Capitolo 17

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Era trascorso più di un mese da quando Johnson era entrato in possesso della pergamena.
Si era affidato a Jérome Chaval, il miglior studioso di storia e letteratura antiche di tutta la Francia, nonché figura di spicco del giornale; gli aveva imposto l'arduo compito di tenere sotto controllo la nuova apprendista e, all'insaputa di tutti, di tradurre la pergamena dei complementari, studiandone ogni minimo dettaglio.
Johnson varcò la soglia dell'ufficio senza preavvisare il proprio arrivo
«ebbene?»
Chaval sobbalzò, immerso tra le scartoffie piene di appunti
«s-signore, non l'avevo sentita entrare»
L'uomo distinto gli offrì uno sguardo di sufficienza, si avvicinò alla finestra osservando la pioggia incessante di quella tarda serata.
Chaval sospirò per scemare un po' dell'agitazione che aveva sempre in presenza di quell'individuo
«non sono ancora riuscito a decifrare tutto lo scritto. Però sembra che la soluzione sia nei gioielli, ma non ho ancora compreso come si possano usare per il suo caso»
Fece una breve pausa, notando il cipiglio del proprio interlocutore, così abbassò la testa
«sono desolato, Sir, ma le mie ricerche non hanno prodotto i risultati sperati e.. Temo ci vorrà più tempo del previsto..»
«ti concedo un mese. Anche alla ragazza. Non ammetto ritardi, sia chiaro, altrimenti ne pagherete le conseguenze entrambi»
Il suo volto trasmetteva chiaramente inquietudine: certamente Johnson sarebbe stato disposto a tutto pur di raggiungere l'obiettivo, l'aveva già ammesso una volta.

Il produttore pubblicitario, ancora alla finestra, era concentrato sui propri pensieri ed istintivamente si prese la propria mano destra nell'altra. I pensieri si soffermarono improvvisamente a quella sensazione alquanto insolita che aveva provato quando si era congedato da Marinette, un mese prima, al servizio dei profumi Agreste.
I giorni successivi a quell'evento erano stati un tormento per lui: percepiva disagio ed attrazione per quella ragazza, mai vista prima, così pura e forte.
Avrebbe dovuto rivederla.
Avrebbe voluto rivederla.
Per capire.
Per sapere.
Per riprovare quella sensazione.
Ma c'era un problema.
Adrien Agreste.
Non poteva avvicinarsi a lei con lui tra i piedi.
E un modo c'era, ma intanto
«monsieur Chaval. Devo chiederle un altro favore»
Esordì avvicinandosi alla scrivania del sottoposto, che alzò immediatamente lo sguardo dagli appunti verso di lui
«voglio quante più informazioni possibili sulla fidanzata del giovane Agreste»
«un'intervista, signore? Posso chiedere alla stagista»
«niente intervista. Ma dica alla stagista che deve riportare tutto ciò di cui viene a conoscenza esclusivamente a me»

Alya rimirava con soddisfazione l'articolo di giornale che era stato pubblicato quella stessa mattina di fine settembre, sulla prima pagina di uno dei giornali più prestigiosi della città.
Aveva scritto altre notizie riguardo i due supereroi, da quando Chaval le aveva dato l'incarico, ma era la prima volta che il suo scoop apriva la testata giornalistica a caratteri cubitali.
Prima di ogni altra notizia.
Fantastico!
Ancora non ci credeva.
Il sorriso non smetteva di piegarle le labbra all'insù e gli occhi brillavano di gioia.
Si sentiva realizzata nonostante non avesse ancora raggiunto l'obiettivo richiesto dal proprio capo.
Seduta sulla scalinata interna della scuola, accolse le compagne con immensa euforia, esibendo a braccia tese in avanti la pagina scritta da lei, ancora prima di salutare le amiche e far vedere il proprio viso gioioso.
Le espressioni di Lila e Chloé dichiaravano immenso stupore ed esaltazione, ammirazione nei confronti della neo giornalista, che se ne compiacque e ringraziò.
Ma appena Alya volse la propria attenzione a Marinette, la ragazza fece un sorriso forzato, come se si sentisse fuori luogo
«qualcosa non va, Marinette?»
La corvina ragionò bene sulle parole da pronunciare per evitare di scaturire qualsiasi dubbio: non poteva esprimere il proprio disagio sul fatto che l'amica avesse colto i due supereroi a scambiarsi dolci effusioni proprio sul tetto vicino la boulangerie Dupain. Ma cosa doveva farci se lei ed il compagno Chat Noir avevano dovuto impedire un incidente tra un'auto e un camion due strade più in là, a tarda sera, ed avevano pensato di sostare proprio su quel tetto per riprendere fiato e, coinvolti in un momento di tenerezza, si erano letteralmente scambiati un casto bacio e due carezze di conforto?
Forse per un momento si erano dimenticati che avrebbero potuto essere ancora sotto l'occhio curioso dei giornalisti, di Alya in particolare, cadendo in un errore rischioso.
Nell'articolo l'amica aveva elogiato i due giovani eroi per le loro gesta, descrivendo anche la gratitudine dei parigini nei loro confronti, ma dettagliando quel momento intimo che aveva portato lo scoop in prima pagina, con tanto di foto anche ravvicinate, insinuando ai lettori il dubbio che, sotto la maschera, la coppia potesse essere qualcuno vicino ad ogni cittadino e quindi incitandoli a scoprirne l'identità.
«non credo siano felici di essere presi di mira anche nella loro intimità, Alya. E con intimità intendo anche quando se ne stanno in disparte dopo i loro interventi»
Dichiarò con voce ferma.
«ammiro il tuo lavoro, Alya, ma come ho già detto altre volte, non mi sembra giusto nei loro confronti»
Concluse dirigendosi verso l'aula, lasciando le amiche sconcertate e senza parole.
La giornalista in erba prese il proprio smartphone dalla tasca dei jeans e lesse il messaggio appena ricevuto, permettendo allo sconforto di prendere il sopravvento.
Come avrebbe potuto esaudire la richiesta del proprio responsabile, quando la sua amica era già contraria alla divulgazione di notizie personali di altri?

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