Capitolo 23

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«credete di potermi fermare così facilmente?»
Johnson rise, approfittando del momento di distrazione di Chat Noir per divincolarsi dalla sua stretta, scaraventandolo dall'altra parte della scrivania, provocandogli un ringhio di dolore dopo avergli fatto sbattere malamente il fianco sullo spigolo della stessa.
«Chat!»
Ladybug si assicurò che il collega mascherato stesse bene, dopo che si fu affrettata ad usare il proprio corpo come scudo a protezione dell'amica, ancora sotto shock, evitando che fosse di nuovo preda di quella mente contorta.
«non lascerò che ti avvicini di nuovo a lei!»
Esclamò imperiosa
«Cosa hai intenzione di fare!?»
Domandò subito dopo, incrociando lo sguardo sicuro di Johnson, che si scostò rapidamente, evitando di essere braccato una seconda volta da Chat Noir, ripresosi dal colpo subìto.
«non ci casco un'altra volta, ragazzino!»
Lo avvertì, riportando poi l'attenzione sull'eroina in rosso.
«non voglio combattere. Ma per raggiungere il mio scopo devo eliminare chi mi intralcia»
Si avvicinò a Chat Noir, lo sguardo fisso su di lui, la mano destra protratta in avanti e completamente aperta che si avvicinava alla sua testa bionda, l'occhio di vetro che iniziava a brillare.
«inizierò con te, gatto fastidioso!»
Chat Noir tentò di muoversi, ma i suoi occhi erano come incantati da quella luce ed il suo corpo non rispondeva agli impulsi di pericolo che il cervello inviava.
Digrignò forte i denti, sperando di poter lottare almeno mentalmente con quella forza invisibile che lo stava pian piano schiacciando.
Evitando il peggio, lo yo-yo di Ladybug avvolse ancora una volta la mano di Johnson, la cui direzione fu deviata velocemente.

In quel frangente la giovane eroina aveva fatto uscire Alya dalla stanza, in modo che potesse mettersi in salvo, fuori da quell'edificio e lontano dal produttore pubblicitario.
«l'hai fatta fuggire, ragazzina!»
La sgridò lui, quando ebbe notato l'assenza della neo giornalista, distogliendo l'attenzione da Chat Noir, ancora inebetito da ciò che gli era appena capitato.
Il ragazzo riconosceva una sorta di confusione mentale, quasi un mancamento, che l'aveva reso instabile nei movimenti e nell'equilibrio.
Per un ristretto lasso di tempo non aveva avuto il controllo del proprio corpo e quell'uomo ne era stato responsabile, solo con la forza della propria mente?!
Gli era bastato così poco?
Che ci fosse davvero di mezzo il potere di un'akuma?
Eppure la spilla era stata riconsegnata, era al sicuro, ora..
E se fosse...?
Era ben conscio, il gatto nero, di non poter utilizzare ancora la propria forza per intervenire, ma doveva proteggere Ladybug: cosa avrebbe potuto fare?
Non poteva lasciarla sola: avrebbe certamente avuto la sua stessa sorte e chissà cos'altro avesse in mente Johnson!
Doveva salvarla ancor prima di saperla in guai seri.
Un doloroso formicolio iniziò a diffondersi lungo tutto il braccio sinistro ed un calore insolito si propagò pian piano dal petto.
Chat Noir era concentrato sulla sua unica preoccupazione, ma appena percepì quelle nuove sensazioni fisiche si sorprese: cosa gli stava succedendo?

«cosa vuoi, Johnson!»
Gridò in quel momento Ladybug contro il proprio antagonista, guardandolo con risentimento: insomma, qual era il suo reale obiettivo?
Un sorriso gelido comparve sul volto di quello che fino a poco prima era stato agli occhi di tutti uno stimato uomo d'affari, per poi tramutarsi in una preoccupante risata.
«mia cara! È te che voglio! Il tuo potere è essenziale per essere finalmente libero!»
Esclamò a gran voce allargando le braccia e mantenendo un sorriso enorme in viso, per poi tendere le mani ed iniziare ad avanzare verso di lei.
Ladybug assunse immediatamente una posizione di difesa, preparandosi a qualsiasi genere di attacco, che però non arrivò.
Johnson fece gli ultimi due passi per ritrovarsi precisamente di fronte alla ragazza in calzamaglia rossa, che fece scivolare le braccia lungo i propri fianchi quando vide la sua mano aprirsi davanti ai suoi occhi.
Il panico s'impadronì della giovane eroina, il cui corpo iniziò ad irrigidirsi.
Com'era possibile?
Davvero Johnson stava per controllare anche lei?

«lasciala stare!»
Un ringhio riecheggiò nello studio giornalistico, seguito dall'urlo di dolore dell'uomo che si coprì istintivamente l'occhio di vetro ormai lacerato, interrompendo immediatamente quel bagliore incantatore e facendo accasciare Johnson a terra.
Chat Noir si frappose tra lui e Ladybug, ancora in stato confusionale, e lo guardava con una tale rabbia, pronta a scatenarsi del tutto, ma non appena Johnson fu in grado di riaprire l'occhio sano ed alzare la testa, nonostante fosse ancora particolarmente sofferente, trovò dinnanzi a sé la mano dell'eroe in nero pronta a liberare il cataclisma.
«potrei dissolverti in meno di un secondo»
Lo avvertì il ragazzo gatto, che sapeva molto bene di non aver invocato il solito cataclisma: percepiva con ogni millimetro del proprio corpo che quell'energia era di gran lunga più potente, poiché generata dalla paura per la propria amata, ancora di più dell'ultima volta.
Il colore di quella forza era nero, come sempre, ma aveva delle venature rosse, che davano l'idea di piccole scariche elettriche.
Johnson, dopo un primo momento di terrore, riprese il controllo del proprio animo e incrociò sicuro gli occhi con il biondo.
«davvero vuoi avermi sulla coscienza per il resto della tua vita? Non vorresti un futuro felice, con lei?»
Ribatté calmo.
Gli occhi di Chat Noir si spalancarono ed il giovane vacillò.
L'istinto aveva prevalso e veramente era disposto a correre questo rischio?
Non c'era altra scelta?
Strinse forte a pugno la mano del cataclisma e si voltò in direzione di Ladybug, seduta malamente a terra, che si teneva la testa, mentre ai riprendeva da quel trauma momentaneo.

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