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"Alle sette e cinquantanove minuti voglio che vai al ripostiglio al piano terra"

"Alle sette e cinquantanove?"

"Hai un orologio apposta, o sbaglio? Ora stammi a sentire. Aspetterai nel ripostiglio per un minuto esatto, poi tornerai in camera tua, intesi?"

"Intesi"

Ricordavo bene quella conversazione, ma ancora, in piedi nel ripostiglio da ormai trenta secondi, immobile, e vestito di tutto punto con la camicia che Oikawa mi aveva regalato, non riuscivo a capire cosa il mio ragazzo avesse in mente per quella sera. Mentre aspettavo, iniziai a pensare. Quella era la mia ultima notte al centro. Cosa avrei fatto fuori da lì, senza Oikawa al mio fianco? Quanto avrei dovuto aspettare? Stavo facendo un errore? I tre giorni dopo l'arrivo della lettera erano volati, con Oikawa sempre indaffarato con i suoi preparativi ma determinato a non lasciarmi solo un attimo. Aveva fatto tutto la notte, lo avevo capito per due motivi: innanzi tutto le profonde occhiaie che notai crescere sotto i suoi occhi giorno per giorno, poi per i passi silenziosi, chiaramente suoi, che una notte sentii scendere le scale verso il piano terra. Guardai le lancette muoversi sul mio polso. L'orologio che Oikawa mi aveva portato era piuttosto grande e probabilmente anche molto costoso, un oggetto che spiccava immediatamente per eleganza. Mancavano solo pochi secondi ed...ecco! Le otto in punto. Mi voltai impaziente e mi avviai con passo svelto verso la mia camera.

Camminavo più rapidamente del solito; i miei piedi quasi non toccavano terra fra un passo e l'altro tanto desideravo scoprire che cosa Oikawa avesse preparato per me. Superai l'infermeria e la lavanderia, e finalmente stavo per giungere all'ingresso, quando all'improvviso sentii un rumore: era il suono di una porta che si apriva e proveniva dalla mia sinistra. Non feci nemmeno in tempo a voltarmi che percepii una mano stringersi intorno al mio braccio e tirarmi con forza verso il luogo da dove avevo sentito la porta aprirsi. Fu un attimo: prima camminavo lungo il corridoio, un istante dopo mi trovavo dentro la stanza con gli armadietti. Qualcosa però era cambiato. Il centro della stanza, solitamente vuoto, ora era occupato da un piccolo tavolo quadrato e perfettamente apparecchiato. Di fianco ad esso stava un carrello da ristorante, nel quale riconobbi quello usato quotidianamente dalla mensa del centro. Sopra ad esso c'era un vassoio argentato coperto da una cloche e al di sotto un secchiello pieno di ghiaccio con un canovaccio bianco. Senza parole mi avvicinai, e scoprii presto che la tovaglia che ricopriva il tavolo non era altro che un lenzuolo bianco, e che tutto quanto, posate, piatti e bicchieri, faceva parte del servizio del centro.

"Il luogo nel quale ci siamo incontrati" sentii la voce di Oikawa, quasi tremante dall'emozione; poi le sue braccia mi circondarono da dietro, lentamente.

"Sorpresa" disse timidamente.

Mi voltai, senza spostare le sue braccia dalla mie spalle, e lo guardai. Anche lui logicamente indossava la sua camicia, identica alla mia se non per il colore del tessuto.

Ero senza parole, non avevo idea di cosa dire. Provavo in quel momento l'emozione più forte che avesse mai attraversato il mio corpo, e quell'emozione era tutta per lui.

"Sei meraviglioso" sussurrai.

Per la prima volta da quando ci eravamo incontrati, in quella stessa stanza, vidi Oikawa arrossire, mentre i suoi occhi si spalancavano, rivelando un leggero luccichio, e la sua bocca si apriva in un leggero sorriso. Oikawa appoggiò la sua fronte alla mia e sospirò, chiudendo gli occhi.

"Mi ero ripromesso di non piangere come un bambino, Iwa-chan, ma mi stai rendendo le cose difficili."

In quel momento i nostri ruoli si invertirono. Prima di allora le braccia di Oikawa erano state il mio rifugio sicuro, un luogo nel quale calmarmi e smettere di pensare. Ma in quell'istante sentii che anche le mie braccia avrebbero potuto offrire a lui lo stesso conforto; così le feci salire oltre le sue spalle e allacciai le mani dietro la sua nuca. Il resto venne da sé: fu Oikawa stesso a gettarsi verso di me, e per un lungo tempo non sentii altro che il battito del suo cuore sopra il mio petto.

portami a casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora