Capitolo 4

80 5 0
                                    

Si era svegliato prestissimo ancora una volta, con particolare fatica quella mattina, sperando che quella giornata finisse in fretta, ancora prima di cominciare.
Il pensiero dell'ennesima settimana così intensa lo affliggeva un po', ma sapere che suo padre era riuscito a spostare la location dell'ultimo servizio a casa sua lo rincuorava, facendogli raccogliere gli ultimi sforzi per gli ultimi dieci giorni di lavoro.
Non fece nemmeno colazione, uscendo al volo da casa mentre i suoi coinquilini dormivano ancora.
L'auto lo stava aspettando in strada per raggiungere Nantes.
Possibile che per fare qualche foto dovesse percorrere distanze così lunghe e sorbirsi tutte quelle ore di viaggio?
Non riusciva proprio a capacitarsene e fortunatamente quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio di lavoro. Almeno fino all'estate successiva.
L'auto partì, dopo che Gabriel e Nathalie salutarono il loro ragazzo, che, una volta ricambiato il saluto con fare assonnato, allungò le gambe davanti a sé e appoggiò la testa tra il sedile ed il finestrino cercando di chiudere gli occhi e poter riposare ancora un po'.
Dopo mezzora dalla partenza il suono del suo smartphone lo ridestò da quella fase di dormiveglia.
Sorrise, riconoscendo la suoneria riservata esclusivamente a chiamate e messaggi della sua Lady, e lesse la risposta al messaggio di buongiorno che lui le aveva inviato un'ora prima.
"buongiorno principino, oggi ho il giorno libero perché il titolare della boutique ha avuto un imprevisto e nessuno apre il negozio all'infuori di lui. Ho intenzione di prepararti una dolce sorpresa per stasera. Verrò a trovarti per la buonanotte. Buona giornata, la tua coccinella"
Aveva allegato la foto di alcune brioches e biscotti, che gli fecero venire subito l'acquolina, essendo per di più a stomaco vuoto.
Sua madre, a cui non sfuggiva il minimo particolare, sorrise amorevolmente mentre Adrien si rimetteva a sonnecchiare e l'auto sfrecciava sull'autostrada con destinazione Nantes.

Era quasi ora di pranzo, finalmente una pausa dopo tre ore ininterrotte di foto sotto il sole cocente di quasi fine luglio.
Durante l'ultimo scatto vide qualcosa sfrecciare in lontananza: no, non poteva essere.
Scosse la testa, rimuovendo quel pensiero, e sfoggiò un sorriso per il fotografo, così da porre fine a quella tortura di pose ed espressioni impostate, che in quel periodo gli pesava particolarmente.
Aprì la porta della roulotte che fungeva da camerino e, una volta dentro, la richiuse sospirando stancamente, chiudendo gli occhi e poggiandoci la schiena.
«stanco?»
«decisam-»
Spalancò gli occhi sorpreso, rizzandosi in piedi, rendendosi conto solo allora che il pensiero di prima fosse reale, ricevendo in cambio uno splendido sorriso dall'eroina in rosso che stava seduta sulla sedia con le gambe accavallate.
Ladybug si alzò andando verso di lui, ancora sulla porta, in preda allo stupore che lei fosse lì.
Si detrasformò, arrivando proprio davanti al modello e posizionando i palmi aperti di entrambe le mani sul suo petto. Si alzò in punta di piedi e lo baciò piano, per poi osservare divertita la sua espressione ancora sotto shock.
«ma tu..» riuscì a dire soltanto
«tua madre non ha segreti con il tuo telefono a portata di mano, specialmente senza codice di blocco»
Gli spiegò lei facendolo arrossire per la prima volta.
Cavoli. Non ci aveva pensato.
Dalla fretta di prepararsi per il set non aveva preservato la sua privacy, lasciando a sua madre i suoi effetti anziché in camerino. Era stato effettivamente un rischio, non tanto per le loro identità segrete, per quello avevano altri mezzi di comunicazione, quanto per i messaggi che si scambiavano, in particolar modo quelli che scriveva lui.
No. Non sarebbe stato proprio il caso che sua madre li leggesse.

Dopo aver ammesso quella mancanza di attenzione, sorrise a quegli occhi blu che tanto amava, prendendo la sua ragazza tra le braccia e baciandola con trasporto.
Aveva atteso quel contatto da tempo, era veramente saturo di impazienza, perciò fece prevalere un po' il suo istinto, iniziando a baciarle il collo delicatamente, ma con desiderio, e spostando le mani su fianchi e schiena, appena sotto la maglia leggera che la giovane indossava, facendole provare sensazioni nuove.
Ma d'un tratto qualcuno bussò alla porta: dovevano andare a pranzo e poi sarebbero dovuti tornare a casa.
Adrien grugnì appoggiando la fronte sulla spalla di Marinette, che ridacchiò, nonostante fosse ancora travolta dalle emozioni di ciò che era appena successo.
«non posso uscire in queste condizioni»
Dichiarò il ragazzo, ancora nella stessa posizione e giocherellando con il braccialetto di lei, che inizialmente non capì cosa intendesse.
Le bastò abbassare leggermente la testa per comprendere perfettamente di cosa stesse parlando, voltandosi poi imbarazzata e provocando in lui una risatina
«Milady, sono il tuo ragazzo, è normale che succeda questo, quando sto con te»
Poi si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò
«ti ci dovrai abituare, principessa, questi momenti saranno sempre più frequenti e non vedo l'ora della prossima occasione»
La lasciò sconcertata e rossa in viso, mentre prendeva il pacchetto con le paste che gli aveva portato, baciandola sulla guancia in segno di ringraziamento e tornò ad aprire la porta della roulotte.
«andiamo, coccinella, ci stanno aspettando e poi.. ho una gran fame!»

