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"Come sarebbe a dire 'ad uscire di qui'? Ti sei bevuto il cervello?"

"Oh, Iwa-chan, ci risiamo, ancora quella totale mancanza di fede! Andrà tutto bene, dovrai solo seguire le mie istruzioni. In un batter d'occhio saremo fuori di qui!"

"Lo sai meglio di me che non lasciano uscire i pazienti da soli"

"E chi ha detto che sarai solo?"

"Che vuol dire sarai? Hai intenzione di rimanere qui e mandarmi in giro con Gladis?"

"Oh no, Iwa-chan, io ci sarò. Soltanto, non è quello che penseranno alla reception"

"Spiegati meglio"

"Tu seguimi. Andiamo in camera tua e ti spiego tutto"

"In camera mia?"

"Sì, in camera tua. Sei diventato sordo, Iwa-chan?"

Dovetti ammettere che il piano era brillante. Una vera e propria follia, del genere che solo lui sarebbe riuscito a pensare. Dentro la borsa di Oikawa c'erano, nell'ordine: una corda, un rossetto, un cappello di paglia intrecciata, un paio di occhiali da sole rosa, un cappotto invernale nero, un paio di tacchi a spillo rossi e una mazzetta di banconote. Mi avviai verso l'ingresso, pronto a svolgere la mia parte.

"Posso aiutarti, Hajime?" mi chiese la ragazza alla reception.

"Sì, Martha. Ecco sai domani compirò gli anni e...."

"Oh tanti auguri, allora!" mi interruppe lei.

"Oh, grazie, ma ecco vengo al punto...mi sarebbe tanto piaciuto avere una torta o un dolce da mangiare con qualche amico, ma so che non mi è possibile uscire da solo...così ho pensato, sarebbe possibile farmi uscire se mi accompagnasse qualcuno?"

"Beh dipende da chi...il personale è sempre molto impegnato, ma volendo posso prestarti il telefono per sentire se tua madre è disposta a..."

"Grazie mille, era esattamente la persona a cui stavo pensando!"

Presi il telefono e finsi di digitare il numero di mia madre. Recitai la mia parte come da programma, poi mi avvicinai nuovamente alla scrivania per restituire il cellulare.

"Grazie dell'aiuto, mia madre sarà qui a momenti!"

"Non c'è di che!" mi rispose lei con un sorriso.

"Oh che sbadato, mi sono appena accorto di aver dimenticato di non aver chiuso la finestra della mia camera! Sarà meglio che vada a chiuderla, altrimenti quando tornerò ci sarà un caldo infernale!"

"Ma certo, vai pure"

"Torno immediatamente"

Mi avviai di corsa sul per le scale e aprii la porta. Oikawa era appoggiato al davanzale, il borsone in spalla. Gli feci un cenno affermativo con testa e lui si calò giù con la corda. Toccata terra mi rilanciò corda e borsone, e io chiusi la finestra.

Dieci minuti più tardi, un'alta ed elegante signora attraversò a piedi il parcheggio del centro, camminando lentamente sui suoi tacchi a spillo rosso fuoco. Indossava un lungo cappotto nero, un paio di enormi occhiali da sole e un cappello estivo giallo paglia.

"Ecco mia madre!" esclamai, rivolto a Martha.

"Oh allora vai pure! Che strano, me la ricordavo diversa tua madre...e poi non ha caldo con quel cappotto?"

"È sempre stata una donna freddolosa" dissi con un'alzata di spalle.

Spinsi la porta girevole e uscii all'esterno. Davanti a me Oikawa, traballante sui tacchi a spillo, salutò con la mano Martha e poi stese in avanti le braccia come a volermi abbracciare. Calatosi perfettamente nella parte, si avvicinò correndo, cercando di mantenere l'equilibrio meglio che poteva.

portami a casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora