Fu non sapeva, o meglio non ricordava, cosa fosse accaduto quel pomeriggio a casa propria, durante la visita di due uomini eleganti e gentili, che gli avevano riportato la pergamena rubatagli tempo prima.
Non aveva la minima idea di chi fossero, poiché la memoria non li associava ad alcun nome, e nemmeno poteva immaginare che fossero gli stessi che a suo tempo gliel'avevano portata via.Stava preparando il tè come d'abitudine quando il campanello del proprio appartamento suonò e li accolse gentilmente, com'era suo solito fare con chiunque si presentasse da lui.
«buongiorno signori. Cosa posso fare per voi, uomini gentili?»
Aveva sorriso loro, inconsapevole della situazione, e li aveva fatti accomodare offrendo loro una tazza di quella bevanda ambrata, fumante e profumata.
Seduti intorno al tavolino uno di fronte agli altri due, li aveva osservati in silenzio e senza farsi notare, sorseggiando dalla propria tazza e percependo un certo disagio in loro presenza, nonostante apparissero come due uomini pacifici e distinti.
Avevano pronunciato i propri nomi, che stranamente non ricordava, per quanto possedesse un'ottima memoria, introducendosi come semplici giornalisti, anche se il loro abbigliamento li mostrasse al pari di due uomini d'affari.
«signor Fu, siamo venuti qui per restituirle questa. Credo sia un documento molto prezioso per lei»
Introdusse il discorso Chaval, porgendo la pergamena all'anziano, che prima di prenderla lo guardò titubante domandandosi il modo ed il motivo per cui ne fossero entrati in possesso.
Johnson rispose a quella tacita domanda senza scomporsi, mentendo spudoratamente
«abbiamo scoperto che al nostro giornale c'era un team di dipendenti specializzati in arti antiche che, per fare notizia ed avere successo nel giornalismo, rubava opere millenarie, ne scriveva delle recensioni e le rivendeva sottobanco al miglior offerente»Fu sbiancò.
Come avevano saputo che lui custodiva lo scritto dei complementari?
E se fossero riusciti a tradurlo, in qualche modo?
I ragazzi erano in pericolo.
Doveva fare qualcosa per proteggerli e preservare le loro identità.
Nel momento in cui alzò la testa per aprire un nuovo discorso e togliere l'attenzione da quello attuale, si ritrovò gli occhi di Johnson puntati nei propri, che riflettevano una luce particolare.
In pochi istanti comprese di non avere più padronanza del proprio corpo ormai inerme, che rimase in posizione seduta, e prese consapevolezza che la mente pian piano stesse entrando in uno stato di trance.
«si rilassi, Mr Fu. Il suo segreto è al sicuro con noi. Anzi, siamo qui proprio per avere maggiori informazioni. E lei ora mi dirà tutto nei minimi dettagli»
Gli occhi dell'anziano si spalancarono: aveva già sentito quelle parole, come fosse stato il giorno precedente, ma non riusciva ad associarle ad alcun evento particolare.
Poi, d'improvviso, la propria mente elaborò quel ricordo realizzando che l'uomo che stava parlando con lui era lo stesso che due mesi prima aveva fatto irruzione in casa sua.
Non solo.
Nonostante fosse trascorso diverso tempo l'anziano era certo che quello davanti a lui fosse lo stesso uomo di cui la Ladybug di duecento anni prima aveva perso completamente le tracce.
Come poteva essere sopravvissuto?
Percepì forza fisica e mentale abbandonarlo, totalmente alla mercé di Johnson e subito dopo ci fu il buio più totale.Sotto lo sguardo attonito di Chaval che se ne stava seduto accanto a lui ad assistere a quella scena quasi surreale, il produttore pubblicitario aveva impedito a Fu di reagire fisicamente, dandogli la possibilità di muovere solo gli occhi e parlare senza volontà propria.
Posizionandogli davanti la pergamena srotolata, l'uomo si fece spiegare passo passo la leggenda dei complementari e la soluzione a quel dubbio che lo tartassava ormai da settimane: chi fosse Ladybug.
Ora sapeva ed il suo obiettivo era più che mai.Johnson osservava il panorama serale dalla finestra del proprio studio, con un bicchiere nella mano destra e sorridendo soddisfatto ripensando a quanto quella giornata fosse stata proficua per lui ed indispensabile per raggiungere il proprio scopo.
Chaval se ne stava in piedi, con la porta alle spalle, in attesa di istruzioni; titubò qualche istante prima di parlare, non sapendo se fosse davvero il caso di approfondire il discorso su quanto aveva assistito quel pomeriggio
«sir-»
«c'eri andato vicino, Jérome»
L'aria convinta ma serena di Johnson, associata a quelle parole, lo lasciò confuso: doveva prenderlo come un complimento per i propri sforzi?
«sei stato più utile di quanto mi aspettassi. Potrei direi in un certo senso essenziale. Ora che sai però..»
Riprese il discorso il produttore pubblicitario, voltandosi dalla finestra e procedendo lentamente verso l'altro uomo che si immobilizzò sul posto.
Il volto di Chaval fece una smorfia di terrore quando la mano aperta di Johnson gli si posò tra la sommità della testa e la fronte.
Fu avvolto da una sensazione di leggerezza, come se un peso enorme fosse in procinto di sparire dalla propria mente e rimase incantato dagli occhi di Johnson, così intensi e seri, che quasi sembrava avessero cambiato colore.
«non preoccuparti, non sentirai dolore. Non posso permettere che ti addossi tutto il peso di questa nostra collaborazione e farò in modo che tu ne sia completamente libero. Per te, io sono sempre stato solo ed esclusivamente un cliente della vostra testata giornalistica, ma non ci siamo incontrati di persona in alcuna occasione, d'accordo?»
La sua voce era calma, ma decisa, il tono basso, ma chiaro.
