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Il resto della notte lo passai in bianco, incapace di chiudere occhio senza che le immagini di quella serata non mi scorressero senza sosta davanti agli occhi. Sentivo come se il mio corpo stesse galleggiando in una enorme distesa di acqua calma. Ero in mare aperto, ma non avevo paura di affogare.

Oikawa mi aveva spezzato in due parti; una era governata dalla ragione, ed era quella che mi faceva tremare al pensiero di ciò che sarebbe successo dopo. Cosa ci saremmo detti la mattina seguente, guardandoci? Ci saremmo detti qualcosa? Oikawa si sarebbe seduto al nostro tavolo? Mi ero spinto troppo oltre? Avevo rovinato il nostro rapporto con quella mossa avventata? Il solo pensiero di non rivolgere più la parola ad Oikawa mi terrorizzava e mi faceva mancare il fiato.

La seconda parte era invece quella guidata dal cuore. Quella parte di me non riusciva a smettere di pensare a lui. I suoi capelli, i suoi occhi, il suo naso, la sua bocca... il suo collo bollente al tatto, la sua pelle liscia che si intravedeva dalla scollatura della sua maglia...

Mi massaggiai le tempie lentamente, come per cacciare quei pensieri e distogliere la mia mente da quelle domande. Dopo ore riuscii a prendere sonno, ma la mia notte fu delle più travagliate. Sognai di osservare il cielo e vedere una stella cometa. Nel sogno desideravo di restare per sempre con Oikawa, ma quando mi voltavo lui era sparito, senza lasciare tracce.

Seduta al nostro tavolo, la mattina seguente, sentivo le mie mani tremare senza sosta. Oikawa ancora non si vedeva, e mi sentivo come intrappolato in un incubo che stava lentamente diventando realtà. Dov'era in quel momento? Cosa stava pensando? Si era già deciso a non parlarmi più?

E poi lo vidi.

Oikawa stava varcando proprio in quel momento la porta della sala mensa, lo sguardo diretto verso il nostro tavolo. Distolsi lo sguardo, incapace di guardarlo negli occhi. Mano a mano che lo sentivo avvicinarsi, il mio battito cardiaco aumentava, tanto che temetti che il cuore mi potesse scoppiare da un momento all'altro. Oikawa arrivò a destinazione e si sedette di fronte a me. Terrorizzato e rassegnato, come un condannato a morte che va verso il patibolo, alzai lo sguardo fino ad incontrare il suo.

Oikawa, neanche a dirlo, sorrideva.

"Buongiorno Iwa-chan" mi salutò con un sorrisetto malizioso.

Sembrava che tutte le mie preoccupazioni non lo avessero sfiorato nemmeno lontanamente. Era sereno e rilassato, stato d'animo totalmente in contrasto con il leggero tremore che ancora insisteva sulle mie mani.

"Buongiorno" dissi, riabbassando subito il mio sguardo.

"Iwa-chan?" disse lui dopo un momento di silenzio carico di tensione.

"Sì?" borbottai titubante.

"C'è... qualcosa che non va?"

Rimasi in silenzio, mordendomi il labbro fino a farlo sanguinare. Il tremore delle mie mani non accennava a diminuire. Lo sguardo attento di Oikawa lo notò, ed intuì cosa mi preoccupava. Sentii la sua mano posarsi sulle mie, fermandole. Alzai nuovamente lo sguardo.

"Calmati"

Non risposi, continuando a guardarlo.

"Iwa-chan... devo chiedertelo. Ti sei per caso... pentito di avermi baciato?"

Mi mancò il respiro. Come riusciva, in una situazione come quella, ad essere così naturalmente calmo?

Non avevo idea di cosa dirgli. Mi ero pentito di quel gesto? Avrei dovuto rispondere di sì e sperare che tutto tornasse come prima? Ma come avrei fatto a sopportare ogni giorno quella distanza che c'era tra noi in momenti come quello e che avrei voluto annullare? No, non potevo sopportare di nascondermi. Non di nuovo.

portami a casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora