Capitolo 11

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Nino si svegliò molto presto, sbadigliando e sorridendo alla vista della sua dolce metà ancora dormiente tra le sue braccia.
Era un po' dispiaciuto, la vacanza era ormai giunta al termine per i quattro amici, quel pomeriggio sarebbero ripartiti per fare ritorno a Parigi.
Le due settimane di soggiorno erano state davvero fantastiche, ma sarebbe stato meraviglioso se ci fosse stato qualcosa che avesse reso speciale anche quell'ultimo giorno.
Ci pensò un po' su e sorrise quando un'idea fu chiara nella sua mente.
Si mosse piano per alzarsi, ma la ragazza al suo fianco lo tirò a sé per un braccio e lo guardava con occhi ancora assonnati
«dove credi di andare, senza darmi il buongiorno, amore?»
Il ragazzo moro sorrise e si inclinò verso di lei, sussurrandole
«torno subito, tesoro»
Le diede un dolce bacio a fior di labbra e si diresse verso il bagno.
Alya sorrise compiaciuta quando il ragazzo tornò a sdraiarsi accanto a lei, accarezzando i fianchi e baciandole piano il collo
«volevi il buongiorno, mia cara?»

Chloé sospirò malinconica mentre guardava per l'ultima volta il panorama dal balconcino della camera d'albergo.
Era talmente immersa in quella vista e nei propri pensieri che non si accorse della figura alle sue spalle.
Due braccia le circondarono i fianchi delicatamente e un paio di labbra si poggiarono sulla sua tempia destra
«buongiorno, biondina. Ti va di fare una passeggiata prima di colazione?»
La ragazza si accoccolò meglio contro il petto nudo di Luka, alzando leggermente la testa per poterlo guardare; poi si voltò piano in modo da essergli di fronte e, alzandosi in punta di piedi, gli diede un bacio sulle labbra e sorrise dolcemente
«mi preparo al volo e usciamo»

A colazione Nino espose la sua proposta per impegnare la mattinata: una gita con le moto d'acqua, alla quale tutti accettarono entusiasti.
Dopo aver liberato le camere, secondo disposizioni dell'albergo per coloro che terminavano il soggiorno, i quatto amici depositarono le valigie nella hall e si diressero alla spiaggia per noleggiare due acquascooters.
Alya era esaltata all'idea della nuova esperienza: la giovane era da sempre attratta da velocità e rischio, perciò fece di tutto per convincere il suo fidanzato a farla guidare, che alla fine dovette cedere sospirando rassegnato.
I ragazzi indossarono i giubbini di salvataggio e, dopo qualche giro di prova, Alya decise di sfidare Luka
«chi perde paga il gelato a tutti!»
Annunciò la castana convinta, sotto lo sguardo perplesso degli altri tre.
Ma dopo l'ennesima sconfitta, si arrese lasciando il posto a Nino che si rivelò molto più bravo del ragazzo dagli occhi blu.
«fuori il portafogli, bellezza, ci devi un gelato»
La canzonò Luka una volta lasciate le moto d'acqua, avvolgendo le spalle di Chloé con un braccio, guadagnandosi una linguaccia da Alya.

L'odore di medicinali ormai gli aveva invaso le narici così tanto che non ci faceva più caso ogni volta che entrava in ospedale a far visita a sua madre.
Nathaniel non se la sentiva ancora di dirle che il padre non sarebbe più tornato.
Le guardie forestali avevano fatto il loro dovere, perlustrando attentamente ogni singolo angolo della zona in cui avevano trovato la donna, allargando il raggio di qualche chilometro, considerando l'eventualità che l'uomo si potesse essere allontanato in cerca di aiuto.
Purtroppo la ricerca non fu proficua e le forze dell'ordine dovettero annunciare la triste notizia al giovane figlio, insistendo a specificare però che avrebbero valutato ogni altra possibile pista, una volta che la donna fosse stata in grado di raccontare la propria versione dei fatti, a mente lucida ed in salute.
Lila, accanto a lui come sempre, stava dialogando con la donna che finalmente stava molto meglio.
Il rosso sorrise ammirando la scena e sentì la necessità di dichiarare alla madre, ormai pienamente cosciente delle sue facoltà, interrompendo la conversazione
«sono contento che ti piaccia Lila, mamma. Sai, ho intenzione di ufficializzare il nostro fidanzamento»
La donna sorrise dolcemente guardando negli occhi il figlio, la ragazza sgranò gli occhi dallo stupore di quella confessione inaspettata.
Sentì lo sguardo del suo ragazzo addosso e, per la prima volta, si trovò in imbarazzo senza sapere cosa dire
«in questi mesi sono successe tante cose ed ho potuto riflettere, soprattutto gli ultimi due mesi. Sei sempre stata la più forte tra noi due, Lila, determinata, sincera, mi sei sempre stata accanto nonostante le grosse difficoltà ed impedimenti che ti ho creato. Non hai mai perso la fiducia in me, né la speranza, sei stata forte anche per me e, anzi, hai fatto di tutto perché ritrovassi la grinta di ricominciare e tirarmi fuori da quel periodo buio che ora, per fortuna e soprattutto grazie a te, è passato. Sarò egoista probabilmente dicendo che sei essenziale per me, Lila. Ma è la verità. E vorrei impegnarmi di esserlo io per te, sempre. Magari diventando la forza l'uno dell'altra... Finché vorrai sopportarmi, ovvio..»
Concluse con una risatina imbarazzata, abbassando lo sguardo.
Non si era mai espresso così esplicitamente, almeno non a parole, e la giovane si trovò in lacrime, seduta accanto alla donna che osservava il figlio orgogliosa.
«che aspetti» le disse lei piano
«corri ad abbracciarlo!»
Non se lo fece ripetere una seconda volta e in un batter d'occhio si ritrovò tra le braccia del suo amato in un pianto di commozione ininterrotto.

Ancora non credeva di essere in vacanza, da ormai una settimana, con la sua ragazza. Provava una insolita sensazione quando arrivava la sera e non doveva trasformarsi in Chat Noir per il regolare giro di pattuglia insieme a Ladybug. Eppure si sentiva tremendamente felice di poter trascorrere quei giorni lontano dalle preoccupazioni, potendosi rilassare sulla spiaggia o fare una passeggiata sul lungomare o per i negozietti della cittadina, permettendo anche ai due kwami di godere del meritato riposo.
Mentre sedeva su una panchina fuori dall'hotel, diede un'occhiata al taschino della camicia, roteando gli occhi a quel riflesso incondizionato, ricordandosi solo in quel momento che da quando erano partiti Plagg se ne stava beatamente adagiato nella borsetta di Marinette insieme a Tikki.
Controllò quindi lo smartphone: la ragazza lo avrebbe raggiunto a breve.
Era sceso prima di lei, dopo cena, con la scusa di aspettarla fuori mentre parlava al telefono con suo padre ed approfittandone invece per tornare in quel negozietto di accessori che avevano visitato due giorni prima.
Nel momento in cui si alzava per verificare che il suo acquisto fosse ancora al sicuro all'interno della tasca del bermuda di jeans, il suo sguardo si posò istintivamente sulla figura femminile che si stava pian piano avvicinando a lui, lasciandolo a bocca aperta, mentre tentava di tenere a bada i propri ormoni: Marinette avanzava su un paio di sandali neri con tacco legati alle caviglie con un nastro di raso nero, le gambe toniche ed abbronzate scoperte per quasi la totalità, indossando un paio di shorts di velluto nero con ricami e bottoni oro, una blusa di seta bianca, le cui maniche lunghe in chiffon sempre bianco lasciavano intravedere le braccia sottili, i capelli lunghi erano legati in una treccia morbida.
La sua metà di gioiello al polso tintinnava ad ogni passo e in bella mostra la collana di cristalli neri che le aveva regalato al suo diciottesimo compleanno.
Portava con sé una borsetta a tracolla in raso nero con la chiusura a bottone oro.
Deglutì a quella visione, cercando di comprendere come avesse fatto quella settimana a contenere il forte desiderio di andare oltre, e sorrise.
«mi lasci senza fiato, Milady»
Le disse non appena gli fu davanti, facendola arrossire un po', ricevendo in seguito un bacio sulle labbra.
«davvero ti piace? L'ho cucito prima di partire»
«sei stata bravissima e ti confesso che vestita così..»
La attirò a sé con una mano dietro la schiena ed un ghigno furbo, per poi sussurrare al suo orecchio
«sei tremendamente irresistibile.. Devo star attento che il mio istinto felino non prenda il sopravvento, stasera»
Le lasciò un delicato bacio sul collo e si staccò un po' da lei con un sorrisetto soddisfatto dovuto al rossore della giovane, che subito lo riprese con un buffetto sul braccio
«fai il bravo, micetto»
Era sempre divertente vederla così impacciata
«sai bene che sei tu a provocarmi, devi solo imparare ad ammetterlo. In ogni caso so bene che non è ancora momento, per te»
Le diede un bacio sulla fronte e la prese per mano, per poi iniziare a camminare insieme verso la destinazione della serata
«sei pronta a ballare, principessa?»
«non vedo l'ora, micetto»

Era ormai tarda sera a Parigi, quando il telefono di Jérome Chaval squillò insistentemente finché l'uomo rispose.
«abbiamo il documento, signore»
Un ghigno comparve sul suo volto, mentre rimaneva affacciato alla finestra del suo studio
«ottimo»
Rispose con tono compiaciuto
«cosa dobbiamo farne dell'uomo?»
«è cosciente? Ferito?»
Chiese, per capire la situazione, non avendo bene in mente come i due uomini ingaggiati agissero.
Per quanto all'uomo per cui lavorava non importasse minimamente della sorte delle vituime, Chaval non era tipo da voler certi pesi sua coscienza.
La risposta fu anticipata da una risatina
«credo proprio che non ricorderà nulla di quel che è successo e dormirà ancora per un bel po'. E non si preoccupi, non ha alcun segno che farà capire ad altri che è stato aggredito»
Jérome tirò un silenzioso sospiro di sollievo
«benissimo. E.. »
L'uomo dall'altro capo del telefono lo anticipò quasi infastidito
«siamo professionisti, signore. La casa è come immacolata»
Era pienamente soddisfatto
«ottimo lavoro, signori, ottimo lavoro»

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