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Quando la mattina seguente mi svegliai, trovai Oikawa ancora addormentato, le sue braccia strette al mio petto. Mentre una parte della mia mente ripercorreva i ricordi della notte prima, l'altra si concentrò a guardare il suo viso addormentato. Avevo osservato Oikawa dormire soltanto un'altra volta, quando lo avevo assistito dopo che le infermiere lo avevano imbottito di medicinali. Ora, l'espressione sul suo volto era diversa. Era totalmente rilassato, l'immagine della calma e della serenità. Pensai che avrei voluto svegliarmi così ogni mattina. In quel momento Oikawa aprì gli occhi, e non appena mi vide, il suo viso e i suoi occhi furono illuminati da un sorriso.

"Buongiorno" gli sussurrai all'orecchio.

Oikawa si appoggiò sul suo gomito destro, mantenendo l'altro braccio a contatto con la mia pelle, e si avvicinò al mio viso per un bacio veloce. Non ne aveva ancora avuto abbastanza? No, mi risposi, e nemmeno io. Pensai che quello fosse davvero il paradiso.

Quando ci separammo, Oikawa appoggiò il capo sul mio petto e rimase immobile per un bel po'. Nonostante fossimo entrambi al settimo cielo, iniziava già ad incombere su di noi la nuvola della separazione, che nonostante tutto non si era mai allontanata della nostre teste. Nessuno di noi, però, era intenzionato a ricordarlo all'altro; forse, se non avessimo detto nulla, ci saremmo riaddormentati per svegliarci il giorno della partenza di Oikawa. Fu proprio lui però, alla fine, a parlare, perché nonostante la cosa lo distruggesse, era realmente felice del fatto che io potessi lasciare il centro una volta per tutte.

"É tardi, Iwa-chan. Forse dovrei lasciarti preparare..." disse.

Avevo a lungo saputo che quel momento sarebbe arrivato, ma nonostante ciò la sue parole mi sprofondarono nel petto come una lama fredda e affilata. Percependo come mi sentivo, Oikawa si strinse ulteriormente a me, ma poi rialzò la testa di scatto, volse lo sguardo all'orologio sul comodino e, riposati gli occhi su di me, parlò con il suo abituale tono allegro e scherzoso, consapevole che fosse l'unico modo di risollevare il mio umore.

"Fa come desideri, Iwa-chan, ma tieni conto che sono già le undici passate, e che tra molto poco, probabilmente, un'infermiera busserà alla tua porta. A quel punto dovrai essere in grado di spiegare cosa ci faccio io, Tooru Oikawa, nudo sul tuo letto, e non penso che la cosa lasci spazio a molte spiegazioni..."

Le sue parole riuscirono a strapparmi un sorriso, che tuttavia svanì all'istante quando sentii un rumore di nocche sulla porta, seguito da una voce di donna che chiedeva se fossi sveglio. Strabuzzai gli occhi e con il palmo della mano tappai la bocca ad Oikawa, che faticava per non scoppiare a ridere e i cui occhi dicevano: te l'avevo detto.

Riuscii a balbettare un 'arrivo subito' poco convinto, poi, alla velocità della luce, mi infilai una maglietta e un paio di boxer e infine uscii dalla camera facendo attenzione a non lasciar intravedere nulla di ciò che vi era all'interno. Davanti a me c'era Martha, la ragazza della reception. Si vedeva che era molto emozionata.

"Sei pronto? Oggi è il gran giorno!" mi disse allegra. Mi sforzai di sorridere.

"Eh sì, sono molto emozionato...mi preparo in un batter d'occhio, poi scendo subito di sotto così..."

In quel momento la porta della mia camera iniziò ad aprirsi lentamente e da uno spiraglio spuntò nientemeno che Oikawa, con indosso il mio pigiama e un finto sguardo assonnato negli occhi.

"Hajime...?" disse con voce stanca, accompagnando la sua battuta ad uno sbadiglio.

"O-Oikawa?" Esclamò Martha stupita. Non potevo biasimarla. Rifilai ad Oikawa un'occhiataccia.

"Oh, buongiorno...Martha? Stanotte ho dormito in camera di Iwaizumi, perché visto che era l'ultimo giorno che ci vedevamo..." si fermò un secondo.

portami a casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora