort, avvicinandosi a lei.

Le prese la testa tra le mani, costringendola a guardarlo negli occhi, mentre entrava nella sua mente.

Sentì le urla dei suoi genitori e vide l'esatto momento in cui i loro corpi caddero sul freddo lastricato, senza vita.

Glielo fece rivivere ancora, e ancora, finché non la lasciò inerme sul pavimento.

"Riportala nei sotterranei" ordinò ad uno dei mangiamorte.

Si sentì sollevare da terra, ma era incapace di aprire gli occhi.

'C'è qualcosa che non va' pensò, mentre veniva spinta violentemente sul letto nella sua cella.

Aveva freddo, tremava, ma non riusciva a capire cosa stesse accadendo, la sua mente era ancora troppo debole dopo il Legilimens.

Sentiva della labbra sulla sua gola, dita fredde erano in mezzo alle sue gambe e la colpivano violentemente.

Le labbra si spostarono sul suo seno da bambina, mordendo e lasciando segni violacei su tutto il suo corpo.

Katherine continuava a piangere, ad urlare, ma nessuno l'aiutò.

Perse la sua innocenza a 12 anni, in una fredda cella.

Venne lasciata sul letto, ricoperta di sangue, privata di quella poca forza che le era rimasta.

"Mi unirò a lei" sussurò chinando la testa, il giorno dopo, "mio signore."

Fine Flashback

Una lacrima scese calda sulla sua guancia, ma Katherine l'asciugò immediatamente, prima che Regulus potesse vederla.

"Non voglio più essere così" disse dopo qualche istante.
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