Lo stava aspettando da un quarto d'ora alla stazione Gare du Nord, probabilmente il treno era in ritardo.
Ricontrollò più volte il messaggio che le aveva inviato: giorno, ora e binario erano corretti, quindi doveva solo avere pazienza.
Sospirò rimettendo il telefono nella borsa, per poi rimirarsi le unghie tornate in ottimo stato, smaltate di un azzurro perlato.
«adoro le tue mani, biondina»
Si voltò incrociando i suoi meravigliosi occhi blu, che la fissavano gentili come sempre.
Non perse altro tempo e gli si lanciò tra le braccia, inspirando il suo profumo a pieni polmoni
«non credevo potessi mancarmi come l'aria»
Annunciò Chloé con il viso contro la maglia del ragazzo, al quale scappò un risolino e la strinse forte a sé.
«anche tu mi sei mancata da morire. Fortunatamente ho tutto il tempo del mondo per te, ora. Le prossime riprese saranno ad ottobre, quando avremo registrato le altre canzoni. Nel frattempo sono ufficialmente ed esclusivamente tuo»
A quelle parole la ragazza lo guardò negli occhi, senza sapere cosa dire, e lui ne approfittò per baciare le sue labbra che aveva sognato ogni notte in quei giorni che li avevano tenuti separati.

Alya percorreva il corridoio della casa editrice a gran velocità, cercando di non far cadere la pila di fogli che teneva in mano e raggiungendo l'ufficio del giornalista a cui era stata affidata come assistente.
Non fece in tempo a varcare la soglia che il suo responsabile la introdusse nel suo discorso evidentemente già iniziato
«..per l'appunto, Jérome, dovresti fare riferimento ad Alya: è molto informata sull'argomento e sono certo che potrà esaudire la tua richiesta, oltre che essere un'ottima occasione per lei. Per quanto mi riguarda non ho intenzione di inseguire due eroi in calzamaglia»
Jérome Chaval si voltò verso la giovane appena entrata con un sorriso di circostanza, a cui lei rispose con un'espressione alquanto sorpresa ma felice.
Se aveva capito bene, il suo responsabile Thomas, le aveva appena rifilato un servizio a proposito di Ladybug e Chat Noir, che, guarda il caso, lei seguiva già da tempo.
Il signore distinto la guardò dunque con maggior interesse.
«allora, signorina, sarebbe disposta a mettersi in gioco per scoprire le identità dei nostri eroi?»
Aspetta, cosa?!
Oh mamma.. Un conto era raccontare le loro avventure, recuperare interviste e fare fotografie per immortalare i momenti migliori..
Ma qui si trattava di andare molto più a fondo.. E che dire.. Wow!
Però.. ne sarebbe stata capace?
Sarebbe stata all'altezza di quel compito?
Avrebbe rispettato i tempi?
Già, perché sicuramente le avrebbe dato un termine per questo ingaggio, ne sarebbe andata della sua carriera giornalistica.
Ma poi, perché Jérome Chaval avrebbe voluto scoprire le loro identità?
Non gli bastava sapere che vegliavano su Parigi sempre, con dedizione e coraggio?
«signorina, la nostra testata giornalistica ha bisogno dello scoop dell'anno per incrementare le vendite. Questo non è un semplice stage scolastico. Le lascio ventiquattr'ore per pensarci. Domani entro sera vorrei la sua risposta, altrimenti darò questo compito a qualcun altro»
La sollecitò l'uomo sempre seduto al suo posto, come a rispondere alle ultime domande che si era fatta mentalmente.
La vide torturarsi le mani e strofinarsi i piedi l'un altro, evidentemente agitata per quella richiesta.
Dopodiché Alya alzò di scatto la testa.
«va bene. Accetto»

Plagg si assicurò che il suo protetto fosse effettivamente nel mondo dei sogni prima di uscire dalla finestra e raggiungere la kwami della creazione dal maestro.
Nonostante fosse notte fonda, l'anziano fu molto disponibile ad ascoltare le preoccupazioni e i pensieri che tormentavano i piccoli dei in quel periodo.
Aveva dato ragione al fatto che non era certo il momento adatto per allarmare i loro portatori, almeno finché non si fosse presentata la prima minaccia, di cui ancora non avevano la minima idea quale fosse la vera natura.
Solo allora avrebbero potuto spiegare e ragionare insieme a loro sul da farsi.
Dopo il lungo discorso di Tikki, infatti, il maestro aveva concluso quella piccola riunione dicendo
«voglio incontrare i ragazzi prima possibile. Non devono sapere che ci siamo incontrati oggi. Ma voglio metterli al corrente che una probabile minaccia è in arrivo e, per quanto mi fidi completamente, devo comunque ricordare loro quanto sia fondamentale che siano pronti, sempre»

EssenzialiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora